Varie, 12 agosto 2010
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Sonnabend Ileana
• (Shapira) Bucarest (Romania) 28 ottobre 1914, New York (Stati Uniti) ottobre 2007. Gallerista • «[...] il più grande gallerista della seconda metà del XX secolo. Esattamente dal 1957 al 2007. Ileana Shapira nasce a Bucarest da una ricchissima famiglia ebrea. Qui incontra e sposa, divenendone anche tenace Pigmalione, il triestino Leo Castelli, allora agente di assicurazione e attratto dalla letteratura. Lei invece appassionata d’arte, dall’Art Déco a Matisse, di fotografia e arti minori. Si trasferiscono a Parigi fino all’occupazione della Francia da parte dei tedeschi, trasferendosi infine a New York. Qui incontrano la turbolenta generazione dell’action painting, per la quale Ileana mostra attenzione benché con delle riserve per uno stile che non è il suo. Nel 1957 inizia la pubblica avventura espositiva della galleria Castelli in coppia con Ileana con mostre che documentano in tempo reale il passaggio al New Dada e alla Pop Art, Johns, Rauschenberg, Lichtenstein e Warhol. Nel 1962 Ileana apre una sua galleria a Parigi, facendosi ponte tra i due continenti, esponendo non solo gli artisti americani ma anche europei e in particolare italiani, Schifano, Pistoletto, Calzolari. Divorzia da Leo Castelli e sposa un vero letterato e dandy, Michael Sonnabend, di cui prende il nome per aprire definitivamente la sua galleria a New York, spostandosi in successione da uptown a downtown [...] Un’attività espositiva fatta di conferme e scoperte, con un pregiudizio favorevole per la qualità ed il nuovo ed un’attenzione antidogmatica verso i movimenti delle neoavanguardie: pop art, minimalismo, arte concettuale, body art, arte povera, transavanguardia e neogeo. Senza mai cadere nell’improvvisazione, amministrando un patrimonio culturale ed emotivo con lucido sguardo, oltre ogni frontiera e limite. Edifica un catalogo internazionale, frutto di una vista inesorabile di un cacciatore amoroso e paziente, una cosmopolita Diana cacciatrice: Rauschenberg, Gilbert & George, Morris, Merz, Anselmo, i Becher, Koons, Vaisman, Halley, Blickerton, Bochner, Wegman, Sugimoto, Acconci, Twombly. Porta con sé un che di Gertrude Stein, nel ritratto di Pablo Picasso, una fissa melanconia nello sguardo fermo e portato al giudizio. Ileana possiede una corazza stilistica, l’eleganza disadorna che nasce da sicurezza sociale e nomadismo esistenziale, la stabilità di un abbigliamento uniforme che ricorda la scrittrice. Dunque ha avuto successo fin da piccola, per questo ha preferito essere famosa e non popolare, opponendo alla scintillante verve italiana di Castelli il piacere dell’incisività, il gusto della sorpresa. “Di solito quello che non capisco mi piace», mi ha detto una volta e l’ha ripetuto anche ad Alan Jones, l’instabile brivido per il nuovo. Da Matisse, dono di nozze al posto di un diamante, a Jeff Koons, ma non si è fatta mai scegliere dagli artisti, si è sempre autorizzata da sé, senza patteggiamenti, vita pubblica e vita privata. Senza clamore ha dato protagonismo e uno stile esclusivo al ruolo del gallerista, sempre alla ricerca ma impassibile, con la precisione del cacciatore armato di uno sguardo sorridente verso la preda, osservazione frontale, silenzio e poi dialogo, un tono laconico e grande spirito di osservazione, quasi un sentimento di impersonalità che le permette, si direbbe, di prescindere da uno stato d’animo troppo legato al proprio gusto. Come potrebbe un cacciatore essere impreciso? Infatti la nostra Diana cacciatrice non lo è mai stata. Portata ad una esigente generosità, la sua intuizione ed acume femminili sono stati sempre sostenuti da spirito analitico e anche da rapporti umani disinteressati. Costanti legami con l’Italia, Roma, Venezia e Napoli. (Come dimenticare la sua attiva collaborazione con gli Incontri Internazionali d’Arte per la mostra “Contemporanea” nell’inusuale spazio sotterraneo di Villa Borghese e per “Avanguardia Transavanguardia” nelle antiche Mura Aureliane di Roma? Che dire della sua fiducia per il giovane Madre, nuovo museo a Napoli, per il comodato a tempo indeterminato di oltre 40 opere di artisti internazionali?). Basta un vestito semplice e robusto, lo stesso nella vita, per poter dedicare tutta l’attenzione all’arte, diceva Gertrude Stein. Senza fanatismo Ileana ha vestito anti-moda, con lo stesso sguardo e vestito ha seguito le vicende dell’arte. Suggerendo le migliori scelte strategiche a Leo Castelli, dialogando nel suo sodalizio umano e professionale con Antonio Homen ed accettando la teorie del suo secondo marito Michael sull’eredità del fugace. Nel frattempo ha cercato sempre nel nuovo l’impossibile, una classicità in nuce, un’opera capace di rappresentare interamente il proprio tempo. [...]» (Achille Bonito Oliva, “la Repubblica” 29/10/2007).