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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

IO MASSACRATA. LA D’ADDARIO E NOEMI FAMOSE

[Intervista a Francesca Zenobi]
«Che alcuni politici vadano a prostitute o a trans non mi stupisce. Quello che mi fa rabbia è che poi, quando vengono scoperti, non si assumono le proprie responsabilità».
Francesca Zenobi, 32 anni, non smette un attimo di parlare mentre sfreccia per le vie di Roma a bordo della sua Bmw Z4 coupé grigia. Capelli lunghi neri, fisico esile («peso 48 chili e sono alta un metro e 68 centimetri») e grandi occhi verdi, tre anni fa era diventata famosa come la «escort del caso Mele» dopo che, la mattina del 28 luglio 2007, finì in ospedale a conclusione di una notte in un albergo della capitale a base di sesso e cocaina con l’ex deputato dell’Udc Cosimo Mele, cinquantenne, pugliese, all’epoca sposato e con la moglie incinta.
Il giorno dopo il parlamentare fece outing e fu indagato per omissione di soccorso (accusa da cui è poi stato prosciolto) e spaccio di sostanze stupefacenti. Travolto dalle polemiche, si dimise dal partito e oggi non è più parlamentare. Alle Provinciali del 2009 ha ritentato l’avventura politica con l’Alleanza di centro e gli è andata male: solo 1.290 preferenze, non è stato eletto. Il 9 settembre Mele tornerà davanti ai giudici per raccontare la sua verità, poi ci sarà la sentenza. Intanto, a metà luglio ha divorziato dalla moglie, che nell’immediatezza dei fatti aveva detto di averlo perdonato.
Francesca Zenobi, invece, all’inizio ha tentato la vita da showgirl: interviste, un calendario sexy, offerte per comparsate in film e Tv. Ma all’improvviso il sipario si è chiuso. Fino a oggi. E a pochi giorni dalla conclusione della vicenda giudiziaria, dice: «Sono certa che al processo verrà fuori la verità. Per questa storia io sono stata massacrata, altre come Patrizia D’Addario e Noemi Letizia, per citarne alcune, sono diventate famose. Ora voglio giustizia e la mia onorabilità».
Perché a lei è andata diversamente?
«Non mi sono fatta strumentalizzare, non mi piaceva che i giornali mi dipingessero come una “volgarona” che voleva solo sfruttare la situazione».
Non era così?
«Dopo la notte con Mele, speravo solo che il mio nome non uscisse fuori. Lui lo ha rivelato alla stampa. Sono stata costretta a rilasciare interviste per difendermi. Ma tutto quello che dicevo mi si ritorceva contro. E alla fine da vittima quale ero, sono stata indagata per estorsione».
Cominciamo dall’inizio. Che cosa è successo la notte tra il 27 e il 28 luglio 2007 all’Hotel Flora di Roma?
«Sono stata male perché non ero abituata alla cocaina. Non avevo mai fatto uso di droghe fino a pochi mesi prima».
Ora dirà che non era neanche una escort?
«Frequentavo la Roma bene di notte da poco. Ero in difficoltà economiche. La società che avevo con un amico – distribuivamo macchinette del caffè – andava male, non sapevo come pagare i debiti».
Non poteva chiedere aiuto a qualcuno?
«Anche i miei erano in difficoltà dopo il divorzio. A 18 anni ho dovuto lasciare gli studi perché papà è andato via di casa. Ero la prima della classe e dopo la maturità classica volevo diventare avvocato».
Invece?
«Per dieci anni ho lavorato. All’inizio come maestra di sostegno in una scuola. Poi sono diventata imprenditrice. Il giorno dello scandalo non era neanche un anno che facevo quella vita».
Come ha conosciuto Cosimo Mele?
«Non è vero, come ha detto lui, che mi sono presentata in un ristorante per abbordarlo senza fargli capire che ero una escort. Lui mi aveva bombardato di telefonate per quattro giorni».
Chi gli diede il suo numero?
«Nessuno di importante».
Mele ha detto che è stato l’ex deputato dell’Udc Tato Greco, indagato a Bari con i fratelli Tarantini nella maxi inchiesta in cui si è scoperto un giro di escort a Palazzo Grazioli. Lo stesso nel cui partito si è candidata Patrizia D’Addario.
«Io Tato Greco non l’ho mai conosciuto. Il mio numero a Mele lo ha dato un suo amico, non famoso, che mi frequentava. E poi perché lui ha fatto questo nome dopo due anni?».
Già, perché?
«Non lo so il perché. Forse perché voleva ricandidarsi in Puglia, forse per lanciare un messaggio a qualcuno. Io so solo che da tre anni cerco di far dimenticare il mio nome, ma lui lo ritira fuori. Anche dopo la vicenda di Piero Marrazzo, Mele è andato in Tv a parlare di me. Perché non mi lascia in pace?».
Lo spieghi lei. Iniziamo da quella notte?
«L’ho raggiunto al ristorante, abbiamo cenato. Mele mi ha detto: “Togliti le mutandine”, e io l’ho fatto. Siamo andati in taxi sotto casa sua, l’ho aspettato in auto leggendo gli sms del mio ragazzo».
Era fidanzata?
«Volevamo un figlio. Ma è finita male».
Torniamo a Mele. Poi che è successo?
«È tornato in macchina e mi ha detto: “Guarda un po’ che ho preso?”. Nella tasca della giacca aveva un contenitore con cocaina (Mele ha smentito di aver portato la droga e averne fatto uso, ndr). Poi siamo andati all’Hotel Flora. Abbiamo fatto sesso per sei ore. Lui voleva che chiamassi degli uomini, ho fatto arrivare un’amica russa. Quando è andata via, io sono stata male e lui non mi ha aiutata».
Le ricordo che Mele è stato prosciolto dall’accusa di omissione di soccorso.
«Ma io stavo male davvero. Lui ha avuto paura, mi diceva: “Così mi rovini”. La cosa più squallida è che si è portato via le mie mutandine, e me le deve restituire».
Chi ha chiamato i soccorsi?
«Mia madre e il mio ex».
Mele ha detto di essere stato incastrato.
«Se avessi voluto incastrarlo, avrei fatto un video come hanno fatto a Berlusconi e a Marrazzo. E poi, con tutte le persone importanti che frequentavo, schermidori, calciatori, cantanti americani, andavo a prendermela proprio con un onorevole semisconosciuto?».
L’ha denunciato per omesso soccorso.
«La denuncia è partita d’ufficio».
E ha tentato di estorcergli 90 mila euro e un contratto in Tv per cambiare versione?
«Hanno scritto che volevo fare il Grande Fratello o L’isola dei famosi, ma volevo solo riabilitarmi. È stato il mio avvocato a consigliarmi di trovare un accordo con Mele e mi ha fatta finire nei guai. Comunque non mi spiego perché l’avvocato dell’onorevole abbia registrato tutto. Ma quello che mi fa più paura è che Mele mi ha querelata per una intervista alle Iene in cui ricostruivo ciò che era successo quella notte. Chiede due milioni di euro. Dove li prendo?».
Non lavora più?
«In questi tre anni ho rifiutato tante offerte. Alcuni editori erano pronti a darmi tanti soldi per un libro, non ho voluto».
Perché mai? La D’Addario l’ha fatto.
«Io voglio star tranquilla. Non mi interessa quel mondo, né arricchirmi così. Vorrei una vita normale, marito, figli. Ora ho un nuovo fidanzato e un pitbull, Adolf. Sto studiando da sommelier, vorrei aprire un ristorante».