Giorgio Dell’Arti, La Stampa 07/08/2010, PAGINA 72, 7 agosto 2010
VITA DI CAVOUR - PUNTATA 28 - COME PARLA UN PADRE
Non ci ha detto se poi, con le obbligazioni piemontesi, Cavour fece un affare o no.
Fece un affare, perché la proposta dell’onorevole Gouin venne approvata, e in Borsa vi fu un bel rialzo.
E con la vendita allo scoperto di titoli per centomila franchi?
Disastro. Il re, ricevuto Thiers, gli intimò di addolcire il tono dell’ultimatum. Non era proprio il caso di andarsi a cercar guerre. Thiers voleva dimettersi e Luigi Filippo glielo proibì. Cavour seppe la cosa al Jockey Club, dove tutti facevano gli indignati, «vergogna! vergogna! tanto valeva avere al governo Molé, sarebbe stato imbelle allo stesso modo senza coprirsi di vergogna». Cavour, che all’inizio stentava a capire, ebbe presto coscienza della situazione. Tornò di corsa al Mirabeu, con il solo scopo di rotolarsi per terra e, se possibile, frantumarsi le ossa contro gli spigoli dei comò. La Borsa intanto continuava a salire. Al terzo giorno il conte stava già sotto di 45 mila franchi.
C’era sempre il credito della zia.
Non era possibile, «un tale profittare della fiducia sarebbe stato un crimine». Il 12, o forse il 13 ottobre, si decise e scrisse al padre. Raccontò che «une espèce de délire s’empara de moi», «bisogna pagare 45 mila franchi o bruciarsi le cervella», «votre tendresse, vous ne m’abandonnerez pas», «voi dimenticherete le mie colpe e ascolterete solo il vostro cuore», je vous supplie di non dir niente a maman, au nom de tout ce qu’il a de plus sacré au monde», «avevo lavorato per farmi una posizione e sposarmi eh bien! J’y renonce», «sarà forse meglio così, avec mon caractère inégal, avrei difficilmente fatto felice una sposa», «no, non sentirò il bisogno d’une femme et des enfants», «sono invecchiato di dieci anni», «rinuncio a tutto ciò qui sent la chance ou le risque», «rinuncio alla mia qualità di fermier dell’azienda, sarò un vostro qualunque amministratore», «ho besoin de compter sur votre indulgence, senza votre indulgence morirei di chagrin», «mon coeur se serre en pliant cette lettre», «padre non voletemene troppo», «padre la mia vie entière sarà impegnata a ripagarvi».
E il padre?
Mandò subito due righe per dirgli che l’avrebbe soccorso. E poi, alle tre di notte del 18 ottobre 1840, gli spedì il piano di rientro, imperniato sulla vendita del Torrone. C’era il calcolo di tutto quello che avrebbe dovuto pagare a quel punto. «Ora, caro figlio, il male è fatto, non torniamo al passato se non per cercare un rimedio per l’avvenire. Tu credi di essere il solo giovane fatto per diventare ministro di colpo, per essere banchiere, industriale, speculatore. L’amor proprio non ti fa neanche ammettere la possibilità di sbagliare. A Chambéry sei andato a pranzo con tutti, hai fatto lo sbruffone e hai tentato di metterti a livello di Costa che ha 200 mila lire di rendita. Corri a Chalon, corri a Lione, poi ti fai prendere dall’impazienza, vai a Parigi, fai finta di occuparti degli affari di tua zia, in realtà te ne stai sull’intero primo piano del Mirabeau, fai il giro dei ristoranti e degli altri piaceri con gli amici di Torino, frequenti delle mantenute, giochi in Borsa. Tanto, sei sicuro di essere al corrente dei segreti di Stato.
«Non c’è dubbio che la Provvidenza t’abbia fornito di mezzi, perspicacia, conoscenze, dalle quali in passato avresti potuto trarre gran profitto se fossi stato meno persuaso della tua superiorità, se non avessi rovinato tutto il bene che c’è nel tuo cuore con questa ostentazione, con questo amore dell’eleganza che rivelano il tuo lato debole, dunque forniscono un’ottima arma ai tuoi nemici. Siccome tu hai più mezzi intellettuali degli altri, ti si teme in tutte le carriere, quindi si esagerano i tuoi difetti per offuscare le tue qualità.
«Caro Camillo, nessuno meglio di te poteva fare un matrimonio buono e felice, ma, con le tue idee di grandezza, tu e tua moglie non avreste avuto abbastanza neanche per comprarvi i guanti. Così Trofarello per te è troppo al di sotto dei tuoi meriti. Un appartamento occupato per dieci anni da tuo nonno de Sales non può andar bene per la contessa Camilla, a cui bisognerà garantire equipaggi brillanti, indipendenza completa, ecc. Ho sempre temuto quel che t’è capitato adesso. Ma tu eri troppo sicuro di te per cambiar strada.
«Monsieur Avet ha una grande fiducia nei tuoi mezzi. Tu ne hai molti, caro Camillo. Hai trent’anni. Lascia ai mediocri le passioni da sartoria, le ricercatezze di nostro cugino Flipin. Sii Camillo di Cavour. Tu hai una forza di volontà politica. Abbi anche una forza morale.
«Tu sei di umore molto alterno, questo è vero. Però potresti dominarti, evitarci di essere vittime delle tue gelosie per un marito o per un appuntamento mancato. Caro amico, credi che non sia spesso molto più informato di quello che pensi tu? Della mia discrezione non hai mai avuto a dolerti. Io mi sono sempre considerato tuo amico e padre. Non credere che qualche migliaio di franchi possano indebolire i miei sentimenti per te. Io mi dolgo solo per il denaro che sprechi. La tua testa mi fa paura»