Varie, 20 agosto 2010
PAURA DI VOLARE PER VOCE ARANCIO
«Io non ho paura di volare, ho paura di non tornare a volare» (Enzo Ferrari).
Due italiani su tre hanno paura di prendere l’aereo (dati Eurodap 2008).
Il numero di chi è terrorizzato all’idea di dover prendere l’aereo è aumentato con il passare degli anni. Ricerche Doxa dicono che nel 1987 le persone che avevano paura (“molta”, “abbastanza” e “un po’”) erano il 42,7%. Cinque anni dopo la percentuale era salita a 48,8 e dopo altri cinque anni era arrivata al 53,5%. Nello stesso arco di tempo i passeggeri degli aerei sono aumentati del 15%.
Hanno più paura le donne (60,5%). Omogenea la distribuzione geografica: colpisce il 50,9% degli abitanti del nord ovest, il 59,6 del nord est, il 47,4% del centro e il 55,5% di sud e isole. La paura colpisce il 48,7% dei laureati, il 46,5% dei diplomati, il 51,9% di chi ha il diploma di scuola media e il 63,6% di chi ha fatto solo le elementari.
In altri paesi industrializzati (Usa, Gran Bretagna, Canada, Germania ecc.) le percentuali di chi teme di prendere l’aereo oscillano tra il 40 e il 55%. Anche qui le ricerche sembrano indicare un aumento progressivo negli ultimi anni.
La paura di volare in termini tecnici si chiama aerofobia o aviofobia.
Secondo la Boeing, l’aviofobia provoca la perdita di due miliardi di dollari l’anno solo negli Stati Uniti, derivanti dalla mancata vendita di biglietti aerei. Questa cifra è pari a il 9% del valore dei biglietti acquistati.
Perché si ha paura di volare? Luca Evangelisti, psicologo, autore del libro Mai più paura di volare: «La paura di volare è nella testa, non sull’aereo. Nel 90% dei casi è determinata da forti ripercussioni psicologiche legate ad eventi avvenuti nei tre anni precedenti alle manifestazioni di panico. Rotture affettive, cambiamenti più o meno importanti. Anche eventi positivi e molto coinvolgenti, come la nascita di un figlio».
Come inizia il problema? Spiega ancora Evangelisti: «Il campionario degli esordi è assai ampio. Solo per fare qualche esempio, si può entrare dentro l’aereo e iniziare a percepirlo come ambiente eccessivamente angusto o troppo pieno di persone perché ci possa essere aria per tutti. Oppure a innescare la paura può essere la consueta frase del comandante: “Assistenti di volo chiudere il portellone e arare gli scivoli” con il sordo e cupo rumore del portellone, la cui chiusura impedisce, da quel momento in poi, ogni possibilità di fuga. Ci si può scoprire impauriti durante il decollo, quando le sollecitazioni provocate dall’accelerazione ci danno sensazioni che pensiamo di non riuscire a gestire. Esistono anche gli “esordi da turbolenza” per cui, dopo aver fatto qualche volo tranquillo, la prima turbolenza, anche leggera, può far scattare il pulsante dell’angoscia. Ci si trova improvvisamente aggrappati ai braccioli del sedile, gli occhi che passano nervosamente in rassegna prima gli assistenti di volo, poi tutti i passeggeri dei posti vicini, per arrivare a quelli più lontani lungo il corridoio, alla ricerca di una risposta alla domanda: “Sono l’unico pazzo a pensare che stia per cadere l’aereo?”. Paradossalmente, si può iniziare ad avere timore anche senza mai salire sull’aereo. Magari si può cominciare a coltivare il seme della paura soltando ascoltando i racconti dei genitori o degli amici, costruendo fantasie negative che si ingrandiscono giorno per giorno, fino a farci dire: “Ma chi me lo fa fare?”».
