MARIA VITTORIA GIANNOTTI, La Stampa 18/8/2010, pagina 18, 18 agosto 2010
Zoo Italia, dopo la pantera scatta la caccia alla tigre - Se non fosse che qualcuno rischia di finire sbranato, verrebbe da pensare che la tigre avvistata nei giorni scorsi nei boschi intorno alla Rufina, a Firenze, sia un’attrazione itinerante che percorre in estate le foreste del Belpaese
Zoo Italia, dopo la pantera scatta la caccia alla tigre - Se non fosse che qualcuno rischia di finire sbranato, verrebbe da pensare che la tigre avvistata nei giorni scorsi nei boschi intorno alla Rufina, a Firenze, sia un’attrazione itinerante che percorre in estate le foreste del Belpaese. Tutti terrorizzati all’idea di trovarsi davanti al predatore originario della giungla indiana, ma al tempo stesso elettrizzati dalla prospettiva di un safari fuori programma. La tigre che in queste ore sta mobilitando 60 uomini, tra carabinieri e guardie forestali, impegnati a battere palmo a palmo le campagne toscane pare proprio una reincarnazione della pantera fotografata a Palermo all’inizio di luglio, o del felino nero che, nel 2000, nei boschi torinesi intorno a Superga, mobilitò l’Esercito. Ma finora, a memoria d’uomo, nessuno di questi avvistamenti ha mai prodotto risultati. Nessuno, insomma ha concluso i suoi giorni nelle fauci dei felini. E se le pantere, i leoni e le tigri avvistati negli anni passati da spaventatissimi cercatori di funghi o da signore amanti delle passeggiate nella natura davvero esistevano, sono ancora ben nascoste nei boschi. Perché nessun safari, in Italia, si è mai concluso con una cattura. Il rituale dell’avvistamento è sempre lo stesso. Qualcuno dà l’allarme, gli altri confermano. La Rufina, da questo punto di vista, non fa eccezione. Lunedì un cercatore di funghi, un pensionato di 74 anni di cui nessuno ha motivo di dubitare, si è trovato davanti la tigre. Sotto choc, e incolume, ha dato dare l’allarme ai carabinieri. Che, inevitabilmente, hanno preso la cosa sul serio. Anche perché le testimonianze, tutte ritenute «attendibili», si sono moltiplicate. Una villeggiante, anche lei assolutamente credibile, ha raccontato di aver visto un enorme felino - con striature gialle e nere sul manto - balzare con agilità giù da un muretto nel cortile dietro casa. Poi un altro signore ha spiegato di aver sentito, due notti fa, uno strano ruggito, a cui sul momento non aveva dato peso, ma che adesso assume tutt’altro significato. Stessa cosa, più o meno, è capitata al cognato che giorni addietro, nel terreno reso umido dalla pioggia, aveva scorto l’impronta di un enorme felino, che ora non è più visibile. E allora non resta che cercare le prove dell’esistenza di questa tigre, di cui nessuno - circhi o allevatori - ha comunque denunciato la scomparsa. Ieri mattina all’alba si è alzato un elicottero. Poi sono partite le unità cinofile, la polizia provinciale e decine di volontari. Infine dato che il tradizionale fiuto dei cani potrebbe non essere sufficiente a scovare il micione - ribattezzata Kabir, come l’attore del mitico Sandokan - si è fatto ricorso anche alla tecnologia. I sentieri sono stati tappezzati di piccole telecamere che si attivano grazie a fotocellule molto sensibili: la speranza è che l’occhio elettronico riesca a carpire un primo piano della belva. Qualcuno ha pensato di prenderla per la gola: appetitosi cosciotti di cinghiale sono stati posizionati in grandi gabbie. E vediamo se questa è la volta buona.