ALESSANDRO ALVIANI, La Stampa 21/8/2010, pagina 15, 21 agosto 2010
Berlino sempre sexy ma non più povera - Il sindaco di Berlino Klaus Wowereit dovrà farsi venire in mente un nuovo slogan
Berlino sempre sexy ma non più povera - Il sindaco di Berlino Klaus Wowereit dovrà farsi venire in mente un nuovo slogan. «Arm, aber sexy», «povera ma sexy», il fortunato motto da lui coniato nel lontano 2003 e diventato da allora l’inconfondibile marchio della capitale tedesca, non funziona più. Se n’era già accorto quattro anni fa il giudice della Corte costituzionale Winfried Hassemer, il quale, respingendo la richiesta di nuovi aiuti pubblici per le disastrate casse della città-Stato, aveva spiegato che «forse Berlino è così sexy proprio perché non è poi tanto povera». Ora l’ha confermato l’istituto economico DIW in uno studio destinato a mandare in soffitta non pochi luoghi comuni: Berlino non solo cresce, ma lo fa più velocemente di tutti gli altri Länder tedeschi. Tra il 2004 e il 2009 l’economia locale ha fatto segnare un incremento medio annuo dell’1,7%, contro lo 0,5% nel resto della Germania. Certo, lo scarto rispetto alle altri grandi città tedesche resta notevole: il valore aggiunto lordo realizzato a Berlino è la metà di quello prodotto ad Amburgo. Eppure la svolta è chiara: «Dopo dieci anni di contrazione economica, Berlino è riuscita a invertire la tendenza» e «oggi sembra essersi lasciata alle spalle il periodo più difficile», annuncia l’autore dello studio, il ricercatore del DIW Karl Brenke: «Quando l’ho scoperto, sono rimasto sorpreso anch’io». Finora Berlino era abituata a ben altri primati: è il Land più indebitato, con un buco che a fine anno toccherà il valore record di 63,5 miliardi di euro, quello col più alto tasso di disoccupazione (quasi il 14%) e quello in cui il rischio di scendere sotto la soglia di povertà è più elevato. Eppure, proprio mentre i berlinesi si lamentavano della propria condizione di eterni ultimi della classe, la trasformazione strutturale iniziata dopo la caduta del Muro iniziava a dare i suoi frutti. È il caso, ad esempio, dell’industria, che oggi ricopre un ruolo marginale. Con la divisione della Germania e la successiva riunificazione, il tessuto imprenditoriale di quella che fino agli Anni 20 era la più grande città industriale d’Europa si è assottigliato drammaticamente. Le (poche) aziende rimaste, però, oggi sono attive in settori rivolti al futuro, come l’energia solare e l’ingegneria biomedica. È anche per questo che Berlino ha risentito meno delle altre regioni tedesche della crisi: qui i comparti più colpiti dalla recessione, dall’automobile alla fabbricazione di macchinari, giocano un ruolo secondario. A trainare la crescita sono stati piuttosto i servizi, la carta su cui la capitale tedesca ha puntato tutto. Il settore farmaceutico e dell’istruzione, i servizi al settore pubblico e privato (come l’assistenza agli anziani non autosufficienti) e i servizi alle imprese (dalla pubblicità alla consulenza aziendale) hanno conosciuto un aumento superiore alla media. E, complice anche il basso livello dei prezzi, il turismo sta attraversando da anni un vero e proprio boom, trascinandosi dietro altri settori, come i trasporti: quest’anno si conteranno 20 milioni di pernottamenti, una cifra mai raggiunta prima. Tra il 2005 e il 2009 a Berlino i posti di lavoro sono così cresciuti del 9% (contro una media nazionale del 3,5%), mentre l’industria dei creativi è esplosa: oggi un lavoratore su sette è un libero professionista, una percentuale ben al di sopra del resto del Paese. Il problema: i 140 mila nuovi posti sorti negli ultimi anni sono stati occupati da lavoratori altamente qualificati - ingegneri, informatici o architetti - arrivati da altre regioni tedesche. I disoccupati di Berlino, invece, sono rimasti al palo: troppo scarse le loro qualifiche professionali. C’è il rischio di una spaccatura del mercato del lavoro, avverte Karl Brenke, che consiglia di puntare di più sull’istruzione. Peccato che, secondo uno studio appena pubblicato, il sistema educativo della capitale sia il peggiore tra quelli dei 16 Länder tedeschi. Creatività Sette istituti superiori che offrono corsi per «fashion designer»; 430 gallerie d’arte; diecimila artisti; migliaia di architetti, musicisti, designer, creativi, organizzatori di eventi. Con i suoi prezzi bassi e l’abbondanza di loft, Berlino è un magnete per i giovani creativi e brillanti. Nella foto, la facciata di un negozio di biciclette.Turismo Nel 2009 hanno soggiornato a Berlino 8,3 milioni di turisti, di cui l’11% cento italiani (primo posto). Ad attirarli, l’abbondanza di musei (170 tra grandissimi e piccoli), il ricordo del Muro, le sale da concerto e i teatri, la «scena» della vita notturna, l’architettura contemporanea. Nella foto, la «casa delle mucche» a Prenzlauer Berg.