Varie, 21 agosto 2010
APERTURA FOGLIO DEI FOGLI 23 AGOSTO 2010
Reduce dal peggior mondiale della storia azzurra, il calcio italiano si avvia ad iniziare il 79° campionato a girone unico (dal 1929/1930, il primo e l’ultimo sono stati vinti dall’Inter). Passato al Manchester City l’ex nerazzurro Mario Balotelli (vent’anni ad agosto), tra le poche star indigene non attempate (Inzaghi ha appena compiuto 37 anni, Del Piero ne farà 36 a novembre, Totti 34 a settembre) c’è il 28enne Antonio Cassano. A giudicare dall’opaca prestazione contro il Werder Brema nel preliminare di Champions League di mercoledì scorso, c’è poco da stare allegri. Roberto Beccantini: «Nessuno pretende che Cassano vinca le partite da solo: nel nostro campionato, qualche volta gli riesce, ma cos’è e quanto vale il nostro campionato, in assoluto, al netto dell’enfasi e delle strizzate d’occhio alle edicole?». [1]
Se in Italia non nascono più fenomeni, da qualche anno si è interrotto anche l’afflusso dall’estero. Lo “scudetto del mercato”, per dire, è andato al Genoa guidato da Enrico Preziosi, leader italiano dei giocattoli che «con oltre 50 milioni spesi per giocatori del calibro di Toni, Veloso e Rafinha» è «il nuovo re Mida del calcio italiano» (Teodoro Chiarelli). [2] Non c’è quindi da stupirsi che, dati aggiornati a venerdì, gli abbonamenti alle società di serie A siano in calo del 18%. Fulvio Bianchi: «Lo scorso anno gli abbonati erano stati 340.000: ora, a campagne concluse, la Lega di A stima di perderne 65-70.000. Vero che c’è anche la concorrenza tv, con la guerra degli sconti fra Sky e Mediaset Premium che contribuisce a svuotare gli stadi, brutti e pericolosi: ma la tessera del tifoso, novità di quest’anno, è stata gestita male dai club, che l’hanno subita come un’imposizione del Viminale, e solo ultimamente, e non tutti, cercano di venire incontro ai loro tifosi». [3]
«Non è ancora passato il messaggio che la tessera del tifoso è un servizio e non una schedatura», si difendono dal Ministero dell’Interno. Bianchi: «Chi non ha la tessera avrà grossi problemi soprattutto in trasferta (finendo magari mischiato con i tifosi avversari...) e il pericolo vero, spiegano dal Viminale, può arrivare soprattutto dai “cani sciolti”, ora che molti capi ultrà hanno perso potere (e business). Ci sono curve spaccate fra loro, fra chi ha in tasca la tessera e chi, per convinzione o per ideologia, l’ha sempre rifiutata. “Ma noi siamo pronti”, garantiscono dal Viminale. Non sarà comunque un’annata facile e i primi segnali, nelle amichevoli, lasciano poco tranquilli. Gli arbitri, assicura Marcello Nicchi, faranno comunque la loro parte: “Stroncando la violenza in campo, che porta ad altra violenza sugli spalti”». [3]
Il calo d’interesse dei tifosi si è naturalmente trasformato in un calo d’interesse degli sponsor. Il Sole 24 Ore: «Stando ai dati fin qui disponibili ed elaborati dal centro ricerche SportEconomy, il valore totale degli accordi firmati - alcune società non hanno ancora trovato lo sponsor - è di 57,7 milioni, decisamente inferiore (-23%) all’ammontare della scorsa stagione (75 milioni) e considerevolmente distante dalle cifre record della Premier League inglese che costa agli sponsor di maglia oltre 124 milioni di euro. Nel dettaglio, si va dai 12 milioni per Emirates sulla maglia del Milan, ai 9,2 milioni per Pirelli sulla maglia dell’Inter, agli 8 milioni da BetClic per la sola prima maglia della Juventus. Dopo Juventus, Inter e Milan, per valore segue il Napoli: il marchio dell’acqua Lete vale 5,5 milioni. Poco più dei 5 milioni del contratto di Wind/Infostrada per le maglie della Roma». [4]
