Margherita De Bac,, 20 agosto 2010
COME NEGLI ARISTOGATTI L’EREDITÀ AL SORIANO MICHELE
Roma — Sarà perché l’età media degli umani si è alzata e sono sempre più numerosi i single anziani che hanno come unici conviventi animali domestici. Oppure perché i rapporti con il resto della famiglia non sono idilliaci e allora si preferisce riversare altrove certe manifestazioni di affetto. Fatto sta che sono in aumento le storie sul modello Aristogatti.
La micia Duchessa e i tre miagolanti Minou, Matisse e Bizet nominati eredi di un sostanzioso patrimonio da una eccentrica attrice parigina.
Si discosta ma non troppo dal celebre cartone di Walt Disney una favola moderna appena finita sulle pagine dei giornali.
Un ricco signore milanese che nel testamento ha vincolato al soriano Michele una delle sue proprietà immobiliari. Un attico in via Nazionale a Roma, valore un milione di euro.
Una volta scoperta la singolare disposizione, i parenti hanno ingaggiato una battaglia per assicurarsi l’affidamento dell’ereditiero, adottato nel frattempo da un’altra famiglia con reciproca soddisfazione. Fiabe moderne, destinate a raccogliere grande suggestione. Specie quando i protagonisti sono personaggi noti.
Come la contessa Colleoni proprietaria dell’appartamento di Montecarlo ceduto ad An. Nell’elenco dei beni donati al partito di Fini c’è una gatta, tal Piumina. Poi accolta da padroni che nulla hanno a che vedere con l’intrigo dei Tulliani. Episodi che secondo Pasqualino Santori, presidente del comitato di bioetica veterinaria presso l’ordine dei medici di Roma, contengono una morale comune: «Quando si prende con sé un animale bisognerebbe partire dal presupposto di occuparsene per il resto della vita e di provvedere al suo futuro anche per quando non ci saremo più, decidendo sulla base di quelli che sarebbero i desideri del cane o del gatto».
Santori prende spunto da questi precedenti per annunciare l’avvio di una discussione in seno al comitato dedicata proprio al tema dei testamenti che coinvolgono ereditieri di altra specie.
Intanto le situazioni alla Walt Disney si moltiplicano. Basti ricordare il gesto eclatante della Signora Maria Assunta, romana, classe 1917, che lo scorso anno ha deciso di cedere i suoi averi (per un valore di dieci milioni di euro) a Tommasino, diventato almeno sulla carta il felino più ricco d’Italia.
Conti correnti, ville, terreni, tutto a lui e all’associazione di volontariato che accettasse di prendersene cura.
Gli fa concorrenza il londinese Tinker, color nero petrolio, beneficiato di un patrimonio di circa settecentocinquantamila euro. Unico erede di un’anziana e ricca donna che probabilmente ha trovato in lui la consolazione degli ultimi anni di vita. Figli e nipoti ti abbandonano, se ne vanno. Gli animali invece restano fedeli e dolcissimi al tuo fianco senza tradirti. E la riconoscenza viene espressa a volte con risoluzioni estreme.
Ma è davvero possibile che un essere di altra specie possa diventare oggetto di eredità?
Non è d’accordo Valeria Sessano, notaio del distretto di Roma, Civitavecchia e Velletri: «Bisognerebbe verificare qual è l’esito di queste storie eclatanti che fanno sensazione ma non possono realizzarsi. Nel nostro ordinamento infatti non è prevista la nomina diretta di un animale neppure come diretto destinatario di disposizione testamentaria. È necessario che il beneficiario sia dotato di capacità a succedere. Se si desidera che il nostro amico con baffi e coda sia tutelato si può ricorrere alla cosiddetta previsione di onere».
In altre parole, si tratta di un impegno che ricade sull’erede o su un legatario, la persona a cui si destina un lascito specifico. Toccherà a costui assumersi la responsabilità dell’animale secondo le indicazioni del padrone.
Dunque cani e gatti ereditieri restano personaggi immaginari: «Per assicurarsi che l’onere venga rispettato si può prevedere nel testamento il ritiro della disposizione — aggiunge il notaio Sessano — ma aldilà della legge direi che questi casi sono molto significativi dal punto di vista umano perché sono prove di immenso affetto da parte di anziani padroni forse lasciati soli».