Andrea Nicastro, Il Corriere della Sera 20/8/2010, 20 agosto 2010
FRANCIA, ESPULSI I PRIMI SETTANTA ROM IL VATICANO: PUNITE INTERE COMUNITÀ
Il volo charter JOR46 Lione-Bucarest è partito ieri con più di tre ore di ritardo. Avrebbe dovuto riportare in Romania a spese del governo francese 79 zingari che avevano «volontariamente» firmato l’adesione al programma di rimpatrio dei rom illegali voluto dal presidente Nicolas Sarkozy. Non l’avessero fatto, dopo la demolizione dei loro campi, sarebbero stati probabilmente detenuti in qualche centro per immigrati clandestini e poi deportati comunque senza l’incentivo di 300 euro per ogni adulto e 100 euro ogni bambino ricevuto ieri. Su 79 firmatari se ne sono però presentati 70 e di questi, almeno 4 hanno già candidamente annunciato di voler tornare in Francia nel giro di pochi giorni. Sempre volontariamente.
Sin da queste prime battute il giro di vite di Sarkozy sembra avere il filetto spanato. L’idea di cancellare i 600 accampamenti abusivi di gitani in Francia è venuta al presidente dopo gli incidenti di metà luglio a Grenoble quando un rapinatore francese (di origini rom) è stato ucciso dalla polizia e la periferia della città è esplosa in tre notti di disordini e proteste. Da lì è partita la campagna di sicurezza del presidente che, secondo critici e avversari, aspettava solo l’occasione per rivestire i prediletti abiti del flic, del poliziotto, e tentare così di risollevare il proprio indice di gradimento in vista delle elezioni del 2012.
Il 30 luglio, simbolicamente proprio da Grenoble, Sarkozy ha annunciato un provvedimento (che verrà scritto e presentato a settembre) per togliere la cittadinanza francese ai figli di immigrati che infrangono la legge: gens du voyage (come vengono chiamati i 500mila francesi di origine rom), ma anche francesi con genitori algerini, tunisini, sudanesi, marocchini. In attesa della nuova norma che cambierebbe il concetto di cittadinanza proprio nel Paese che l’ha inventato nel 1789, il pugno dell’Eliseo è caduto sui rom più deboli, quelli non francesi. In agosto è stata smantellata la metà dei loro campi. Sarebbero stati questi i «centri di spaccio, sfruttamento della prostituzione e dei bambini» di cui ha parlato il presidente. Alcune famiglie rom sono state accolte in scuole da comuni amministrati dal Partito comunista e altri hanno vagabondato in cerca di terreni dove accamparsi o addirittura sono tornati da dove erano stati cacciati.
I sondaggi su come i francesi percepiscono queste misure «di sicurezza» non sono chiari. Il 6 agosto una ricerca pubblicata da Le Figaro assicurava a «Supersarkò» un 80% di consensi, ma 8 giorni dopo Marianne sosteneva che il 70% era contrario. Di certo ci sono due cose: le polemiche e il problema.
Mentre la Conferenza episcopale cattolica francese tace, dal Vaticano protesta Monsignor Agostino Marchetto, segretario del pontificio consiglio per i migranti e gli itineranti. «Non si possono prendere decisioni contro intere comunità» dice. La commissione Ue di Giustizia mette in guardia da «reazioni xenofobe e populiste che si innescano con la crisi economica». Ma Parigi è nella legalità. Fino al 2014 può infatti avvalersi della deroga concessa dall’Ue alla libertà di movimento dei cittadini di Romania e Bulgaria. Deroga che permette appunto queste deportazioni volontarie.
Per il presidente romeno Traian Basescu «quel che accade a Parigi dimostra la necessità di un programma europeo d’integrazione dei rom», richiesta già avanzata da Bucarest nel 2008 quando in Italia ci fu un’ondata di proteste anti zingari conclusa con un accordo con la Romania per il rimpatrio degli zingari condannati in Italia.
Parigi risponde facilmente alle accuse perché il problema è reale. Come in Italia anche in Francia è comune vedere bambini rom costretti all’accattonaggio. «Aspetto che la Commissione europea dimostri tutto il suo valore — ha dichiarato sarcastico il ministro dell’Interno Brice Hortefeux — con azioni concrete per l’accesso dei rom all’istruzione, al lavoro e all’alloggio».