Nicola Lombardozzi, la Repubblica 18/8/2010, 18 agosto 2010
RUSSIA, ADDIO AL COPECO LA MONETINA DEL POPOLO
Mosca - A fine 800, Anton Cechov ve ne avrebbe dati dieci per ogni aneddoto che potesse ispirargli un racconto. Avreste potuto comprarci un litro di buona birra tedesca. Più tardi, in epoca sovietica, con la stessa cifra avreste potuto comprare ben due biglietti per la metropolitana di Mosca, o un pacchetto di pessime sigarette di Stato, o farci una rapida colazione al bar. Ma adesso il piccolo, sempre più inutile copeco serve solo a ingombrare le tasche o a costruire improbabili souvenir che non piacciono nemmeno ai turisti. Per questo la Banca centrale di Russia ha deciso di decretarne la fine. Ucciso dall´inflazione, il centesimo di rublo sparisce per sempre dopo quasi cinquecento anni di storia. Lascia decine di proverbi immortali, infinite citazioni letterarie, perfino qualche monumento. E una serie di conii diversi con aquile dei Romanov, falci e martello, rievocazioni di grandi battaglie, che già scatenano la caccia dei numismatici.
Da almeno tre anni il governo pensava di abolire una moneta ormai senza senso. La remora era una sola, messa per iscritto alla fine di tutte le relazioni chieste ai vari esperti in materia: «È la monetina più amata dai russi, la sua eliminazione non sarebbe gradita». Ma in questa estate di incendi e disastri economici l´esigenza è diventata più pressante. Al cambio di ieri, il valore di un copeco corrispondeva a 0,025 centesimi di euro, e le previsioni indicano solo ulteriori peggioramenti. Per realizzare una moneta da 5, la zecca di Stato spende 72 copechi. Una follia che ha fatto scattare la decisione: da ottobre spariranno dalla circolazione le monete da 1, 5, 10 copechi. A parziale consolazione, saranno coniate ancora quelle da 50, il mezzo rublo, inutili anch´esse ma buone se non altro a diversificare i prezzi.
Inventato da Galina Glinskaja, la madre di Ivan il Terribile, che nel 1535 realizzò una delle più importanti riforme monetarie d´Europa, il copeco deve il suo nome alla lancia di San Giorgio che infilza il drago, il simbolo di Mosca, coniato su una delle due facce. Kopio´, in russo, significa appunto lancia. Fu subito la moneta del popolo, che faceva i conti in copechi non potendo nemmeno immaginare le cifre in rubli. Del resto, come dice uno dei proverbi più popolari di Russia: un copeco ti salva un rublo e anche ai ricchi piace avere un copeco in più. Un inno al risparmio che Gogol fa ripetere al suo Cicikov, il protagonista de "Le anime morte", ossessionato dagli insegnamenti del padre: metti da parte ogni copeco, raccoglierai una fortuna, potrai riuscire a fare tutto quello che vorrai.
Il potere del soldino ha affascinato per secoli un popolo costretto a pensare in piccolo, umiliato da salari bassissimi. Sempre Cechov, che veniva pagato 8 copechi a riga per scrivere su un giornale satirico, annotò con amarezza che le donne addette al trasporto dei mattoni in uno stabilimento presso Mosca, ricevevano 25 copechi per oltre 12 ore di duro lavoro. Pochi anni dopo, nel 1911, il poeta Vladimir Majakovskij fece salti di gioia alla notizia di una paga di 50 copechi al giorno per scrivere i suoi versi.
Una moneta per poveri che adesso nemmeno ai poveri serve più. Un contadino di Novosibirsk, che aveva cominciato dieci anni fa svuotandosi le tasche in un agolo della cucina, ha pian piano raccolto cinque milioni di monetine da uno: poco più di 1.200 euro. Ha pensato di farne un gigantesco mosaico a forma di moneta da offire al comune. Ma pesa sette tonnellate e mezzo. Serve un finanziamento. In euro.