Mauro Evangelisti, Il Messagero 17/8/2010; Francesca Pierantozzi, Il Messagero 17/8/2010, 17 agosto 2010
ALEMANNO: TASSARE I CORTEI, NON PUÒ PAGARE SOLO ROMA
Una tassa sui cortei. L’idea è del sindaco di Roma, Gianni Alemanno: «Per essere più precisi, parlo di un contributo sui servizi, dalle pulizie agli straordinari dei vigili urbani che ogni volta si pagano per un grande corteo. Il diritto di manifestare non si può scaricare sulle spalle dei cittadini romani. A Roma nel 2010 ci sono state 567 manifestazioni fra cortei e sit-in. Le più importanti sono costate anche 215 mila euro ai romani. E nel 2009 Roma ha speso un milione di euro a causa delle manifestazioni». L’annuncio è arrivato nel corso di un dibattito a Cortina a Ferragosto. Ha raccolto il consenso di gran parte del Pdl, le perplessità della presidente della Regione, Renata Polverini, il no del centro sinistra e di tutti i sindacati, dalla Cgil all’Ugl. Ieri sera Alemanno ci ha scherzato su: «La sinistra si agita tanto, ma il primo a pagare sarà il Pdl se farà la grande manifestazione per andare a votare». Anche la Polverini, ed è la prima volta che succede, non è proprio d’accordo con il sindaco. «Beh, lei è una ex sindacalista», ribatte Alemanno. E pure un sindaco del centrodestra dice no: è il primo cittadino di Verona, il leghista Tosi, che sostiene che «Roma Capitale riceve già risorse aggiuntive». «Ma no - replica Alemanno -, Tosi dice così solo perché ha sentito la parola Roma. A me risulta che anche Verona fa pagare le manifestazioni».
Ieri, verso le 14, il sindaco ha parlato al telefono con il prefetto Giuseppe Pecoraro: «Gli ho spiegato il senso della mia proposta. Ma da settembre dovremo tornare ad occuparci anche del protocollo che regola traffico e percorsi dei cortei. La tregua che abbiamo deciso a Roma per il periodo di Natale aveva dato risultati soddisfacenti, ora dobbiamo dare stabilità alle regole». Alemanno comunque ieri ha confermato: sui “cortei a pagamento” non perderà tempo. «Entro fine agosto scriverò una lettera al prefetto e al Ministero dell’Interno. Chiederò se vogliono farsi carico delle spese che ogni anno mettiamo a bilancio per i servizi che dobbiamo garantire per i cortei. Anche la Regione, se vuole, può pagare. In caso di risposta negativa, entro fine settembre andremo a regolamentare la materia. Voglio essere chiaro: non pagheranno gli studenti, i disoccupati, i giovani, le piccole iniziative. Solo le grandi manifestazioni. Per queste gli organizzatori spesso spendono decine di milioni di euro. Bene, possono allora pagare anche i servizi di pulizia. E’ inevitabile che il Comune di Roma provveda con un’ordinanza che stabilisca forme di risarcimento economico, oppure in alternativa precise modalità affinché questi servizi vengano forniti direttamente dagli organizzatori attraverso volontariato o privati». Resta un dubbio: con quali criteri si deciderà quale è una «grande manifestazione?» «In base al numero dei partecipanti, ad esempio». E così per una volta la tradizionale differenza fra dati della questura e dati degli organizzatori sul numero dei partecipanti potrebbe invertirsi. «Sì - ci ha scherzato su il sindaco - questo è molto probabile».
Ma cosa aveva detto Alemanno nel corso del dibattito a Cortina? «Metteremo una sorta di tassa sui cortei, quando Cgil e altri vengono, devono pagar qualcosa, non è che possiamo pagare solo noi». E’ stata sufficiente questa frase per causare una raffica di reazioni, anche il fuoco (quasi) amico di Storace (La Destra) che ha sbuffato «meglio se sta zitto». Il capogruppo del Pd in consiglio comunale, Umberto Marroni: «Non si possono tassare i cortei, la libertà di manifestare è garantita dalla Costituzione». Il parlamentare finiano Claudio Barbaro: «La libertà di espressione, e quindi la libertà di manifestare, deve essere sempre garantita. E Roma è la Capitale: vorrei ben vedere che non fosse possibile manifestare nella Capitale». Renata Polverini, presidente della Regione: «Quella del sindaco è chiaramente una provocazione per richiamare l’attenzione sui disagi che certamente Roma e i romani vivono in maniera maggiore rispetto ad altre città». Ma aggiunge: «Se da una parte è comprensibile il problema posto dal sindaco, dall’altra, tuttavia, non credo si possano penalizzare ulteriormente quanti scendono in piazza per rivendicare un diritto, difendere il proprio lavoro o per chiedere aiuto in situazioni di difficoltà». E i sindacati? Gianni Fortunato (Ugl) è d’accordo con la Polverini. Claudio Di Berardino, leader della Cgil di Roma e Lazio: «Assurdo provare a tassare i diritti e la democrazia». Dalle altre città arriva il sostegno del vicesindaco di Milano, Riccardo De Corato («ma la mia proposta di legge prevede un deposito cauzionale per eventuali danni, non una tassa»). Sergio Chiamparino, sindaco di Torino, parla invece di «proposta contraddittoria».
