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 2010  agosto 25 Mercoledì calendario

PICCOLE SUPERSTIZIONI

Delle amiche mi chiedono se i giocatori sono tutti superstiziosi. «Moltissimo», dico io. Secondo me gli habitué sono persone depresse, per loro il gioco è una liberazione. Il vero giocatore è uno schiavo che non riesce a lasciare la sala neanche dopo 18 ore. Al tavolo sembra felice, dentro di sé ha l’inferno. Va al casinò pensando di vincere e fare regali agli amici, ma si rigioca tutto il giorno dopo. Ho conosciuto un uomo che riservava sempre una spiaggia intera per far abbronzare la sua accompagnatrice, convinto di propiziarsi così una nuova vincita. Un altro arrivava con l’elicottero sulla piazza per poter fuggire subito in caso di vittoria. Ho visto un giocatore mettere la mano nel décolleté vertiginoso della moglie a ogni Rien ne va plus. Un commerciante d’armi viennese prima di giocare faceva fare a una donna incontrata tre minuti prima il bagno nello champagne. I giocatori accarezzano la statua del cavallo di Luigi XV nella hall dell’hotel de Paris convinti che porti fortuna. Una signora mi ha raccontato che il marito all’una di notte, prima di lasciare la camera dell’hotel per andare al casinò, fa portare sul letto una piramide di sale grosso scaccia-spiriti. Un’altra chiama una voyant, una veggente, per sapere che cosa le riserva la fortuna il giorno dopo. Per non parlare di quelli che giocano solo di notte e di giorno fanno mettere tende nere nella loro sontuosa suite con vista a 180 gradi sul mare. Anthony Quinn non amava il verde, De Sica non amava il viola. Queste, mie care, sono le piccole superstizioni dei grandi giocatori.