Salvatore Carrubba, Il Sole-24 Ore 17/8/2010;, 17 agosto 2010
NON PUNTATE IL DITO CONTRO CAVOUR
Mi chiedo che senso diano le istituzioni alle celebrazioni del 150° dell’unità nazionale.
Amo la nostra patria; fra i miei antenati vi è chi combattè e morì per essa, perciò mi piacerebbe che ci fosse rispetto per la nostra storia. Mi pare che tutto avvenga all’insegna dell’opportunismo e dell’ideologia. Basti pensare al bicentenario della nascita di Cavour, ignorato dalle istituzioni, o alle assurde rivendicazioni di certi nostalgici dei regni preunitari o di certi secessionisti. Il capo dello stato esorta al rispetto per le istituzioni: è ora che queste dimostrino rispetto per la storia con attività significative e incisive.
Alberto Casirati
Azzano San Paolo (BG)
• Il sito inglese ancestry.co.uk ha pubblicato le ultime volontà di molti personaggi morti tra il 1861 e il 1941. Bisognerebbe capire a quanto ammontano i patrimoni lasciati in eredità dai protagonisti del Risorgimento italiano. Non solo geni immortali come Verdi o Manzoni ma anche eroi quali Garibaldi le cui gesta sono state osannate e criticate. Sarebbe da capire quanto hanno accantonato i politici del Regno di Sardegna e di quello che diventò il Regno d’Italia. A gente come Cavour quanto è rimasto in tasca per aver accettato gli accordi di Plombières che regalarono alla Francia di Napoleone III quei territori che una volta erano italiani?
Lettera firmata
• Concordo col lettore Casirati: stiamo perdendo una grande occasione per sforzarci di comprendere le ragioni dello stare insieme. Quanto alle critiche del secondo lettore, da centocinquant’anni le vite dei protagonisti del Risorgimento, Cavour e Garibaldi in testa, sono state passate al setaccio da grandi e grandissimi storici, italiani e stranieri, nessuno dei quali ha sollevato nei loro confronti dubbi di malversazioni o corruzione. Cavour, per la cessione della Savoia e di Nizza, certamente pretese un prezzo, politico: l’appoggio francese all’unificazione, che si rivelò decisivo per i suoi disegni. L’ostinazione autolesionistica a infangare gratuitamente la memoria delle scarse glorie patrie di cui disponiamo fornisce solo il comodo alibi del "così fa(ceva)n tutti" alle numerose mezze calzette di cui ci lamentiamo.