Viktor Erofeev, la Repubblica 14/8/2010, 14 agosto 2010
Di finire in prima pagina per la barca Vasco Rossi non se l´aspettava. E non si aspettava nemmeno che il giorno dopo un´ agenzia di stampa, per un errore poi corretto, gli affibbiasse la patente di evasore fiscale
Di finire in prima pagina per la barca Vasco Rossi non se l´aspettava. E non si aspettava nemmeno che il giorno dopo un´ agenzia di stampa, per un errore poi corretto, gli affibbiasse la patente di evasore fiscale. Ma come, l´eroe del rock italiano, il profeta della "vita spericolata", beccato come un qualsiasi evasore fiscale? Vasco Rossi non ci sta. Vasco non vuole essere confuso con chi le tasse non le paga e non vuole pagarle. «Mi dà fastidio davvero essere preso per un evasore fiscale. Soprattutto perché da quel punto di vista sono un cittadino che rispetta le regole, ho sempre pagato le tasse, sia quando ero povero, sia oggi». Ma allora i 5,5 milioni di euro evasi di cui parlava un´agenzia di stampa ieri? «Non so dove abbiano preso queste cifre. L´unica volta che abbiamo avuto una rettifica per un pagamento è stato rispetto a un´altra società, quella che gestisce i diritti d´autore ed era, multa compresa, per una cifra di 317mila euro». In definitiva, signor Rossi, qual è la verità? «La verità è che sono un cittadino onesto. Non ho soldi o proprietà nascoste, non ho cambiato la mia residenza trasferendomi a Montecarlo, ho tutto alla luce del sole e tutto quello che ho è intestato alle mie società. Che mi si faccia passare per un evasore fiscale non sta né in cielo né in terra, sono uno dei maggiori contribuenti italiani, il primo di Bologna. E poi è tutto documentato, ho avuto vari controlli dall´Agenzia delle entrate e sono sempre andati tutti a buon fine. E per evitare equivoci dico anche che è giusto che l´Agenzia delle entrate faccia i controlli e che chi guadagna di più paghi di più». Si, ma perché tutto è intestato a delle società? «Ho usato questa cautela, sotto consiglio dei miei consulenti, per mettere un limite a eventuali ritorsioni contro la mia persona fisica per eventuali danni causati dalla barca o dall´equipaggio a terzi; trovo questo oltre che lecito anche ragionevole e per nulla elusivo. É tutto intestato alle società per evitare rischi personali. Le spiego: anche il mio cane è intestato a una società, perché se morde qualcuno si pagano giustamente i danni ma si evita che qualcuno possa approfittarsene. Ed è bene sottolineare che sono società del tutto trasparenti, con soci tutti italiani, persone fisiche italiane con residenza in Italia. Una delle società gestisce la barca, che non uso sempre io, quando ci si riesce viene anche affittata ad altri, per recuperare un po´ le spese, è un´attività molto normale e molto chiara, molto legale. Negli anni migliori la società riesce ad avere anche qualche riscontro economico positivo e anche questo non mi sembra da nascondere, tanto è vero che non ho mai pensato a trasferire barca o società a un qualsiasi diritto estero, una pratica che mi sembra molto in voga. Come ogni società, viene sottoposta a regolari e periodici controlli da parte dell´amministrazione fiscale e sinceramente non capisco il rumore particolare di questo episodio, per quello che mi risulta non diverso da altri e che per ora non ha originato nessuna contestazione a me o alla società». Se si sbaglia si paga... «Ecco, la differenza è proprio questa. Un conto è sbagliare, un conto è fare il furbo. È una cosa che mi ha sempre dato fastidio, in questo paese vengono glorificati i furbi, quelli che le tasse non le pagano. Io penso che invece la furbizia sia un male nazionale e che invece di cercare di essere furbi bisogna essere onesti e professionisti, fare una cosa bene e al meglio, se non si può è meglio non farla. Bisognerebbe cambiare la testa della gente e dire chiaramente che quelli che non pagano le tasse sono dei ladri. Poi è normale che con centinaia di leggi e regolamenti qualche volta sbagli, e paghi, ma la differenza è tra sbagliare e farlo apposta. Io il furbo non lo faccio. Posso non piacere, posso essere antipatico a qualcuno, ma non sono certo un evasore». Tutto questo le capita perché è diventato ricco... «É chiaro che rispetto a una persona normale io guadagno moltissimo, ma è bene dire che non sono come Springsteen, i Rolling Stones o gli U2. A dire il vero già la parola ricco mi suona stonata. Sto bene, non mi manca niente, ma non ho l´aereo personale, vado ancora in giro con la macchina, sono un benestante molto tranquillo». Ma è anche una star "alternativa"... «Ma il fatto che guadagno non è in contraddizione con quello che scrivo e che canto. Io le canzoni le scrivo per necessità e amore, lo farei anche se non mi pagassero. Ma quando si va su un palco, ci si va perché si viene pagati, io sul palco sennò non ci sarei mai andato. Il mio è un mestiere che si fa per piacere, il denaro non è la prima motivazione, ma commuovere, provocare. Quando hai successo i soldi arrivano ma io ho vissuto anni e anni senza soldi, suonando tutte le sere, vivendo con quello che avevo, non ho mai avuto voglia della macchina grossa, quando ho guadagnato me la sono comprata. Sono figlio di un camionista, l´onestà è per me un valore fondamentale, se faccio degli errori li pago quando li faccio, rispetto le regole. Quando non le rispetto lo faccio pagandone le conseguenze. Non sono certamente un santo ma non voglio neanche passare per un furbetto, in questo caso non ho sbagliato niente».