Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 17 Martedì calendario

«ANCHE IL DAVID È FEDERALISTA»

Vittima di questa guerra di incubi di mezza estate è il povero David dell’Accademia di Firenze. Mio o tuo? Nostro o loro? Si vanno a rivedere le carte del Granducato, alcune delle quali non valide perché non registrate a suo tempo all’ufficio dell’Umi (Ufficio Monumenti Italiani). C’è però la bolla di accompagnamento papale che prova il passaggio della scultura dalla Toscana allo Stato Pontificio. Poco attendibile una conversazione origliata e trascritta fra Michelangelo e un non ben identificato Cardinale dove il primo pare dichiarasse di essere felice se il David finisse a San Pietro insieme alla sua Pietà. Viene voglia di dire: se lo Stato Italiano voleva il David, doveva pensarci prima. Mi pare che esista il diritto all’usucapione. Dopo un po’ di tempo che qualcuno non reclama qualcosa questa diventa di proprietà di chi l’oggetto l’ha custodito e protetto. Insomma, per caso io lascio il mio ombrello nell’ufficio del ministro Bondi per un tot numero di anni, dopo un po’ diventa del ministero e qualsiasi ministro dei Beni Culturali lo può usare.
Il sindaco Renzi, giustamente, rivendica la proprietà, se non giuridica, quanto meno simbolica del David. Si può anche scendere ancora più in basso e iniziare una procedura legale ma, si augura il primo cittadino di Palazzo Vecchio, speriamo di non dover toccare il fondo, sicuramente ancora più melmoso della palude nella quale si muovono, a corto di argomenti, i funzionari di molti ministeri, non solo quello dei Beni Culturali. Oltretutto, se questo discorso si fa con il David, e lo si prende sul serio, potremmo aprire, conoscendo la tendenza di noi italiani a seguire le mode, una scatola di vermi grossa come il Duomo di Firenze. Metti che venga fuori una carta dove si scopre che il monumento al Gattamelata a Padova era stato comprato dai Duchi di Montefeltro, che si fa? Si manda il cavaliere a Urbino o a Macerata? E se uscisse fuori che la tela del Veronese donata ufficialmente dalla Repubblica di Venezia a Luigi XIV e oggi al Louvre era stata in realtà già notificata e non poteva uscire da Venezia? Che si fa? Andiamo a Parigi e la portiamo indietro, dopo aver chiaramente aperto un’inchiesta della procura su i parenti sopravvissuti del Doge di manica larga che oggi vivono in un bilocale a Mestre?
A parte gli scherzi, la polemica sollevata attorno al David è ridicola anche perché la questione non è a chi appartiene il David ma chi s’intasca gli otto milioni di euro che i turisti versano alla biglietteria dell’Accademia per andarlo a vedere. Allora la questione è più seria e più pratica. Dobbiamo considerare in questo caso con molta attenzione la necessità in Italia di un federalismo dei Beni Culturali, che consenta a città e regioni, in particolare quelle con un’alta percentuale di opere d’arte e monumenti, di poter beneficiare dei fondi che producono gestendo il patrimonio artistico e proteggendolo.
Insomma, i tredici milioni di turisti che consumano Venezia visitano anche musei statali, ma lo Stato non viene fisicamente danneggiato da questo passaggio di esseri umani, mentre la città lagunare sì. Sarebbe quindi giusto che la maggior parte dei fondi statali fossero gestiti dal comune per la cultura e le infrastrutture culturali. Stessa cosa per il David e gli Uffizi, che sì appartengono allo stato ma è Firenze che li ospita e con lei i milioni di persone che arrivano da tutto il mondo per vederli, affaticando la struttura urbana e sociale. Le Dolomiti a chi appartengono? Alla Regione autonoma del Trentino Alto Adige o allo Stato italiano? Un po’ a tutte e due giusto? Se viene giù una montagna interviene la protezione civile, ma certe tasse le incassa la Regione.
Allora una realtà simile dovrebbe essere escogitata per il patrimonio artistico. Le regioni e le città dovrebbero avere una loro autonomia nel gestire i monumenti e le opere d’arte che hanno la residenza da loro. Il David è residente a Firenze e cittadino italiano. Consuma la luce e l’acqua di Firenze ma, grazie ai turisti, anche i marciapiedi della città e la carta igienica dei bagni pubblici. Insomma, qualcosa, anzi molto, alla città deve rendere. La tassa sullo smaltimento dei rifiuti, quella che un tempo si chiamava brutalmente spazzatura, la deve pagare a Firenze non allo Stato. L’Assessorato alla cultura di Firenze, come quelli di quasi tutte le grandi città italiane, hanno budget vicini allo zero, il che per città considerate culle della cultura è un paradosso. Lo Stato invece, nonostante pianga miseria e tagli a destra e a manca, soldi per la cultura ne ha, solo che li butta spesso via. Lasciamo quindi stare il povero David in pace. Lo Stato si accontenti di essere proprietario del suo cartellino e lasci gli incassi delle partite alla squadra dove gioca in prestito.