Varie, 20 agosto 2010
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Schmitt EricEmmanuel
• Sainte-Foy-lès-Lyon (Francia) 28 marzo 1960. Scrittore • «[...] scrittore di bestseller, drammaturgo, regista, genio e guru spirituale per alcuni, scaltro mestierante per altri, autore che resterà famoso soprattutto per il suo Monsieur Ibrahim e i fiori del Corano interpretato al cinema da Omar Sharif. [...] nato vicino a Lione da genitori franco-irlandesi, cittadino belga. Filosofo innamorato di altre epoche e altri pensieri. “Non moderno”, dice. Nel suo cielo ci sono Pascal e Kierkegaard, Mozart e Bach. Scrittore di romanzi, racconti e pièce teatrali (in Italia è pubblicato da e/o) in cui si trovano maestri sufi e orfani che si incamminano per il mondo alla ricerca chi del passato chi del futuro. Freud che parla con Dio. Gesù visto da Pilato. Hitler che anziché diventare il male assoluto viene accettato all´’Accademia d’arte e cambia la storia. Le reincarnazioni di Milarepa, demone delle montagne e illuminato. Bambini che muoiono mentre Dio tace. Donne che hanno avuto un solo amore e che vivono solo per ricordarlo. Cambiano i personaggi, cambia il punto di vista, ma i suoi eroi vivono sempre la stessa storia. “Tutti i miei personaggi hanno un prima e un dopo. Prima credono di avere o di sapere qualcosa di definitivo sul mondo, poi accade qualcosa che fa crollare tutto. E devono ricominciare. E devono accettare questa condizione”. Come se ognuno di loro fosse destinato a trovarsi di fronte il deserto e ad attraversarlo. Anche se è conosciuto per le sue scorribande attraverso epoche e culture lontane, dalla mistica islamica a quella buddista, Schmitt è un uomo dell’Occidente, è un europeo figlio della più solida tradizione filosofica francese (laureato all’Ecole normale supérieure) e dell’Europa conosce luce e tenebre. [...] Per molti Schmitt è soltanto uno scrittore che si affida a formule semplici e questo spiega il suo successo. In realtà è una semplicità raggiunta a fatica. Deve aver lavorato molto per imporsela. Basta sentirlo parlare di filosofia. [...] “Ho successo semplicemente perché scrivo. Non faccio marketing e quando parlo con i media parlo solo di quello che scrivo. Il mio successo mi ha riconciliato con la mia epoca. Perché le mie radici non sono nella mia epoca. La mia formazione è sui classici greci, la mia cultura è premoderna, anzi non moderna. I grandi incontri della mia vita avvengono in altre nazioni, in altre epoche. La mia più grande ammirazione letteraria è per Sofocle [...] Non sono importanti le risposte, ma le domande. Credo che il mio successo dipenda dalle domande che pongo. Importante è porsi le domande. Le risposte ci differenziano, le domande no. Nelle domande il dolore, l’amore, la morte, gli uomini sono fratelli [...] Qualcuno pensa che io sia un guru, ma sono sempre molto chiaro su questo: io non so niente e accetto di non sapere niente. [...]”» (Dario Olivero, “la Repubblica” 12/10/2008).