la Repubblica 20/8/2010, 20 agosto 2010
CLANDESTINI A BORDO DI YACHT DI LUSSO COSÌ GLI SCAFISTI BEFFANO I CONTROLLI
Adesso arrivano a bordo di yacht di lusso, di eleganti barche a vela o di potenti motoscafi. È cambiato il tipo di natante usato per trasportare gli immigrati, sono cambiate le modalità degli sbarchi. Perfino gli scafisti non sono più quelli di una volta: sempre più spesso, oggi, sono veri e propri professionisti con esperienze di comando su navi mercantili o skipper per imbarcazioni turistiche. Persone insospettabili, non più poveracci al timone di carrette di legno che spesso affondavano con il loro carico di vite umane.
L´ultimo sbarco, ieri a Riace, sulle coste calabresi, è la conferma di un cambiamento in atto già da tempo. Oltre 120 gli extracomunitari portati fino quasi a riva a bordo di uno yacht di lusso. A quel punto uno scafista ha raggiunto a nuoto uno scoglio, ha ancorato una cima ed ha infine effettuato il trasbordo a bordo di un gommone senza motore. Tutti a terra: curdi siriani, iracheni, afghani. Per metà donne e bambini. Disperati. Eppure, per quanto faticoso, il loro è stato un viaggio diverso da quello infernale dei tanti che li hanno preceduti. Partenza da Istanbul, hanno raccontato, sei giorni di navigazione, infine lo sbarco in Italia. Meno di una settimana fa altri 30 extracomunitari erano sbarcati sulle coste calabresi a bordo di una barca a vela di 12 metri. E sempre cabinati a vela erano le due imbarcazioni individuate a fine luglio in Puglia, una al largo di Otranto, l´altra di Santa Maria di Leuca, stipate di clandestini.
Gli extracomunitari, sbarcati a punta Alice a pochi chilometri da Riace, sembravano dei turisti. Nessun assetato, nessun affamato. Niente ustioni sul corpo, niente vestiti fradici. Quando sono stati intercettati, camminavano tranquillamente sul litorale in attesa di essere contattati dal basista che da terra guida le operazioni di sbarco comunicando agli scafisti il luogo e l´ora dove è più tranquillo operare gli sbarchi. «Con l´utilizzo di queste imbarcazioni di lusso - afferma un dirigente del Viminale da anni impegnato nelle investigazioni sugli sbarchi di extracomunitari in tutto il Mediterraneo - il business è diventato ancora più conveniente. Il prezzo che i disperati pagano è sempre lo stesso, dai 700 ai 1000 euro, ma con quei mezzi di trasporto veloci e capienti, i trafficanti di uomini impiegano meno tempo a percorrere la rotta tra le coste greche o turche e quelle pugliesi o calabresi, possono imbarcare più persone e non hanno problemi a bordo come potrebbero crearsi con le carrette di legno. Non c´è il rischio di affondare, non ci sono liti a bordo e, soprattutto, con il viavai di barche che c´è in questo periodo il rischio di incappare nei controlli è minimo».
Ancora più comodo, per chi può permetterselo, è l´ingresso in Italia con l´aereo. L´allarme lo ha lanciato poche settimane fa il ministro dell´Interno Roberto Maroni: «È Malpensa la nuova Lampedusa», ha detto. Intendeva dire che sempre più extracomunitari, una volta sbarcati in aeroporto, tentano di entrare in Italia esibendo visti di affari, contratti di lavoro fittizi, a volte (ovviamente in gruppo) spacciandosi per squadre di atleti professionisti.
Ma è sempre il mare la frontiera più assediata. Nei giorni scorsi il sottosegretario all´Interno, Alfredo Mantovano, presiedendo a Lecce un comitato per l´emergenza immigrazione, ha confermato che nel 2010 sono stati registrati 27 sbarchi sulle coste del Salento, 16 dei quali provenienti dalla Turchia. «Sono in corso contatti fra i nostri ufficiali di collegamento e le forze di polizia greche e turche per bloccare le partenze all´origine, svolgendo lo stesso tipo di prevenzione avviata con Stati come l´Albania e la Libia». Da quest´ultimo paese, da alcuni mesi non arrivano più extracomunitari. Il governo libico ha rafforzato i sistemi di controllo e blocca sul nascere i tentativi di partenza di somali, eritrei e immigrati di altri paesi del Corno d´Africa che rischiano di essere imprigionati o di essere uccisi pur di raggiungere le coste italiane.
Il traffico di clandestini in quella parte di mare però non si è affatto azzerato. Molti continuano ad arrivare partendo dalle coste tunisine (Kelibia, Mhadia) o egiziane. I luoghi di sbarco sono quelli di sempre: Pantelleria, Linosa, Lampedusa o direttamente le coste agrigentine. A Lampedusa, però, nessuno viene più assistito nel centro di accoglienza dell´isola, vuoto da mesi: appena arrivati gli immigrati vengono subito trasbordati sulle motovedette della Marina militare o della Guardia di finanza e trasferiti subito a Porto Empedocle per essere poi smistati in altri centri.