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 2010  agosto 18 Mercoledì calendario

STORIA D’ITALIA IN 150 DATE

15 luglio 1938
La grande vergogna
I giornali pubblicano «Il Manifesto della Razza», firmato da un gruppo di «studiosi» fascisti, dove si afferma che esiste una razza italiana, che questa razza è ariana e risale a un migliaio di anni, dai Longobardi in su. Praticamente nessuno in Italia ci ha mai pensato, l’idea di questo purissimo sangue nazionale non abita nelle nostre menti, ma tutti capiscono che è suonata l’ora dell’antisemitismo alla nazista. Gli ebrei in Italia sono circa 40 mila e sono perfettamente integrati. Molti hanno combattuto con onore nella Grande Guerra, molti hanno aderito al fascismo. Ma le disposizioni che li riguardano si succedono di mese in mese, accumulando i divieti: gli ebrei non potranno insegnare nelle nostre scuole, né sposarsi con noi purissimi ariani, né possedere fondi, case, attività commerciali, né ricoprire cariche pubbliche. Ognuno di questi decreti è firmato da Mussolini e promulgato dal Re. Sono le «Leggi razziali». Gli ebrei più pessimisti o lungimiranti non credono alle poche scappatoie concesse dal regime. Chi può se ne va all’estero come Fermi e Segrè (e Einstein si dimette dall’Accademia dei Lincei). Altri fanno finte vendite dei loro averi a prestanome, altri rivendicano invano i loro meriti di patrioti. La Chiesa non prende una posizione ufficiale. Da sempre ha perseguitato, accolto, sfruttato, talvolta torturato quelli che considera i «deicidi», ma è indifferente alla questione del purissimo sangue. Del resto la parola ghetto è pur sempre italiana, «fonderia» in veneziano. Alcuni vescovi si espongono dal pulpito, altri tacciono, uno riesce a intercedere, invano, presso Mussolini. I soccorsi non mancano, ma sempre sotto traccia, senza compromettere le massime gerarchie. Si fa intanto largo la figura di Giovanni Preziosi, l’unico autentico antisemita. Preziosi ripubblica nel ’38 i «Protocolli dei Savi di Sion», un documento fabbricato dalla polizia segreta zarista, e fonda e dirige diversi «fogli» con ammirati riferimenti alla politica razziale di Hitler. Dopo l’8 settembre si installa nei dintorni di Salò dove continua la sua battaglia contro la congiura giudaico massonica. Il Duce lo riceve spesso e mal gliene incoglie perché Preziosi è temutissimo dai suoi stessi camerati come iettatore. Morirà spiaccicato nell’aprile del ’45 buttandosi da una finestra di corso Venezia a Milano.
Quando le leggi razziali vengono abrogate, comincia una serie interminabile di contenziosi sui beni trafugati degli ebrei in fuga, di cui gli eredi reclamano la restituzione. Chi ha avuto ha avuto, chi dato ha dato, scordiamoci il passato, dice la canzone; ma è impossibile scordarsi di quella che per molti è la più ributtante vergogna del fascismo e della monarchia.