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 2010  agosto 18 Mercoledì calendario

LA FACCIA DURA DEI PRETI

Anche voi, come me, sbuffate quando in chiesa si pronuncia la parola “accoglienza”? È difficile, perfino nelle messe più mistiche, che si riesca a concludere un’omelia o una preghiera dei fedeli senza tirare in ballo la stramaledetta, straretorica e non tanto evangelica come si pensa (questo aspetto lo affronto dopo) parolina.
La notizia che i frati di Mestre hanno deciso di non pronunciarla più è quindi musica per le mie orecchie. La notizia è la seguente: esasperati dai balordi, ubriaconi e violenti, che bivaccano giorno e notte sotto il portico della loro chiesa, i cappuccini hanno deciso di chiudere il sagrato con una cancellata. Apriti cielo! E la famosa accoglienza? In verità i fraticelli avevano cominciato porgendo l’altra guancia, soccorrendo e sfamando per anni chiunque bussasse alla porta del convento, anche i meno simpatici.
Poi la situazione si è fatta insostenibile perché i diseredati sono cresciuti in quantità e diminuiti in qualità. In mensa sono cominciate le risse e il portico è stato degradato a pisciatoio e attraversarlo è ora una penitenza supplementare (e forse anche un rischio) per chi va a confessarsi. «Una volta non era così, il povero non era cattivo e invadente, si vergognava», spiega il capo dei volontari al Gazzettino di Venezia. Certo, nel frattempo il pudore è morto, il letto è stato portato non in piazza ma addirittura in televisione e se i ricchi e famosi sono osceni perché mai i poveri e ignoti dovrebbero essere beneducati? Seguendo l’esempio di chi? In passato i frati hanno chiesto aiuto a Cacciari, dimostrando fede e speranza un tantino malriposte: il sindaco-filosofo è sempre stato molto a suo agio con le parole mentre con i fatti non ha mai avuto un buon rapporto.
Guai irrisolti
Se in tredici anni di amministrazione non è riuscito a risolvere il problema dei piccioni di Piazza San Marco, per venire a capo dei piscioni di Mestre forse gli servivano tredici secoli. Perfettamente inutile rivolgersi al sindaco attuale, un placido signore eletto perché dava garanzie di non scontentare
nessuno e perciò di non far nulla, se non accompagnare Venezia a un’estinzione senza scosse. Meglio, come sempre, tornare al Vangelo, dove fra l’altro la parola “accoglienza” non compare mai.
Fa capolino altrove, e raramente, e non nell’accezione maneggiata come una bacchetta da chi vuole insegnare ai cristiani a essere cristiani. San Paolo chiede di accogliere benevolmente i fratelli in Cristo ovvero persone che si presentano con la voglia di dare e non
solo di ricevere. Gesù esorta ad amare i propri nemici? Certo, nel senso che bisogna cercare la conversione anche delle persone più lontane e più ostili.
Perle ai porci
Ma se questa disgraziatamente non avviene? «Non gettate le vostre perle ai porci», dice nel Discorso della Montagna. «Non date le cose sante ai cani». E ancora, rivolto agli apostoli: «Se qualcuno non
darà ascolto alle vostre parole, scuotete la polvere dai vostri calzari». Sono grandi lezioni di realismo che i seguaci del Vangelo secondo Me, un vangelo che nessuno ha scritto ma che in molti sono convinti di avere letto, preferiscono ignorare.
Preferiscono prendersela coi frati, accusarli di scarsa dedizione, loro che se incontrassero per strada Josef il Polacco, alcolista poco socievole cronicamente appostato davanti alla chiesa, sarebbero i primi a cambiar marciapiede.
Non sarà un bel vedere, la cancellata di Mestre, ma avrà una funzione educativa: mostrerà che un sagrato è, come da etimo, sacro, e che per calpestarlo bisogna non dico rispettare il Decalogo ma almeno provarci.