ILARIA MARIA SALA, La Stampa 20/8/2010, pagina 14, 20 agosto 2010
Feste anti-suicidio alla Foxconn - Il gigante taiwanese-cinese Foxconn, passato alla cronaca negli ultimi mesi per l’alto numero di suicidi fra i suoi operai, ha lanciato una serie di iniziative per «sollevare il morale» dei dipendenti, fra cui una bella festa anti-suicidio nel campus della Foxconn stessa, nella città di Shenzhen, vicino a Hong Kong
Feste anti-suicidio alla Foxconn - Il gigante taiwanese-cinese Foxconn, passato alla cronaca negli ultimi mesi per l’alto numero di suicidi fra i suoi operai, ha lanciato una serie di iniziative per «sollevare il morale» dei dipendenti, fra cui una bella festa anti-suicidio nel campus della Foxconn stessa, nella città di Shenzhen, vicino a Hong Kong. Alla manifestazione, replicatasi in tutte le aziende del gruppo su territorio cinese, hanno partecipato 800.000 operai ed operaie, in diversi costumi – alcuni travestiti da Superman, altre in qipao damascato tradizionale, o costumini striminziti da majorette. La maggior parte indossava semplicemente pantaloni e una bella maglietta rosa confetto con un’enorme scritta: «Amiamo Foxconn», con tanto di grosso cuore rosso. Altri gruppi di operai, invece, con magliette blu con le stesse scritte, portavano cartelli che recitavano: «Amo me, amo te, amo Terry», ovvero Terry Gou, l’industriale taiwanese proprietario dell’azienda. Fra gli slogan comandati dal palco e ripetuti dai lavoratori scuotendo in aria il pugno serrato, per quanto non di manifestazione sindacale si trattasse: «con la Foxconn il futuro è sempre migliore!», e «amare la vita», ripetuto a squarciagola varie volte, malgrado volti sprovvisti di ogni gaiezza fra i giovani lavoratori. La festa è avvenuta nello stesso momento in cui l’azienda, che produce fra l’altro per la Apple, Dell e Nokia, annunciava la sua intenzione di assumere altri 400.000 operai, portando il totale dei suoi dipendenti in Cina a 1.3 milioni, aprendo a questo scopo nuove aziende nel centro del Paese. Louis Woo, uno degli assistenti di Terry Gou, ha specificato in un comunicato che l’aumento dell’organico è anche volto a «ridurre il numero massimo di ore lavorative per gli operai, conformemente alle leggi cinesi». Code di più di un chilometro sono state registrate a Zhengzhou, una delle città dove l’azienda taiwanese conta di espandersi. Nei mesi scorsi il nome Foxconn è diventato universalmente noto non tanto per la sofisticatezza dei suoi prodotti, ma per le dure condizioni lavorative e le lunghe ore di straordinario richieste ai dipendenti, più volte la settimana costretti a turni di più di 14 ore, che avrebbero contribuito in modo decisivo ai 13 suicidi avvenuti fra gli operai dall’inizio dell’anno ad oggi – l’ultimo, questo 5 agosto. La severa disciplina all’interno dell’azienda, gestita come un campus militare, si estende anche ai dormitori e ai refettori, perpetrando tecniche di produzione utilizzate dapprima nel Giappone del dopo-guerra. Ma se le tecniche nipponiche si sono evolute, per l’enorme azienda IT taiwanese restano attuali. Non di meno, i nuovi assunti dovranno ora rispondere ad un questionario psicologico per determinare se sono proni alla depressione o meno. In maggio, la Foxconn aveva fatto installare nei campus delle reti per impedire agli operai che si gettavano dagli edifici di morire nell’impatto al suolo, e assunto degli psicologi. In maggio, Terry Gou (che le autorità cinesi dopo un’inchiesta hanno scagionato da ogni responsabilità per le morti) aveva dichiarato però che non vi erano prove che attribuissero i suicidi alle condizioni di vita e di lavoro nell’azienda. Anzi, che la causa di queste tragedie era piuttosto da ricercarsi nell’intrecciarsi di alcune relazioni «fra ragazzi e ragazze impiegati da Foxconn che sono finite male». Tredici suicidi d’amore, insomma, nell’azienda di Shenzen, chissà fino a che punto prevenibili ora grazie alle febbricitanti dichiarazioni d’amore pubblico nei confronti del dirigente e proprietario, Terry Gou.