Per risolvere il problema dell’aerofobia è utile soprattutto ragionare su se stessi. Evangelisti: «Bisogna concentrare l’attenzione sulla nostra mente, mettendo in campo la volontà di comprendere e smontare i meccanismi perversi che non ci permettono di costruire un’idea più serena del volo e del mondo aeronautico». Che cosa altro fare, una volta comprese le motivazioni psicologiche che si trovano all’origine del terrore di volare? «Se si ha una conoscenza naif del funzionamento di un aereo, si finisce per scambiare per segnali di pericolo eventi normali durante un volo, dando vita alle sensazioni ansiose. Avendo un’idea più corretta di cos’è un aereo e di come fa a volare, si normalizzano tutti gli eventi che prima venivano etichettati come inconsueti e pericolosi».
Secondo il Massachusetts Institute of Technology, oggi i viaggi in aereo sono così sicuri che un uomo potrebbe volare ogni giorno per 36.000 anni senza alcun pericolo. Si calcola inoltre che l’aereo sia di gran lunga il mezzo di trasporto più sicuro: 27 volte più affidabile dell’automobile e 2 più del treno.
Le statistiche dell’Aviation Safety Network, database che raccoglie i dettagli di oltre 10mila tra incidenti, attentati e guasti in volo a partire dal 1952, dimostrano che oggi volare è circa sei volte più sicuro che nel 1980.
«Il momento più pericoloso di un volo è il tragitto da e per l’aeroporto» (Patrick Smith, ex pilota e autore del libro Ask the pilot – Chiedilo al pilota, Fusi Orari).
Sapere che l’aereo è uno dei mezzi di trasporto più sicuri al mondo può comunque non essere sufficiente a sconfiggere l’aviofobia. Meglio allora frequentare qualche corso. Alcuni sono organizzati proprio dalle compagnie aeree, per esempio Alitalia e Lufthansa. Vediamoli in dettaglio.
Il corso Alitalia si svolge varie volte l’anno, negli aeroporti di Roma Fiumicino e Milano Linate. Dura due giorni (sabato e domenica): si affronta l’argomento della paura di volare dal punto di vista psicologico, si fanno esercizi di rilassamento, un pilota spiega il funzionamento degli aerei. Si può anche fare un volo di prova (tratta Roma – Milano e ritorno dopo alcune ore).
Costo: 460 euro (Iva inclusa) che comprendono seminario di base, volo, pranzi, pause caffè e la possibilità di ripetere la parte tecnica del corso. Per gli studenti fino a 28 anni il costo del corso è di 350 euro.
È possibile anche fare richiesta per corsi individuali, in base alle proprie difficoltà ed esigenze personali. Per informazioni, contattare la dottoressa Ilaria Petrini, responsabile del progetto, al numero 06 65632782 (e-mail: petrini.ilaria@alitalia.it).
Il corso Lufthansa si svolge varie volte l’anno, negli aeroporti di Milano e Venezia. Dura due giorni (sabato e domenica). Anche in questo corso si affrontano tematiche psicologiche e si spiega il funzionamento dei velivoli. Nel pomeriggio della domenica, un volo permetterà di provare la ritrovata serenità nell’affrontare l’aria.
Costo: 550 euro (Iva inclusa) che comprendono seminario, documentazione, pause caffè, pranzi, volo dal luogo del corso a un’altra città e ritorno.
Su richiesta, si possono avere anche corsi individuali, della durata di un giorno. È il cliente a scegliere data e luogo. Il coaching si può avere, oltre che in italiano, in lingua inglese, spagnola, svedese, russa e finlandese. È previsto un volo di prova. Costo: 2.300 euro (incluso pranzo, documentazione e volo in business class).
I corsi Alitalia si svolgono dal 1997 e oltre il 90% dei partecipanti alle lezioni ha superato il problema della paura di volare. La Lufthansa, in Europa, ha realizzato più di 1.100 seminari, ai quali hanno partecipato più di 11.000 persone.
