Nicola Lombardozzi, la Repubblica 20/8/2010, 20 agosto 2010
IL GRANAIO D’EUROPA È VUOTO LA RUSSIA COSTRETTA A IMPORTARE
Mosca - Le fiamme che ancora bruciano campi e foreste di Russia riportano il paese indietro nel tempo, fino all´era sovietica. Presto, forse già in settembre, Mosca dovrà cominciare a importare grano dall´estero come faceva ai tempi di Krusciov e di Breznev, quando la corsa agli armamenti rubava attenzioni e investimenti all´agricoltura e costringeva il Cremlino all´umiliante soccorso, ben retribuito, degli odiati Stati Uniti.
Il primo acquisto dovrebbe essere fatto in Kazakhstan, ex repubblica sovietica in ottimi rapporti economici con la Russia, che sarebbe già pronta a inviare cinque milioni di tonnellate di grano. Ma sarebbe solo l´inizio. Poi bisognerà rivolgersi ad altri paesi produttori. E non è una buona notizia per nessuno. Il fatto che un paese che ormai da quasi vent´anni è un consolidato esportatore, si trasformi improvvisamente in un acquirente, mette già in allarme i mercati internazionali, che prevedono rincari a catena ed esaurimenti delle scorte con conseguenze possibili anche in Italia e nel resto d´Europa.
Molto dipenderà dai quantitativi necessari alla Russia per soddisfare il suo fabbisogno nazionale. E questo resta ancora un mistero per lo stesso governo Putin, impegnato a calcolare le cifre reali del disastro incendi. Già la settimana scorsa il Presidente Medvedev aveva previsto una grave crisi economica annunciando la perdita del 45 per cento del raccolto di grano. Ma si trattava di previsioni ottimistiche. Ieri sera il ministero dell´Agricoltura ha accertato che fino ad ora il raccolto perduto ammonta già al 54 per cento. Cifra assolutamente provvisoria che può solo diventare più alta, visto che solo la metà degli incendi divampati durante i giorni del grande caldo è stata spenta e che ancora non sono noti i risultati degli accertamenti in corso in Siberia e in altre zone periferiche dove è alta la concentrazione di campi coltivati.
Sembra dunque ormai scontato che il blocco dell´export, tardivamente decretato da Putin a metà agosto fino al 31 dicembre, sarà prorogato fino alla prossima primavera. Un altro elemento non incoraggiante per l´immediato futuro dell´economia russa. Intanto i prezzi nei negozi di tutta la Russia cominciano a salire già da ora. Più caro il pane, più cara la farina ma anche altri generi alimentari come la carne e le verdure. Le fiamme infatti non hanno bruciato solo il grano, ma anche altre colture. Presto, assicurano gli agricoltori, non ci sarà abbastanza mangime per gli animali e molte fattorie si starebbero preparando a cruente "riduzioni" del numero di mucche, vitelli e pollame. Cosa di per sé raccapricciante che avrà però anche la conseguenza di far impennare i prezzi di carne, uova e latticini. Per non parlare degli speculatori già in azione, che in nome dello slogan "colpa degli incendi" stanno inesorabilmente alzando il costo della vita dei cittadini rincarando articoli di ogni genere e provenienza.