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 2010  agosto 18 Mercoledì calendario

INTERVISTA LUIGI CORIONI

«Io e il mio Brescia per sempre in Serie A E poi con Baggio...» -
Presidente Corioni, do­po 5 anni di sofferenza il suo Brescia è tornato in se­rie A. Per restarci quanto?
«Per sempre o per almeno 50 anni. Basta penare, su e giù, con tutti i problemi eco­nomici che comportano pro­mozioni e retrocessioni».
Cosa fare allora per dare sostanza e continuità alle rondinelle?
«Un’infinità di cose, a co­minciare dalle scelte dei gio­catori. Perché in tanti si offro­no, ma sono le seconde linee, invece le prime scelte fino all’ ultimo si fanno sospirare. È sempre la solita questione di soldi».
Soddisfatto della campa­gna acquisti del Brescia?
«Non del tutto. Bene l’arri­vo del greco Kone, benissimo il portiere Sereni per me se­condo solo a Buffon, ma ora voglio dall’Empoli il brasilia­no Eder. Con lui al fianco di Caracciolo e Possanzini pos­siamo far tremare qualsiasi difesa».
Per i bookmaker il primo tecnico ad essere sostitui­to sarà il suo, Beppe Iachi­ni, e tutti sanno che lei è un mangia-allenatori.
«Non credo proprio. Iachi­ni è un grande lavoratore e go­de della mia stima incondi­zionata. Ha la testa per miglio­r­are e si fermerà a lungo a Bre­scia.
E se lo dico io che ho avu­t­o big come Lucescu e Mazzo­ne… ».
A proposito di grossi no­mi, lei avrebbe voluto ri­portare Roberto Baggio a Brescia. Perché non c’è riu­scito?
«Intanto non è detta anco­ra l’ultima parola. Lasciamo­gli fare questo percorso tecni­co con la Federazione, poi si vedrà. Quando gliel’ho pro­posto mi ha chiesto tempo perché voleva ancora pensar­ci e andare a caccia, la sua grande passione. Ma un gior­no lo porterò a Brescia».
Vent’anni di presidenza del Brescia, quest’anno pe­rò ha rischiato di non farce­la con la sconfitta a Pado­va nell’ultima giornata.
«Dei miei ultimi 5 anni tra i cadetti, è stata la stagione più travagliata perché avevamo in mano la promozione diret­ta e l’abbiamo vista davvero brutta. Sapesse che strigliata ho dato alla squadra, o si an­dava in A o li mandavo tutti tra i dilettanti».
Lei ha 73 anni e ha sconfit­to il male del secolo, ha mai pensato di mollare?
«Ho vissuto sì brutti mo­menti, sono uscito quasi in­denne dalla malattia e sono pieno di vitalità. Tutto questo grazie al calcio, mi sento an­cora un ragazzino e basta guardarmi per darmi almeno quindici anni di meno (e giù una bella risata, ndr). E poi co­me lasciar perdere tutto, con gli enormi impegni finanzia­ri da dover rispettare? Ho coinvolto anche imprendito­ri importanti, gente con di­sponibilità economica che io non avrò mai, solo che quan­do­sentivano i costi tutti si spa­ventavano e scappavano via. E pensare che se nell’ultimo ventennio non ho mai guada­gnato, ora con la nuova serie A, rimanendoci almeno 3/4 anni, con i nuovi proventi del­le televisioni, si può fare un bel business».
Ma questo calcio le piace ancora?
«Sì e no. Penso ad Abete e Petrucci, che pure sono due amici, ma non hanno la forza di dirigere lo sport, si limita­no a fare gli esattori. Mi è sim­patico Cellino, estroverso co­me pochi; Zamparini è un amico, Galliani lo era e non condivido il modo in cui agi­sce. Quanto ai giovani, pove­ra Italia, se penso che i due ita­liani più in forma, Cassano e Balotelli, sono stati lasciati a casa ai mondiali. Meno male che ora Prandelli li ha recupe­rati ».
Che campionato sarà il prossimo?
«Interessante, con la Juve così cambiata e l’Inter senza il Fenomeno in panchina. Poi ci sono le solite: Roma, il Milan sempre più anziano, Sampdoria, Palermo e Ge­noa ».
E il Brescia?
«Noi punteremo alla Cham­pions o all’Europa league. Ma, comunque, mi acconten­to anche della salvezza».
Lei ama ripescare i cam­pioni come Baggio e Guar­diola. È vero che ha pensa­to di prendere Riquelme?
«Ci ho seriamente pensato, ma il rischio era troppo gros­so. Già ho l’impegno dello sta­dio-Rigamonti che ormai è ob­soleto.
I politici parlano tan­to di farne uno nuovo ma nul­la si muove».
In società è entrato suo fi­glio Fabio… prossimo pre­sidente?
«Faccia la gavetta perché per i prossimi 50 anni sarò an­cora io il numero uno».