Meno soldi dagli abbonamenti e meno soldi dagli sponsor potrebbero significare anche meno soldi per i calciatori, che sono impegnati nel rinnovo del contratto collettivo (scaduto). Per adesso le proposte della Lega di A (la confindustria del pallone) sono giudicate irricevibili. Oggi il presidente dell’Aic (Associazione italiana calciatori) Sergio Campana dovrebbe confermare lo stato di agitazione: la prima giornata di A partirà regolarmente, con gli anticipi di sabato, i match di domenica 29 e il posticipo di lunedì, ma il sindacato calciatori minaccia di fare saltare la seconda. Bianchi: «Si litiga anche sulle vacanze di Natale: i calciatori non vogliono giocare il giorno della Befana, possibile che il campionato finisca una settimana dopo, il 29 maggio». [5]
Per quanto riguarda i soldi, il problema è che la Lega vorrebbe ingaggi flessibili. Demetrio Albertini, vicepresidente della Figc che da ex calciatore ha un occhio di riguardo per i colleghi: «Siamo davanti a regole collettive da riscrivere che tutelino l’intera categoria di chi vuole giocare a calcio: finiamola di considerarli gente che guadagna tanto e che chiede le tutele di chi lavora in miniera. Non è così». E poi, entrando nel dettaglio: «Se si fissa un tetto minimo ed obbligatorio di ingaggio da garantire e, poi, il resto si lega ai risultati di squadra o personali, si può pensare all’intesa. La preoccupazione di chi lavora non è quella di avere lo stipendio a fine mese? Bisogna metterci d’accordo sulla cifra minima da assicurare a tutti, indistintamente». [6]
Venendo all’aspetto tecnico, se la disastrosa nazionale partita per il Sudafrica era una squadra “zero tituli” (nessuno dei 23 convocati di Lippi aveva vinto qualcosa nella passata stagione), lo stesso vale per gli allenatori delle 20 squadre di serie A: nessuno di loro ha mai vinto lo scudetto. Ed è molto probabile che le cose non cambino alla fine del campionato che sta per iniziare se l’Inter dovesse vincere, come pronosticato dalla stragrande maggioranza degli addetti ali lavori, il sesto scudetto consecutivo (quinto sul campo). L’ex allenatore José Mourinho, nel frattempo passato al Real Madrid, ha già insinuato che essendo la squadra pressoché immutata sarebbe comunque merito suo. Lo spagnolo Rafa Benitez, suo successore arrivato dal Liverpool (con cui non ha mai vinto la Premier League): «Se c’è qualcuno che vuole prendersi i meriti in caso di vittoria, è pronto anche a prendersi le colpe in caso di sconfitta?». [7]
La Roma, vicecampione d’Italia, da fine luglio è controllata da una “Newco” con quote attribuite al 51% a Rosella Sensi e al 49% a Unicredit. Simone Di Segni: «In realtà, nel momento in cui si concretizzerà l’interesse di un nuovo acquirente, la presidentessa cederà la sua parte, e con essa il trono della Roma, per soli 1000 euro. Nel mentre, farà da traghettatrice». [8] Stando così le cose, non ci si poteva aspettare chissà che dal mercato. Il colpo più importante è l’arrivo dal Brasile dell’ex interista Adriano. Giampiero Ventura, allenatore del Bari: «Bisogna vedere se Adriano è ancora Adriano, l’Imperatore. E bisogna vedere con quale spirito, con quale voglia, con quale rabbia Totti fa questo campionato. È chiaro che se fossero i due giocatori che conosciamo la Roma sarebbe forse la squadra più competitiva dopo l’Inter perché ai due va aggiunta una marea di altri giocatori da Menez a Vucinic che poche squadre hanno». [9]
