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 2010  agosto 21 Sabato calendario

Artemisia Gentileschi: poco caravaggesca ma molto femmina - Artemisia Gentileschi: cara­vaggesca o no? A quattro­cento anni dalla morte di Caravaggio sulla scena non c’è solo lui, ma ci sono anche i suoi seguaci riesumati in rassegne e libri

Artemisia Gentileschi: poco caravaggesca ma molto femmina - Artemisia Gentileschi: cara­vaggesca o no? A quattro­cento anni dalla morte di Caravaggio sulla scena non c’è solo lui, ma ci sono anche i suoi seguaci riesumati in rassegne e libri. Così capita che l’intrigante e brava pittrice Artemisia Gentile­schi, nata a Roma l’8 luglio 1593 e morta a Napoli probabilmente nel 1653, ricompaia nel mirino degli studiosi. Mentre è protagonista di una sezione monografica nella mo­stra dedicata a «Caravaggio e cara­vaggeschi » a Firenze, esce un mas­siccio volume in due tomi, I cara­vaggeschi. Percorsi e protagonisti (Skira, pagg. 1008, euro 350), in cui un articolo di Judith W. Mann, dedi­cato ad Artemisia, attenua e mette in dubbio il suo caravaggismo. Giu­sto, sbagliato? Il fatto è comunque di rilievo perché per la prima volta si tende a staccare la pittrice dalla costola di Caravaggio. Del resto, Artemisia, riscoperta da Roberto Longhi nel 1916, prota­gonista poi del romanzo del 1947 di Anna Banti, è stata studiata nei mi­nimi particolari nelle sue vicende di donna, ma come artista ha ancora aspetti problematici, sebbene ab­bia all’attivo ottime monografie (R. Ward Bissel,Mary D.Garrard)e im­portanti mostre. È stata infatti la ec­cezionale figura di donna-artista che, in tempi in cui le donne poteva­no aspir­are al massimo al matrimo­nio o al convento, riesce a superare l’infamia di uno stupro e a imporsi come una delle figure più affasci­nanti del suo tempo. A dare un forte impulso è stato il ritrovamento di numerosi documenti, tra cui gli atti del processo per stupro intentato da Orazio Gentileschi contro Ago­stino Tassi per la violenza sulla fi­glia. L’attraente Artemisia infatti, frequentatrice dell’ambiguo entou­rage paterno, era stata violentata il 6 maggio 1611 dal pittore, collega del padre. Grande artista e forte donna, vis­suta nella Roma di primo Seicento, nei vicoli del malfamato quartiere degli artisti, tra via Margutta e via di Ripetta, e poi a Firenze, di nuovo Ro­ma, Venezia e Napoli, era stata for­mata alla pittura dal padre Orazio, un toscano trasferito a Roma. Esor­disce giovanissima, nel 1610, fir­mando un quadro straordinario, la Susanna e i vecchioni . Dipinge tal­mente bene che i suoi dipinti si con­fondono con quelli del padre. Un padre possessivo, che la relega in ca­sa. Ma Artemisia conosceva le ope­re pubbliche di Caravaggio e forse lo aveva anche intravisto, conside­rata la stretta frequentazione tra Orazio e il Merisi negli anni 1601-1603. La violenza e il sangue che popo­lano i dipinti di Artemisia, l’energia con cui le sue Giuditte ed eroine va­rie­spaccano la testa ai loro molesta­tori, non solo hanno affascinato le femministe, che vi hanno indivi­duato riflessi autobiografici, ma hanno permesso di inserire la pittri­c­e nella selva dei seguaci di Caravag­gio. Adesso Judith W. Mann sostie­ne però che di Caravaggio c’è davve­ro poco nell’opera della Gentile­schi e che l’iniziale caravaggismo è quello che Artemisia filtra dal pa­dre. Anzi, nella Giuditta decapita O­l­ferne del Museo di Capodimonte di Napoli, del 1612-1613, la pittrice si opporrebbe addirittura a Caravag­gio creando un quadro di azione e lasciando perdere la luce assorbita e riflessa del pittore lombardo. Le sue immagini? Terrene, aggressive, realiste, altro che quelle del Merisi.