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 2010  agosto 17 Martedì calendario

TUTTI IN FILA PER LA MODA LOW COST

Lo shopping su "commissione" in uno degli oltre 3mila megastore sparsi tra l’America e il resto del mondo sta per finire. Da fine novembre anche i clienti italiani potranno comprare direttamente la moda low cost firmata Gap e, da inizio dicembre, quella Banana Republic, i due marchi controllati dal leader mondiale del casual, l’americana Gap Inc., che stanno per debuttare con altrettanti negozi su corso Vittorio Emanuele a Milano, a pochi metri dai concorrenti: di fronte c’è infatti la spagnola Zara, con il negozio su tre piani che movimenta l’incasso più alto al mondo del brand spagnolo; di fianco – l’una a destra,l’altra a sinistra –due insegne della svedese H& M. Insomma, tra pochi mesi i tre top player, che insieme sfiorano nel mondo i 10mila negozi, incroceranno le armi in un’unica strada, quella che il capoluogo milanese dedica più alla moda che non al lusso, in attesa delle due successive aperture, nel 2011, a Roma ancora per Gap e Banana Republic.
I prezzi? In linea con quella fascia medio-bassa prediletta ormai dai consumatori di tutto il mondo e di tutte le classi sociali, sempre più restii a investire cifre troppo alte e comunque ritenute incongrue rispetto al valore dei capi. Primi fra tutti, gli abiti di quegli stilisti che, pur avendo "cartellini" sostanziosi, non riescono a garantire un’identità precisa del marchio: in pratica, non possono essere sfoggiati come status symbol per mancanza di riconoscibilità. Tanto da incidere ancora negativamente sullo shopping del lusso, in ripresa solo per alcuni super big e più per gli accessori, in primis le borse.
Comunque, nella collezione autunnale Gap, ci saranno per lei blazer in pelle a 233 euro, mini- tunica con i volant a 46, i sempreverdi leggings a 15; per lui, sia i pantaloni chinos sia la camicia celeste classica costeranno 39 euro. Con disponibilità di taglie e declinazioni che, soprattutto nei jeans, fanno la felicità di chi è più robusto, per non dire decisamente sovrappeso. E un occhio di riguardo sarà riservato alle forme abbondanti del vasto pubblico delle donne arabe, mercato in forte espansione. Se Gap ha messo a segno nel mese di luglio un incremento delle vendite del 3%, ancora meglio ha fatto il numero due al mondo, la H&M, che proprio ieri ha battuto le previsioni annunciando un incremento del fatturato, sempre a luglio, del 10% (+21% a cambi correnti). L’incremento è stato il più rilevante in oltre due anni, anche se va considerato che i dati sono confrontati con quelli decisamente meno positivi del 2009.
Sul risultato sembrano comunque avere inciso sia le condizioni meteo molto più calde del solito in quel mese sia la politica di saldi accentuata a causa di magazzini troppo carichi di merce primaverile rimasta invenduta in precedenza, visto che aprile e maggio erano stati piuttosto freddi in molte aree del mondo.
Ma le novità per il mercato italiano non si fermano a Gap e Banana Republic. Il 2 settembre andrà online anche nel nostro paese (oltre che in Francia, Germania, Portogallo, Spagna e Regno Unito) il sito di e-commerce di Zara, che sarà rifornito di novità più volte alla settimana così com’è prassi nei negozi dei marchi del gruppo iberico Inditex: da Zara, appunto, a Pull and Bear, da Massimo Dutti a Bershka, da Stradivarius a Oysho, Zara Home e Uterque. La diversificazione verso l’online del colosso del fast fashion è ancora più indispensabile in Italia a causa della difficoltà di reperimento di maxispazi adeguati alle esigenze di apertura di negozi: la morfologia dei centri storici, ovviamente, non aiuta. E i metri quadrati sono indispensabili per sostenere il ritmo di vendite che, per l’interaInditex, trail1?febbraio(inizio dell’esercizio fiscale) e il 7 giugno di quest’anno sono aumentate del 13% in un totale di 4.705 negozi, incluso il primo inaugurato in India, nel Select CityWalk di South Delhi. Ancora pochi giorni, dunque, e molti saranno pronti a cliccare per ordinare i capi cult di Zara dell’autunno: dalla cappa cammello alla microtunica nera con le spalle a sbuffo, dal maxipull a trecce alla borsa maculata. All’insegna dell’«Ok, il prezzo è giusto».