Marco Neirotti, La Stampa 18/8/2010, pagina 1, 18 agosto 2010
Nascondeva i suoi quadri, diventerà famoso - La bella villa nella curva, imponente ma stanca, pareva a molti una casa da week end
Nascondeva i suoi quadri, diventerà famoso - La bella villa nella curva, imponente ma stanca, pareva a molti una casa da week end. La gente di Villa San Nicolao - una quindicina di chilometri da Biella, 1200 abitanti sparsi in più frazioni - conosceva di vista la signora Flavia, che usciva di quando in quando per qualche commissione, qualche spesa. Non invece il marito, Pordenone Montanari, gentiluomo che oggi ha 73 anni e si è trasferito con la consorte nel suo Friuli. Pordenone Montanari, silenzioso sconosciuto per una vita, ora è un momento alto e improvviso dell’arte. Si sta allestendo a Londra una mostra internazionale con una parte della sua produzione di quadri e sculture, oltre 500 lavori dal dopoguerra a oggi, rimasti discreti e ignoti nella casa fuori Biella e ritrovati, per un contratto di compravendita, dall’indiano Raja Khara, che li ha sottoposti allo storico dell’arte inglese Edward Lucie-Smith. Il Guardian annuncia l’evento, accostando l’artista a Cèzanne e Bracque, Picasso e Bacon. Con un nome di battesimo lasciato al vento e sostituito con le origini, l’uomo garbato ma invisibile in diciotto anni si dice sia uscito dalla villa della curva soltanto sei volte. Non autorecluso, non depresso, anzi vitalissimo, con dedizione immerso nel lavoro: pittura, scultura, poesia, narrativa. Senza cercare confronti, critici, mercanti, guadagni. Ora lo stanno per celebrare grazie a un cartello che non ha né dipinto né scritto lui: «Vendesi». Nato a Pordenone nel 1937, Montanari studia a Brera all’inizio degli Anni ‘60. Nel 1967 è a Parigi. Il primo grande artista con cui intrattiene rapporti è Orfeo Tamburi. Nel 1973 incontra Guttuso. Lui dipinge, scrive, la moglie Flavia lavora in banca. E’ il 1990 quando avviano insieme, delicatamente, questa di lui clausura spirituale e lavorativa, spiegata in un librone nero che non si apre e che accompagna il catalogo della mostra. Sulla pagina buia è scritto fra l’altro: «Per diciotto anni porta chiusa» e poi: «L’atto della creazione è la vera ragion d’essere dell’artista». Forse la casa nella curva si è fatta stretta. Lui e Flavia decidono di tornare alle origini, al Friuli che sempre si fa sentire, anche attraverso il dialetto, nella sua poesia. E così appare il cartello «vendesi», che incuriosisce l’indiano Raja Khara. Come ci capita Raja? Ha sposato Cinzia, originaria di Pettinengo, a due passi di qui, viene spesso con lei dai suoceri. E passando per la curva è incuriosito. Racconta Cinzia: «Era un sabato, vide la scritta e mi disse: domani andiamo a vederla. Qui, in questo splendido angolo di Piemonte, cambia la vita». Aveva intuito bene il fascino della dimora, ancora non ne conosceva l’interno: «Una quantità enorme di opere, molte accatastate, un disordine artistico limpido». Si è cominciato a riordinarle, è nata l’idea del grande lancio internazionale partendo da Londra. E, intanto procedono i lavori di ristrutturazione della casa, ma non fini a se stessi. Il progetto è risistemare una casetta-studio per i ritorni dell’artista e inglobare il giardino di fronte, dall’altra parte della strada provinciale, coperto da giochi delle siepi di bosso, e adibirlo a mostre di nuovi artisti da proporre alla critica e al mercato. Il passo dall’arte alla burocrazia è inevitabile. Raja Khara ha chiesto di «dismettere» la provinciale, in pratica cancellarla, ma si è impegnato a ricostruire qualche centinaio di metri più sotto il nuovo tracciato, ripristinare il collegamento come nulla fosse. Il sindaco Raffaele Micheletti - una vita di carriera negli Stati Uniti e a Hong Kong - è favorevole a iniziative che portino cultura e lustro al paese, la questione però diventa di consigli comunali, permessi, pratiche. Intanto Pordenone Montanari prosegue il lavoro, anche letterario, dopo i romanzi e racconti di «Letto a letto», «Il ragazzetto», «AddestrandoMi da solo nel mestiere di scrivere». E le poesie pervase dalla sua terra, dalle immagini, dallo spirito: «No’ solo de lavri piturai / E de basi / La vita xé fata / E nemmeno di sole / Illusioni, / Il tenero seme / della gioia che geme».