Non sono soltanto le compagnie aeree a organizzare corsi per eliminare l’aerofobia. Per esempio Il Piacere di volare, di cui è responsabile lo psicologo torinese Ugo Girotto, ha diverse proposte per chi non riesce a mettere piede sugli aerei. Ci sono seminari individuali (colloqui individuali, seminario di due giorni, assistenza fino alla soluzione del disturbo. Costo: 600 euro, di più se si svolgono in città diverse da Torino), workshop individuali o di gruppo (costo: da 350 a 600 euro). Altrimenti, per superare la fobia si può anche chiedere di essere accompagnati dallo psicologo durante un volo (il compenso è di 400 euro, se si parte da aeroporti del Nord Italia).
Un altro corso privato si tiene all’aeroporto di Thiene (Vicenza), insieme al pilota Sergio Maron. Il seminario si effettua nei fine settimana. Comprende incontri con lo psicologo, lezioni su come è fatto un aereo e come funziona, simulazioni di volo, visita (se libero dalle esercitazioni Nato) al centro radar di Padova – Abano Terme. Infine, un volo vero a bordo di un quadriposto. Il corso individuale costa 800 euro, tutto compreso. Se si divide il seminario con altre due persone, il prezzo è di 500 euro.
Se non si vuole frequentare un corso, ecco alcuni piccoli accorgimenti che possono aiutare a tenere a bada la paura: non scegliere il posto vicino al finestrino; attendere l’imbarco cercando di rilassarsi, magari leggendo un libro; idratare la pelle con salviette umidificate; una volta seduti, respirare profondamente, cercando di non pensare alla lunghezza del viaggio. Aggiunge Luca Evangelisti: «Arrivate allo scalo in anticipo per chiedere il posto nel quale ci si sente più a proprio agio. Avvertite il personale di bordo che si ha paura di volare: vi assisteranno. Evitate di bere alcolici e di prendere ansiolitici se non su ordine del medico. E mai fare un mix delle due sostanze».
Filippa Lagerback ha paura di volare: «Ogni volta che salgo su di un aeroplano, prima di metterci piede busso scaramanticamente tre volte sulla carlinga. Nemmeno io ne conosco la ragione, forse voglio dire all’aereo: “Guarda che sto salendo a bordo, mi raccomando, non fare casini!”».
Il filosofo Paolo Rossi: «Sull’aereo ci sono salito una volta sola. Milano-Londra, biglietto andata e ritorno. Al momento di scendere, mia moglie mi ha detto: “Quando torniamo, sto io dalla parte del finestrino”. “Non ci sarà ritorno”, le ho risposto. La mia avventura nei cieli finì lì: il viaggio verso Milano lo facemmo in treno. Non è paura, piuttosto una sensazione tragica di angoscia e di sospensione nel vuoto».
«Non c’è niente da fare. È più forte di me. Rompo alle hostess. Chiedo di essere messa in prima fila. Chiamo perché mi stiano vicino. Le provo tutte» (Barbara D’Urso).
«Appena chiudono il portellone mi si sommano claustrofobia e vertigine ed è il panico: non posso guardare dall’oblò, non posso vedere le signorine che fanno le mosse del salvagente. Parlo, parlo, parlo. E l’ultima volta Cicciolina, conosciuta in volo, mi ha sorpreso a sfogliare una rivista che era sottosopra» (Enrico Lucherini).
L’ex calciatore olandese Dennis Bergkamp per la paura di volare aveva fatto scrivere sul contratto con l’Arsenal una postilla che lo esonerava dalle trasferte più lontane. Per curarlo la squadra si rivolse perfino a un ipnotizzatore.
Alcuni personaggi che soffrono (o hanno sofferto) di aerofobia: Adriano Celentano, Aretha Franklin, Nino D’Angelo, Margherita Buy, Ambra Angiolini, Muhammad Alì, Anna Magnani, Mara Venier, Gigi Marzullo.