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 2010  agosto 18 Mercoledì calendario

BASTA CON LA STORIA DELLA SEDUTTRICE FATALE LUI DEVE PRENDERSI LE SUE RESPONSABILITA

Basta con questa storia della seduttrice fatale, non se ne può più, sarebbe stato fantastico che un Cossiga ancora dei tempi d’oro potesse picconare la sua su questa ridicola saga del politico maturo stregato dalla ragazza rampante con famiglia avida al seguito, e da lei portato al vituperio e alla rovina senza rendersi conto se non quando l’abisso si spalanca davanti agli occhi bendati fino ad allora dalla passione. Solo nel nostro Paese, il bel paese nel quale la responsabilità dell’individuo e il libero arbitrio sono nemici capitali, da metter mano alla pistola, può succedere che sia meglio essere o essere definito un coglione piuttosto che un mascalzone. Certe cronache di Repubblica sulle sofferenze dell’uomo ingannato che tutto scopre a un tratto, ma anche certi racconti spietati e volgarotti come quelli fornitici da Vittorio Sgarbi sulle alcove capitoline, fanno rabbrividire, soprattutto, passato il fastidio, sono inverosimili.
Non mi muove femminismo sopravvissuto, la Seconda Repubblica mi ha vaccinato da qualunque impegno residuo, e di signorine rampanti vedo frequentati gli scranni dei deputati, i salotti cosiddetti buoni, le feste pubbliche, le tv pubbliche e private, le ambasciate, e via scendendo. Provatevi a cercare nel resto del Primo mondo le mise scollacciate, i mini tubini, lo smanicamento perenne, la tetta gonfiata con lo zigomo nel weekend, che affligge le nostre sedi istituzionali fin dal primo mattino, non ne troverete. Dunque in Italia la prevalenza della signorina intraprendente è sancita da lunga pezza, resta famosa una frase attribuita a Denis Verdini da un deputato trombato alle ultime elezioni , e dal coordinatore del Pdl sempre smentita, eppure straordinariamente verosimile: «Te non c’hai le poppe», e tutto fu spiegato. Non che le grigie burocrati o le magistratine dalla penna rossa che affliggono la sinistra fossero, siano, migliori, è che non contano niente allo stesso modo, le rifatte e le dimesse.
Ci tocca invece sentire che una fanciulla sia pur intraprendente, sia pur in carriera da una decina di anni, graziosa ma non la Garbo, è stata in grado di truffare prima una vecchia volpe rotta a tutto come Luciano Gaucci, poi un politico di lunga lena che ha digerito di tutto come Gianfranco Fini.
Il primo si sarà di certo guardato allo specchio e ascoltato parlare, avrà ben saputo quali fossero i suoi limiti di seduzione, e ha scelto di accompagnarsi gradevolmente, dunque ora potrebbe risparmiarci la parte, peraltro taciuta a lunga, del manipolato.
Ma è sul presidente della Camera che la pratica del "cerche la femme", che sua sarà la colpa di tutto, si è accanita. L’uomo negli ultimi anni ha cambiato idea praticamente e legittimamente su tutto, si è scocciato di un partito che aveva cofondato perché non ne poteva più di quello che possedeva, ha, con il contributo di un gruppo di sodali, progettato consapevolmente un progetto politico alternativo a Silvio Berlusconi, strutturando questo cambio di linea e di percorso con interventi diretti e indiretti, prese di posizione, persino qualche libro e libretto, e di tutto questo sarebbe responsabile la sua nuova compagna? Perché è così che la raccontano, la storia di un cinquantacinquenne che si invaghisce della ragazza escort, la mette incinta, lascia la moglie, cambia vita, e dalla nuova compagna si fa talmente raggirare che siccome lei è sinistrorsa e le piace la Bonino, lui pure si fa sinistrorso e si piacere la Bonino. Nel frattempo la di lei famiglia tramesta, fa contratti in Rai, occupa case del partito, e lui non ne sa niente.
Vedete come è grottesco anche a leggerlo? È pur vero che a propalare la leggenda ci ha pensato anche lui, Gianfranco Fini, che si è messo a parlare di disappunto a proposito dell’appartamento di Montecarlo, insomma di sé stesso come di uno sprovveduto. Ma questo fa parte del costume nazionale, non ci cascate, qualunque sia la verità, lo ha visto protagonista consapevole.