Morya Longo, Il Sole 24 Ore 18/8/2010;, 18 agosto 2010
ALLARME RATING SUGLI USA
Non è l’annuncio di un declassamento. Ma forse potrebbe essere la sua anticamera. L’agenzia di valutazione Moody’s ha nuovamente rotto il tabù del super- rating di Stati Uniti e Gran Bretagna. Pur confermando la loro "Tripla A" (voto che indica massima affidabilità nel rimborso del debito pubblico), l’agenzia americana ha sentenziato che la «distanza dal declassamento» si è ridotta. Insomma: non ora, non domani, ma forse dopodomani anche Usa e Gran Bretagna potrebbero perdere il voto più alto. Motivo: troppi debiti pubblici e poca crescita. Per la Gran Bretagna Moody’s scrive che, in caso di ulteriori problemi bancari e di nuovi salvataggi pubblici, «il deficit potrebbe risultare in futuro non più congruo con la Tripla A». Per gli Stati Uniti mette nero su bianco che «dopo questo anno fiscale, la gestibilità del debito si deteriorerà». Più solidi, invece, i conti pubblici di Germania e Francia: anche loro hanno sofferto la crisi, ma la «distanza» dalla possibile perdita della "Tripla A" – pur ridotta – resta maggiore.
La notizia, diffusa ieri da Moo-dy’s, potrà anche sembrare acqua fresca. In effetti tanti economisti da tempo ritengono insostenibile il rating di "Tripla A" per paesi come gli Stati Uniti, che hanno un debito (se si somma quello federale con quello degli stati e quello delle agenzie dei mutui) calcolato fino al 140% del Pil. Ma acqua fresca non è: gli Usa restano tutt’ora un punto di riferimento per i mercati internazionali, tanto che i loro titoli di stato offrono rendimenti ai minimi storici. Il fatto che un’agenzia di rating – per di più statunitense – ipotizzi anche lontanamente un declassamento del rating, significa che gli Usa potrebbero in futuro perdere questa leadership.
Il ragionamento di Moody’s è lineare. Parlando di tutti i paesi con rating di "Tripla A" (Francia, Germania, Gran Bretagna e Usa), mette in evidenza le loro debolezze. Il primo problema, per tutti e quattro, ha un nome di sole tre let-tere: Pil. Fino ad oggi la crescita di questi paesi è stata in gran parte supportata dagli stimoli governativi. Ma se ora la politica fiscale deve tirare la cinghia, il risultato sarà uno solo: «Crescita inferiore del Pil». E questo, associato alla riduzione delle entrate fiscali, peserà sui conti pubblici. Dunque sull’affidabilità creditizia. Cioè sul rating.
L’altra sfida riguarda la capacità futura di raccogliere capitali emettendo titoli di stato a bassi tassi d’interesse.Questi paesi (soprattutto Usa, Francia e Germania) godono dello status di «porto sicuro ». È così da sempre. «Eppure – scrive Moody’s – questo status non è estraneo alla politica fiscale e alla sua credibilità». Ecco che, proprio ora che tutti questi paesi devono mettere in piedi misure di austerità di bilancio, aumenta la loro vulnerabilità a eventuali «shock sui tassi d’interesse ». «Alcuni governi, come quello Usa, sono particolarmente esposti a questo rischio», scrive Moody’s. La ricetta di Moody’s è chiara: per mantenere la "Tripla A" a lungo, questi paesi dovranno affrontare le riforme strutturali per «ridurre le spese» e «aumentare l’attività economica senza stimoli».
Se le sfide sono uguali per tutti, diverso è il loro punto di partenza: Germania e Francia appaiono più solide di Stati Uniti e Gran Bretagna. La Germania vanta una buona ripresa economica (non guidata da distorsioni del debito) e un forte status di «porto sicuro »: il suo debito-Pil all’82% nel 2011 appare dunque sostenibile a Moody’s. La Gran Bretagna soffre invece di più, a causa del rallentamento economico e del deficit di bilancio. Il paese dovrà adottare politiche fiscali severe, ma nuovi problemi al settore bancario – e i relativi salvataggi pubblici – potrebbero pesare sul rating. Stesso discorso per gli Usa, che – secondo Moody’s – potrebbero perdere la "Tripla A" nel peggiore degli scenari tra il 2012 e il 2013. La situazione più difficile è in Spagna, dove il rating (ancora di "Tripla A") è già sotto revisione per un declassamento.