Il Sole 24 Ore 18/8/2010;, 18 agosto 2010
QUANTO PESA LO SHOCK DELL’OFFERTA AGRICOLA
Gli scettici sono sempre tanti. Causato dall’uomo o da grandi cicli meteorologici, il riscaldamento globale è però una realtà innegabile, al punto da rendere in ogni caso necessarie politiche per limitarne gli effetti. Anche i grandi investitori iniziano ora a valutarne le conseguenze, e se gli esperti calcolano che, questo secolo, ci sarà una probabilità superiore al 90% di una maggiore frequenza di ondate di caldo e di pesanti piogge e una del 66% di un’estensione delle aree soggette a siccità, le preoccupazioni aumentano.
Gli effetti sulla produzione agricola del riscaldamento globale non sono chiarissimi: c’è chi sostiene che l’anidride carbonica abbia effetti fertilizzanti. Anche così, la Hsbc nella sua ricerca «Wheat’s up»ha però calcolato - per i paesi del G-20 - un calo del 4,1% della produzione di cereali entro il 2020; ritmo che sale all’8,7% se gli effetti benefici del CO2 non dovessero manifestarsi.
Tenuto poi conto delle tendenze demografiche, la produzione pro capite potrà scendere tra l’11,9% e il 16,1 per cento.
Dal punto di vista economico e finanziario, lo shock avviene "sul lato dell’offerta" e ha un carattere strutturale, di cui bisognerà tener conto.
Diverso, ma anch’esso duraturo, sarà l’effetto del fungo Ug99, che ha colpito le coltivazioni di grano in Africa: dall’Uganda, dove è stato scoperto nel ’99, si è poi diffuso dal 2007 in Etiopia, Sudan e Yemen diventando sempre più virulento.