Silvia Fumarola, la Repubblica 20/8/2010, 20 agosto 2010
BEPPE FIORELLO
[Intervista]
A casa era Rosario a tenere banco: «Capirai, ero timidissimo. Con un fratello come il mio, pure se parlavi normalmente, era come se non avessi detto niente. Scomparivi. Anche mio padre era così: simpatico, vitale, fascinoso, con la battuta pronta. Quando ad Augusta telefonavo a qualche amico le madri rispondevano: è uscito con tuo padre, forse li trovi al bar...». Sono passati anni da quando Beppe Fiorello guardava le ciminiere del petrolchimico di Augusta e gli sembrava di vedere lo skyline di New York. A 41 anni è un timido di successo che continua ad amare i perdenti e ha imparato a buttarsi, che si commuove parlando del padre «che ci perdonava tutto»; e ringrazia la madre «che è stata severa» e gli ha insegnato a vivere. Sarà uno dei protagonisti della Mostra di Venezia, il 3 settembre, con il film di Roberta Torre I baci mai dati e con il corto Niente orchidee dei fratelli Godano. In autunno su RaiUno andranno in onda Il bandito e il campione, storia dell´amicizia di Girardengo col bandito Pollastri (e lui per la prima volta fa il cattivo) e Il sorteggio in cui interpreta un operaio giurato a Torino al processo alle Br del ‘76; sta girando Terraferma il nuovo film di Emanuele Crialese. A ottobre si sposa con Eleonora Pratelli «il pilastro della mia vita, anche se non so dire "Ti amo", m´imbarazza», madre dei suoi figli Anita e Nicola. Ride. «Tante cose insieme, vero? Non ci credo neanch´io».
Partiamo dal film di Roberta Torre.
«L´incontro con Roberta è stato casuale, andavo in Sicilia a trovare gli amici, con loro c´era una ragazza che lavorava nella produzione del film. La butto lì: "Ci fosse anche una posa, per la Torre la faccio gratis". C´era il ruolo del marito della protagonista ancora libero. Il film è sul tema dei miracoli, anche questo lo è».
Nel film è vittima delle donne.
«A dir poco. Sono il marito di Donatella Finocchiaro, bionda ossigenata, meravigliosa, forte e il padre di due figlie. Un pover´uomo schiacciato da tre donne, che a 40 anni pensa ancora che se non fosse stato per un guaio al ginocchio giocherebbe nell´Inter».
Un uomo invisibile.
«Molto attuale, vero? Percepisco una certa aggressività da parte delle donne. Prima era giusta, ora supera il limite. E sono un padre anche nel corto Niente orchidee che sarà presentato la stessa sera del film. La storia di un separato che vive con la figlia, tutelato dall´assistente sociale Valeria Solarino. Finisce nelle mani di gente poco affidabile. Un noir».
Viene dalla tv, che effetto le fa essere protagonista a Venezia?
«Andare a un festival è sempre un´emozione, l´anno scorso ho provato il brivido con Tornatore. Vado al Lido anche per merito della tv, ed è merito della tv se giro il film di Crialese, sempre con la Finocchiaro. Il set è a Linosa, sono un ex pescatore che cerca di convincere il vecchio padre ad abbandonare la pesca e usare la barca per portare in giro i turisti. Se sono arrivato a fare i film d´autore è grazie alla fiction. Per questo mi arrabbio quando qualche collega spara a zero contro la tv».
A chi si riferisce?
«A Isabella Ragonese. Non può dire: "La fiction è brutta", non può mettere tutto nel calderone. Sa niente Isabella di una fiction come La vita rubata? Sa che ha ridato dignità alla famiglia di Graziella Campagna? Anche Montalbano è fatta bene, ma è fiction. Tanto chi spara a zero, prima o poi fa televisione».
Ma ognuno ha le sue idee. Perché si arrabbia così?
«Perché non si deve generalizzare. Se no è come dire che il cinema italiano è brutto. Non è così. Ci sono Garrone, Virzì e i film di Natale».
Gli amici la trovano cambiata?
«Vado periodicamente in Sicilia anche per sfruttare il loro sguardo su di me e capire se ho ancora i piedi per terra. Coi primi successi erano cambiati loro, e li smontavo subito: Sugno sempri chiddu di prima».
E il rapporto con suo fratello Rosario?
«Non è facile raccontarlo. Abbiamo dieci anni di differenza, per un po´ ci hanno allontanato, ci siamo ritrovati alla scomparsa di mio padre. Il nostro rapporto è forte, ma non è fatto di molte parole. Da ragazzino temevo il suo improvviso coinvolgimento, per un timido Rosario è un pericolo... Noi fratelli gli dobbiamo la vita, non è un "fratello paterno", è un Peter Pan, ma bastava la sua presenza a darci sicurezza».
Oggi le piacerebbe fare un "Fiorello brothers show"?
«Fare teatro con Rosario sarebbe il massimo, chissà che un giorno... Sono stato suo ospite in tv e la cosa funzionava, sarebbe bello ritrovarci anche in scena».
Per una volta nella fiction fa il cattivo ma ha un debole per i perdenti. Perché?
«Forse perché da adolescente non ero intraprendente, stavo due passi indietro, a scuola mi vergognavo del giudizio degli altri. Ma la vita t´insegna che o ti dai una mossa o non vai da nessuna parte. E purtroppo la morte di mio padre è stata la molla. Mi sono detto: "Ora non ti puoi più nascondere"».