Mauro Evangelisti
A PARIGI NIENTE TASSE, LO STATO PAGA I DANNI
Chi rompe non paga. Il principio costituzionale che vige in Francia e, in generale, in tutta Europa, è quello che lo Stato garantisce i danni provocati dalle manifestazioni regolarmente autorizzate, «salva identificazione degli autori materiali di atti di vandalismo o volontaria degradazione». Così recita il diritto europeo. C’è una parziale eccezione in Gran Bretagna: a Londra gli organizzatori delle manifestazioni devono contribuire indirettamente garantendo tutti gli aspetti legati alla sicurezza.
In Francia, paese storicamente ricco di manifestazioni, vetrine rotte e auto bruciate, la questione dei danni provocati dai cortei di protesta arrivano ciclicamente sulle pagine dei giornali e movimentano il dibattito dell’opinione pubblica. Così è stato nel 2006, dopo gli infiammati cortei contro il nuovo contratto di lavoro per i giovani proposto dal governo, e ancora nel 2008, dopo le ennesime manifestazioni nelle banlieue, degenerate in migliaia di auto bruciate, o ancora nel 2009, durante le disperate e violente azioni contro i licenziamenti e la precarietà.
Fino ad oggi, nel paese patria dei diritti umani in generale e del diritto di sciopero in particolare, nessuno ha mai osato proporre tasse o cauzioni ai sindacati o agli organizzatori di manifestazioni. Lo stato francese, come la stragrande maggioranza degli stati europei, è dunque civilmente responsabile dei danni «commessi nel corso di riunioni o manifestazioni, contro persone o contro i beni». Spetta comunque al giudice amministrativo definire e decidesse se sussiste la nozione di «riunione o manifestazione». In prima fila nel riparo dei danni provocati da manifestanti troppo in collera, accanto allo Stato, ci sono in realtà le Assicurazioni. Due anni fa è intervenuto lo stesso presidente Nicolas Sarkozy, che ha fatto votare una legge che aumenta il risarcimento assicurativo delle auto bruciate per i proprietari con redditi modesti, grazie alla creazione di un Fondo speciale a garanzia delle vittime del terrorismo e di altre infrazioni. E’ stato invece respinto, ma torna ciclicamente d’attualità - un emendamento che prevede di istituire un fondo per garantire i danni materiali subiti dalle collettività territoriali a causa delle «violenze urbane». Per il momento a proteggere muri, fontane e strade ci pensano unicamente le assicurazioni sottoscritte dagli enti locali, che da qualche anno coprono espressamente i danni provocati da manifestazioni e anche «sommosse o movimenti popolari».
Resta comunque ampiamente tutelato il diritto di protestare e scioperare. Ha fatto molto discutere la sentenza in appello piuttosto clemente (multe non superiori ai 2mila euro) nei confronti degli operai della fabbrica Continental che nel 2009 avevano saccheggiato e semidistrutto i locali della prefettura di Compiègne nel corso della lunga e dolorosa protesta contro la chiusura della fabbrica. E’ stato il sindacato Cgt a chiedere ed ottenere l’annullamento delle pene di reclusione inizialmente inflitte agli operai. Non vengono per il momento sanzionate nemmeno le azioni «inquinanti» di incendi di pneumatici, come richiesto negli ultimi tempi da numerose associazioni di residenti dei quartieri parigini preferiti dai cortei sindacali. Dopo i pesanti danni provocati dai cortei no global durante il vertice Nato di Strasburgo dell’aprile 2009, il governo ha introdotto una nuova procedura: ha infatti deciso di risarcire le assicurazioni private che avevano a loro volta risarcito commercianti e municipalità.
Francesca Pierantozzi