Tra le grandi, la Roma è l’unica che ha confermato l’allenatore, Claudio Ranieri, che l’anno scorso condusse fin quasi al titolo una squadra che con in panchina Luciano Spalletti pareva allo sbando. Il Milan, terzo l’anno scorso, non ha fatto nessun acquisto in grado far sognare i tifosi (Yepes, Amelia, Papastathopoulos, Boateng). In casa rossonera la più grande novità è l’arrivo in panchina dell’ex cagliaritano Massimiliano Allegri: «Quella che inizia è una stagione importante per tutti: per me, che per la prima volta arrivo in una grande società, e per i giocatori, obbligati a dimostrare di essere all’altezza. Sento dire che il Milan è una squadra di vecchi: io invece trovo che ci sia il giusto mix fra uomini esperti e giovani». [10]
La Juve, reduce da una stagione tra le peggiori della sua storia, non ha cambiato solo l’allenatore, con l’arrivo dalla Sampdoria di Luigi Delneri, ma ha anche un nuovo direttore generale, Beppe Marotta, altro ex doriano, e un nuovo presidente, Andrea Agnelli. Nuovi anche molti giocatori. La formazione disegnata sabato dalla Stampa ne schierava addirittura 6: il portiere Storari (in porta fino al ritorno dell’infortunato Buffon), i difensori Bonucci e Motta, i centrocampisti Pepe, Aquilani e Krasic. Questa “formazione tipo” schierebbe ben 9 italiani, contando il naturalizzato Amauri, che potrebbero salire a dieci se Del Piero, in partenza riserva, riuscisse a togliere il posto al brasiliano Diego. José Altafini: «La staffetta può far bene più a Del Piero, consapevole del tempo che passa. Diego potrebbe patire le continue sostituzioni». [11]
Quanto alle outsider, detto di Genoa e Sampdoria, c’è grande ottimismo soprattutto al Sud. il Napoli si è rafforzato con l’arrivo dal Palermo dell’uruguaiano Edinson Cavani. Il patron Aurelio De Laurentiis: «Il problema nostro è che quest’anno, con l’ingresso in Europa League, dobbiamo giocare non solo la domenica, ma anche il giovedì». [12] Farà l’Europa Lague pure il Palermo di Maurizio Zamparini, che non pare però preoccupato: «Vedo un Palermo in netta crescita per la prossima stagione. Non voglio volare basso, vedendo le squadre che stanno allestendo Milan e Juve punto al secondo posto». [13] Altrettanto spavaldo Ventura, tecnico del Bari che all’esordio affronterà la Juve: «Quando è uscito il calendario sa cosa ho detto a caldo? Povera Juve!». [14]
Come sempre, un ruolo da protagonisti spetterà agli arbitri. Partito Pierluigi Collina, che sarà il designatore europeo (prestigioso ruolo affidatogli da Michel Platini) [15], bisognerà innanzitutto capire chi ne sia adesso il responsabile. Paolo Casarin: «È l’allenatore-designatore Stefano Braschi o, sorprendentemente, il presidente (correttore delle designazioni) Nicchi? E Trentalange (responsabile del settore tecnico, ndr) avrà un compito di mera informazione tecnica oppure sarà il terzo interprete delle situazioni di gioco più controverse? In definitiva, si domandano gli arbitri, con chi dobbiamo confrontarci a fine gara e chi potrà fornirci risposte sulle decisioni prese sul campo?». [16] L’ultimo attrito è stato innescato la settimana scorsa dal presidente della Lega Maurizio Beretta. Bianchi: «Con tono duro, ha ricordato agli arbitri che i club sono i “clienti” e loro sono i “fornitori”: parole che sono piaciute poco al presidente della Figc Abete, subito intervenuto per difendere l’autonomia (anche economica) degli arbitri». [5]
Note [1] Roberto Beccantini, La Stampa 20/8; [2] Teodoro Chiarelli, La Stampa 15/8; [3] Fulvio Bianchi, la Repubblica 21/8; [4] R. Fi., Il Sole 24 Ore 18/8; [5] f.bi., la Repubblica 21/8; [6] La Stampa 4/8; [7] Roberto De Ponti, Corriere della Sera 15/8; [8] Simone Di Segni, La Stampa 27/7; [9] Antonio Guido, Corriere dello Sport 15/8; [10] Monica Colombo, Corriere della Sera 19/7; [11] La Gazzetta dello Sport 7/8; [12] Tiziana Bottazzo, La Gazzetta dello Sport 20/5; [13] Aldo Cangemi, La Gazzetta dello Sport 8/7; [14] Paolo Tomaselli, Corriere della Sera 9/8; [15] Fulvio Bianchi, la Repubblica 4/7; [16] Paolo Casarin, Corriere della Sera 7/8.