Gian Piero Scevola, il Giornale 18/8/2010, pagina 33, 18 agosto 2010
INTERVISTA LUIGI CORIONI
«Io e il mio Brescia per sempre in Serie A E poi con Baggio...» -
Presidente Corioni, dopo 5 anni di sofferenza il suo Brescia è tornato in serie A. Per restarci quanto?
«Per sempre o per almeno 50 anni. Basta penare, su e giù, con tutti i problemi economici che comportano promozioni e retrocessioni».
Cosa fare allora per dare sostanza e continuità alle rondinelle?
«Un’infinità di cose, a cominciare dalle scelte dei giocatori. Perché in tanti si offrono, ma sono le seconde linee, invece le prime scelte fino all’ ultimo si fanno sospirare. È sempre la solita questione di soldi».
Soddisfatto della campagna acquisti del Brescia?
«Non del tutto. Bene l’arrivo del greco Kone, benissimo il portiere Sereni per me secondo solo a Buffon, ma ora voglio dall’Empoli il brasiliano Eder. Con lui al fianco di Caracciolo e Possanzini possiamo far tremare qualsiasi difesa».
Per i bookmaker il primo tecnico ad essere sostituito sarà il suo, Beppe Iachini, e tutti sanno che lei è un mangia-allenatori.
«Non credo proprio. Iachini è un grande lavoratore e gode della mia stima incondizionata. Ha la testa per migliorare e si fermerà a lungo a Brescia.
E se lo dico io che ho avuto big come Lucescu e Mazzone… ».
A proposito di grossi nomi, lei avrebbe voluto riportare Roberto Baggio a Brescia. Perché non c’è riuscito?
«Intanto non è detta ancora l’ultima parola. Lasciamogli fare questo percorso tecnico con la Federazione, poi si vedrà. Quando gliel’ho proposto mi ha chiesto tempo perché voleva ancora pensarci e andare a caccia, la sua grande passione. Ma un giorno lo porterò a Brescia».
Vent’anni di presidenza del Brescia, quest’anno però ha rischiato di non farcela con la sconfitta a Padova nell’ultima giornata.
«Dei miei ultimi 5 anni tra i cadetti, è stata la stagione più travagliata perché avevamo in mano la promozione diretta e l’abbiamo vista davvero brutta. Sapesse che strigliata ho dato alla squadra, o si andava in A o li mandavo tutti tra i dilettanti».
Lei ha 73 anni e ha sconfitto il male del secolo, ha mai pensato di mollare?
«Ho vissuto sì brutti momenti, sono uscito quasi indenne dalla malattia e sono pieno di vitalità. Tutto questo grazie al calcio, mi sento ancora un ragazzino e basta guardarmi per darmi almeno quindici anni di meno (e giù una bella risata, ndr). E poi come lasciar perdere tutto, con gli enormi impegni finanziari da dover rispettare? Ho coinvolto anche imprenditori importanti, gente con disponibilità economica che io non avrò mai, solo che quandosentivano i costi tutti si spaventavano e scappavano via. E pensare che se nell’ultimo ventennio non ho mai guadagnato, ora con la nuova serie A, rimanendoci almeno 3/4 anni, con i nuovi proventi delle televisioni, si può fare un bel business».
Ma questo calcio le piace ancora?
«Sì e no. Penso ad Abete e Petrucci, che pure sono due amici, ma non hanno la forza di dirigere lo sport, si limitano a fare gli esattori. Mi è simpatico Cellino, estroverso come pochi; Zamparini è un amico, Galliani lo era e non condivido il modo in cui agisce. Quanto ai giovani, povera Italia, se penso che i due italiani più in forma, Cassano e Balotelli, sono stati lasciati a casa ai mondiali. Meno male che ora Prandelli li ha recuperati ».
Che campionato sarà il prossimo?
«Interessante, con la Juve così cambiata e l’Inter senza il Fenomeno in panchina. Poi ci sono le solite: Roma, il Milan sempre più anziano, Sampdoria, Palermo e Genoa ».
E il Brescia?
«Noi punteremo alla Champions o all’Europa league. Ma, comunque, mi accontento anche della salvezza».
Lei ama ripescare i campioni come Baggio e Guardiola. È vero che ha pensato di prendere Riquelme?
«Ci ho seriamente pensato, ma il rischio era troppo grosso. Già ho l’impegno dello stadio-Rigamonti che ormai è obsoleto.
I politici parlano tanto di farne uno nuovo ma nulla si muove».
In società è entrato suo figlio Fabio… prossimo presidente?
«Faccia la gavetta perché per i prossimi 50 anni sarò ancora io il numero uno».