Andrea Scanzi, La Stampa 17/8/2010, pagina 12, 17 agosto 2010
Intervista a Valentino Rossi - In Yamaha il mio tempo era finito ». Valentino Rossi parla per la prima volta da pilota Ducati
Intervista a Valentino Rossi - In Yamaha il mio tempo era finito ». Valentino Rossi parla per la prima volta da pilota Ducati. Lo fa dai box del circuito di Brno, dopo i test interrotti per pioggia. La faccia non è di chi muore di gioia, l’entusiasmo è un’altra cosa. L’unico guizzo mediatico c’è stato alla domenica, quando al comunicato stampa Yamaha ha fatto allegare la fotocopia - scritta a mano, con tanto di cancellature - della dichiarazione d’amore alla Yamaha M1: «Purtroppo anche le più belle storie d’amore finiscono, ma ti lasciano un sacco di bei ricordi, tanti momenti paragonabili a quel primo bacio che ci siamo dati sull’erba di Welkom (dove vinse nel 2004 all’esordio Yamaha, nda), dove lei mi ha guardato dritto negli occhi e mi ha detto “Ti amo”. Con la Yamaha fu vero amore: «Conservo a casa le 4 moto con cui ho vinto. Con la Ducati ci vorrà tempo per fare amicizia». Valentino, perché questa scelta? «La Ducati mi cercava. Ho cominciato a pensarci seriamente quando ho avvertito di non essere più indispensabile. Nel 2003 era una moto sfigata, ora è quella di riferimento. Hanno già pronti due piloti più competitivi. E a fine anno Masao Furosawa andrà in pensione». E con il nuovo capo, Lin Jarvis, non va d’accordo. «La Ducati voleva davvero Valentino Rossi. Ho rivissuto la fine del 2003, con Preziosi nelle vesti di Furosawa». Perché adesso ha detto sì e sette anni fa no? «Perché quella volta e in altre occasioni, erano stati meno convincenti. Perché stavolta sono stati più disponibili. Perché c’era Filippo Preziosi. E perché alla mia età hai bisogno di nuovi stimoli». I suoi detrattori dicono che lo fa per soldi. «L’hanno detto anche in Yamaha. Non ho mai fatto scelte per soldi, neanche da giovane. Figuriamoci adesso. Alla Ducati prenderò la stessa cifra che avrei preso in Yamaha (13 milioni annui, nda)». È il trionfo del made in Italy? «Molti la vedranno così. Spero di avere più tifosi. È da quando corro che, quando vado al bar o a prendere il giornale, incontro qualcuno che mi dice: “Perché non vai in Ducati?” Adesso saranno contenti». Sembra quasi una costrizione. Sarebbe rimasto in Yamaha, senza Lorenzo? «Non lo so». Il suo team la seguirà? «Decideranno loro. Spero di sì, anche Jeremy Burgess. O mi segue o smette. Se rimane in Yamaha, lo prendo come tradimento». L’aspetto della sua Ducati? «Forse inventeremo qualcosa (Del Torchio ha detto che la moto resterà rossa, ma che il "46" potrebbe essere particolare, nda). Scegliere cosa fare nel 2011 a metà campionato è sbagliato». Domenica, ha quasi alluso a un complotto Yamaha. «Sono arrivato quinto perché ho sbagliato assetto. Ci sono rimasto male perché non mi hanno fatto provare la forcella nuova. Se è per il 2011, lo capisco. Se la useranno già a fine anno e la Yamaha non me la darà, allora sarà grave. Gli ho dato il cento per cento e voglio lo stesso, fino alla fine». Le permetteranno di fare i test di novembre con la Ducati? «Ci conto. Spero che la Yamaha non faccia come la Honda sette anni fa». Abbandonare la Honda fu un azzardo maggiore? «Quella Yamaha non era competitiva e la Ducati sì, ma ci sarà molto da lavorare. Sarà meno difficile vincere nel 2012, ma ci proveremo già l’anno prossimo». Non aveva garantito che sarebbe rimasto sempre in Yamaha? «Se mi azzardavo ad accennare alla Ducati, scrivevate che ero già a Borgo Panigale. È stata una scelta graduale. Più passa il tempo, più mi sembra di avere fatto la scelta giusta». Le sembra? «Mi sembra». Del Giappone cosa le resterà? «Il sushi». E basta? «E basta».