Sissi Bellomo, Il Sole 24 Ore, sabato 7 agosto 2010, 7 agosto 2010
Il rally del frumento sta oscurando le dinamiche di altri mercati agricoli. Fuori dalla luce dei riflettori, tuttavia, anche i prezzi del cotone sono entrati in tensione, per un mix di fattori fondamentali e speculativi
Il rally del frumento sta oscurando le dinamiche di altri mercati agricoli. Fuori dalla luce dei riflettori, tuttavia, anche i prezzi del cotone sono entrati in tensione, per un mix di fattori fondamentali e speculativi. All’Intercontinental Excange (Ice) le scorte certificate sono crollate in poco tempo ai minimi storici: da un picco di 1.08 milioni di balle da 480 libbre (218 kg) il 3 giugno, record da un anno, i magazzini della borsa di New York si sono ridotti ormai ad appena 30.440 balle. Il mercato si è parallelamente spostato in un’insolita condizione di backwardation, con la prima scadenza dei futures (ottobre) quotata a premio di oltre 4 cents su quella successiva (dicembre), che pure è ai massimi da tre mesi: 80.23 USc/libbra. Gli operatori del settore ritengono che sia in atto un vero e proprio squeeze, che tuttavia non desta un particolare allarme – a differenza di quanto era accaduto al Liffe per il cacao – perché il contratto a pronti registra volumi di scambio molto risicati: intorno ai 1.000 lotti al giorno, contro gli oltre 100mila del future dicembre. Il crollo delle scorte, del resto, potrebbe anche non essere il frutto di manovre speculative. Marhall Horn, direttore della vigilanza sui mercati alla Commodity Futures Trading Commission (Cftc) ipotizza che la maggior parte delle scorte commerciali presenti negli Stati Uniti, in attesa del prossimo raccolto – che è appena iniziato – sia stata ormai venduta e che dunque per alcuni trader si sia reso necessario il ritiro di stock dai magazzini dell’Ice. La domanda dalla Cina, osserva Horn, è molto forte in questo periodo. Il paese asiatico rischia di dover ulteriormente accrescere le importazioni: il governo recentemente ha affermato di temere un calo della produzione interna di cotone del 5-10% in seguito alle alluvioni. Proprio ieri un allarme analogo è arrivato dal Pakistan: il paese - quarto produttore mondiale di cotone, con oltre 9 milioni di balle nel 2009-2010 - ha perso 1,4 milioni di acri di coltivazioni di cotone nel Punjab a causa delle devastanti alluvioni degli ultimi giorni, ha comunicato il Pakistan Kissan Board, un associazione di agricoltori. Negli Stati Uniti, intanto, il clima troppo secco nella Cotton Belt fa temere una diminuzione delle rese. Uno spunto in più per i Tori che hanno deciso di prendere di mira i mercati agricoli. Le previsioni sulla stagione in corso restano comunque molto favorevoli. L’International Cotton Advisory Committee (Icac) nel bollettino di agosto prevede un rimbalzo di oltre il 50% per la produzione Usa (a 4,1 milioni di tonnellate) e del 15% per quella mondiale, che si attende di 25,2 milioni di tonnellate a fronte di consumi per 24,9 milioni.