ALBERTO SIMONI, La Stampa 21/8/2010, pagina 12, 21 agosto 2010
Russia e America litigano sul “mercante di morte” - Un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti con la prospettiva di trascorrere il resto della vita dietro le sbarre di una prigione federale
Russia e America litigano sul “mercante di morte” - Un biglietto di sola andata per gli Stati Uniti con la prospettiva di trascorrere il resto della vita dietro le sbarre di una prigione federale. È questo il destino che attende Viktor Bout, il «mercante della morte», trafficante d’armi russo fra i più potenti al mondo alla cui vicenda è ispirato il film con Nicholas Cage dal titolo «Il signore della guerra». Rovesciando il verdetto di un anno fa, una corte d’appello thailandese ha dato il via libera all’estradizione di Bout. «Estremamente soddisfatti» sono gli americani, secondo una nota diffusa dal dipartimento della Giustizia. Mentre la reazione di Mosca è di tutt’altro segno, con il ministro degli Esteri Sergej Lavrov che ha parlato di «estradizione illegale» e ha promesso battaglia: «Faremo di tutto per ottenere il ritorno di Bout in patria». Sono due anni che Washington preme per poter processare il «mercante d’armi» a cui ha dato per anni la caccia. Bout fu catturato in Thailandia nel 2008 con una trappola tesagli da un team congiunto di thailandesi e americani. Degli agenti si finsero emissari del gruppo armato colombiano delle Farc. Strinsero accordi con Bout il quale promise di poter fornire ai guerriglieri 800 missili terra-aria, 5000 fucili Ak-47, esplosivo C4, oltre che proiettili, mine e persino dei droni. Il lavoro sotto copertura finì con un blitz che portò Bout in cella. Il primo processo si risolse con il «no» all’estradizione. Il tribunale infatti rubricò la vicenda come «politica» aggiungendo che la Thailandia - al contrario degli Stati Uniti - non considera le Farc un’organizzazione terroristica. La sentenza di ieri invece considera il caso come «criminale». Così negli Stati Uniti Bout - che si è sempre dichiarato un uomo d’affari esperto in logistica - sarà processato per quattro capi d’imputazione fra cui terrorismo e riciclaggio di denaro. Una lista che potrebbe costare l’ergastolo al «mercante di morte», sfuggito più volte alla cattura. Che sia solo una vicenda criminale, non lo crede la moglie, che ha accusato le autorità di Bangkok di essere succube di Washington: «È la decisione meno chiara, poiché in primo grado era stato detto che si trattava di un caso politico». E in fondo potrebbe diventarlo vista la reazione perentoria di Mosca che ha convocato l’ambasciatore thailandese Chalermpol Thanchitt. Per la Russia «è un verdetto politicamente motivato» visto che l’assoluzione del 2009 avvenne per «mancanza di prove». Quelle che invece gli statunitensi dicono di avere. Secondo i procuratori Usa fra i clienti di Bout c’erano l’ex dittatore della Liberia Charles Taylor e il libico Gheddafi. I tentacoli del trafficante russo si sarebbero estesi in Afghanistan, Angola, Congo, Ruanda, Sierra Leone e Sudan.