Carlo Fruttero, Massimo Gramellini, La Stampa 8/8/2010, pagina 72, 8 agosto 2010
STORIA D’ITALIA IN 150 DATE
Manicomio!
Il pubblico del teatro Valle di Roma assiste tranquillo alla «prima» di una nuova commedia di Luigi Pirandello. L’autore è notissimo per i suoi romanzi, le sue numerose novelle e i testi teatrali spesso paradossali, amarognoli, ma sempre con una soddisfacente vena di umorismo. La scena si apre sulla compagnia di attori che sta provando una commedia (dello stesso Pirandello). Il capocomico e gli attori discutono, chiacchierano, bisticciano, finché l’usciere viene ad annunciare l’arrivo di alcuni estranei. E dalla platea, attraversando il corridoio centrale, salgono in scena sei individui. Un cinquantenne che si qualifica come il Padre, spiega all’interdetto capocomico che lui e il suo gruppo sono personaggi concepiti da un autore che non ha poi saputo o potuto farli entrare nel mondo dell’arte. Ma la loro storia è commovente, drammatica, bruciante ed essi chiedono ai teatranti di metterla in scena con la loro collaborazione. Comincia il racconto, inverosimile, che gli attori dovranno rendere «vero», smussando, adattando, limando la vergognosa realtà. E partono le precisazioni, i battibecchi, le dispute tra i Sei e tra chi li deve «recitare», in un gioco che si fa sempre più acceso e ingarbugliato. Dopo il secondo atto il pubblico del Valle si ribella: fischi, lancio di monetine, grida di «Manicomio! Manicomio!», cui cercano di opporsi i sostenitori di Pirandello, il quale è costretto a uscire da una porta laterale. Ma tre mesi dopo, al Manzoni di Milano, un’altra compagnia mette in scena i «Sei personaggi in cerca d’autore» e il successo è immediato, definitivo: quei romani non avevano capito niente. O sono invece proprio loro ad aver capito l’eccezionalità rivoluzionaria dell’evento? Da quel momento infatti il teatro non potrà più essere la stessa cosa e in tutto il mondo, nelle mani dei più grandi registi, i Sei personaggi diventano il punto di svolta tra la finzione ideata dall’autore e la sua messa in scena da parte dei professionisti. Di cui Pirandello ha dubitato per anni, vedendoli come «traditori» dei suoi testi e sciogliendo infine il dilemma col geniale espediente di portarlo direttamente in scena.
La sua influenza nel mondo dello spettacolo è stata incalcolabile, sia da un lato per le avanguardie più temerarie, sia dall’altro per il peggiore «trash» televisivo dei nostri giorni. Che cosa è vero? Che cosa è combinato? Che cosa è totalmente falso? Sono domande che tuttora, e anzi sempre più, ci assillano. Ma è dalla fantasia sarcastica del grande siciliano che tutto è cominciato a Roma, in quel 10 maggio di quasi cent’anni fa.