Daniele Lepido, Il Sole 24 Ore 20/8/2010;, 20 agosto 2010
SCATTA LA CORSA AL BUSINESS ATOMICO
L’industria italiana si fa bella per il ritorno in patria del nucleare, tra i ritardi della politica e le polemiche delle Regioni. Con una "nostalgica" casualità: la dipartita da Caorso all’inizio dell’estate delle ultime 64 barre di uranio ( in tutto erano 1.032), "salpate" dalla ex centrale alla volta della Francia (si veda Il Sole 24 Ore del 22 giugno). Questi i numeri principali del piano governativo, in attesa che la promozione, data per probabile, di Paolo Romani a ministro dello Sviluppo acceleri i nodi politici ancora da sciogliere: da qui al 2018-2019 è prevista la costruzione di otto reattori in grado di produrre 100 miliardi di chilowattora l’anno, un quarto del fabbisogno energetico.
Oggi l’atomo è parte essenziale del nostro programma infrastrutturale. Complice una maggioranza "nuclearista" che tuttavia, a un anno dalla legge 99/2009 che ha sancito il ritorno all’invenzione (tra gli altri) dei ragazzi di via Panisperna, non ha ancora sbloccato l’iter dell’Agenzia per la sicurezza nucleare.
Intanto i big dell’industria si sono già mossi, con due cordate che, assieme alle centinaia di piccole e medie imprese dell’indotto, saranno protagoniste del ritorno al nucleare. Da un lato c’è il raggruppamento tra Gdf Suez ed Eon, che per ora prevede solo l’esame di fattibilità con la partecipazione di partner locali, da Acea ad A2A. E poi il progetto più definito: quello di Enel ed Edf, con la collaborazione di Ansaldo (Finmeccanica), promosso dai governi Berlusconi e Sarkozy. Sulle 8 centrali in cantiere, Enel ed Edf si sono candidate alla costruzione di quattro basate sulla terza generazione avanzata di nucleare ad acqua pressurizzata (Epr), brevettate da Areva. I reattori Epr per il progetto italiano hanno una potenza di 1.600 megawatt e costano circa 4,5 miliardi di euro.
Secondo uno studio di Confindustria, se è vero che il nostro paese intende arrivare al 25% dell’energia prodotta con il nucleare, saranno necessari 30 miliardi di euro dei quali circa il 70% potrebbero riguardare l’indotto italiano, quindi oltre 20 miliardi. E proprio Viale Dell’Astronomia, insieme con Enel, ha iniziato nei mesi scorsi un road show per reclutare piccole e medie imprese, nel quale sono già state selezionate 514 aziende da coinvolgere nella rinascita del nucleare.
Intanto,però,in attesa che l’atomo nostrano torni in pista, l’industria fa il pieno di commesse oltreconfine. Il caso più recente è quello di Asg, azienda del gruppo Malacalza attiva nel settore dei magneti e dei superconduttori, che si è aggiudicata un ordine da 120 milioni per la fornitura di dieci bobineper la centrale francese di Cadarache. E sempre a Cadarache ha vinto una commessa da 20 milioni di euro la Ocem, impresa bolognese che fornirà quattro sistemi di alimentazione speciali per il reattore. Il gruppo Valvitalia di Rivanazzano (Pavia), mille addetti e 353 milioni di fatturato, oltre al Vecchio Continente punta all’Asia: «Faremo le nostra parte per la rinascita del nucleare in Italia – racconta Salvatore Ruggeri – anche se adesso abbiamo diverse commesse in Europa e in paesi come l’India arrivano a ordini fino a 15 milioni».
Tornando in Francia, l’altra grande centrale che vede le aziende nostrane in prima fila è il sito di Flamanville con circa 50 fornitori del Belpaese, tra i quali Dalmine, Fomas, Italcementi, Sesia Fucine, Ansaldo componenti, Mangiarotti, Officine meccaniche Righi, San Giorgio Segen e Sdf Terni. A livello occupazionale le nuove centrali nucleari potranno far nascere in Italia almeno 20-25mila posti di lavoro (si veda il Sole 24 Ore del 14 luglio): un impianto richiede infatti 600 addetti ai quali si devono aggiungere altre 2.800 presenze giornaliere. In tutto 3.400 addetti che moltiplicati per le quattro centrali di Enel-Edf fanno oltre 13mila posti. Secondo Confindustria Anie agli occupati diretti vanno poi aggiunti altri 10mila posti, per esempio nel settore dell’elettromeccanica. Tantissimi, se si pensa che il nucleo centrale dei ragazzi di via Panisperna era formato da cinque persone: oltre a Fermi, D’Agostino, Segrè, Amaldi e Rasetti. Il primo dream team dell’atomo.