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 2010  agosto 20 Venerdì calendario

Ora è il momento di Giuseppe il Cossiga sconosciuto del Pdl - Diceva Francesco Cossiga con una delle sue battute: «Ho due figli

Ora è il momento di Giuseppe il Cossiga sconosciuto del Pdl - Diceva Francesco Cossiga con una delle sue battute: «Ho due figli. Una comunista bolsce­vica, l’altro di destra, fascista». Scherzava, alla sua maniera, e giocava con gli estremi. Certo, da oggi l’ingombrante eredità del Picconatore poggia tutta sulle spalle di Giuseppe Cossiga.E’ sta­to lui a dirigere le operazioni lega­te al funerale e alla gestione di queste ore di lutto. Giuseppe Cos­siga, classe 1963, è un personag­gio schivo, ma sbaglia chi crede che sia come quelle piante che crescono gracili perché soffoca­te dalle querce che hanno rubato loro la terra per espandere le radi­ci. Tutt’altro. In politica dal 2001, quando esordì come deputato a Luino sul Lago Maggiore, Cossi­g­a junior è un personaggio appar­tato ma non è l’ombra del padre. Oggi è sottosegretario alla Difesa e in quel ruolo non si capisce se prevalga l’animo del politico o quello del tecnico. Di sicuro i due lati sono attaccati con la colla di una personalità rigorosa, forte, netta nei modi. E talvolta aspra, con rigidità che portano dritto al padre e alla sua terra d’origine, la Sardegna. Narra Enzo Scotti, per lunghi anni compagno del geni­tore nella Dc e oggi sottosegreta­rio agli Esteri: «Giuseppe mi ha raccontato di aver messo in riga un pezzo grosso non so di quale arma che lo snobbava. Quello si giustificava spiegando di aver ri­ferito in parlamento e lui gli ha ingiunto di rapportarsi a lui, in­somma al Governo. Cossiga - ag­giunge Scotti - ama la politica co­me il padre, ma a differenza di Francesco che prediligeva la ca­rambola in parlamento, lui prefe­risce i ruoli dell’esecutivo e l’arte del governare». Guido Crosetto che è l’altro sot­tosegretario alla difesa, ne decan­ta le competenze tecniche: «Giu­seppe è un pozzo di cultura, esat­tamente come lo era il padre. Par­la perfettamente inglese e france­se e devo dire che se c’è un posto che sembra pensato e lui è pro­prio quello in cui sta. È ingegnere aeronautico, ha lavorato in giro per il mondo, in Finmeccanica e in Autostrade, sa tutto degli ae­rei, sa tutto degli eserciti, sa tutto dei reparti, sa tutto dei reggimen­ti e poi delle bandiere, degli stem­mi, delle battaglie. Mette in crisi colonnelli e generali perché le sue conoscenze sono stermina­te ». Insomma, Cossiga junior è una rivelazione e per certi aspetti, ma solo per quelli, una specie di re­plicante del padre, senza i com­plessi e le sedute sul lettino della psicoanalista che caratterizzano spesso i figli cresciuti in famiglie dai cognomi importanti. Giusep­pe Cossiga è un personaggio au­torevole con punte di autoritari­smo, ultratecnologico come il ce­lebre genitore, curiosissimo e spiazzante. Sa tutto ma proprio tutto degli uccelli, con la compe­tenza di un ornitologo, e cita, ma­gari seduto alla scrivania del mi­nistero, i nomi latini di questo o quel pennuto. Ama i giochi di ruolo, ha presieduto pure un’as­sociazione che si dedicava a este­nuanti battaglie, è un fine inten­ditore di musica classica. Ha una moglie, Barbara, riservata quan­to e più di lui, con cui fila a meravi­glia, e un figlio, Alessandro, coc­co del nonno. Politicamente, si colloca alla destra del padre: «È un conservatore», riprende Scot­ti che alla Link University ospita la sorella Anna Maria, antropolo­ga e «rivoluzionaria» di famiglia. Ed è sempre stato dalla parte di Berlusconi, a differenza di Fran­cesc­o che interpretava l’ardo par­lamentare come un fregio baroc­co. «Giuseppe non è mai stato de­mocristiano - aggiunge Isabella Bertolini, deputato ed ex viceca­pogruppo di Forza Italia, ma so­prattutto su amica da molti anni - direi che lambiva certe posizio­ni del vecchio Msi e scherzando definiva il padre un cattocomuni­sta ». Da Francesco ha preso però quel senso delle istituzioni che è un tratto distintivo della fami­glia. Un episodio basta per spie­gare il suo carattere: negli anni in cui Cossiga senior era presidente della Repubblica, il figlio andò a trovarlo al Quirinale due volte in tutto, in un’occasione, pare, per fare una fotocopia. Tanto che venne addirittura fermato all’in­gresso: nessuno lo conosceva e ci volle qualche minuto per far eva­porare la diffidenza del persona­le. Col padre si incontrava lonta­no dai saloni e dagli arazzi. Amante della forma, ma non formalista, la sua scrivania a Pa­lazzo Marina è ingombra di mo­dellini di aerei, navi e soldatini da lui stesso costruiti con mania­cale perfezione. Ma è anche un uomo pratico: «Di solito- conclu­de Crosetto- i sottosegretari si ru­bano competenze, ma con me è accaduto il contrario: gli ho cedu­to tre stanze e lavoriamo gomito a gomito». Una storia che ricorda Cossiga senior: istituzionale ma mai retorico.