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 2010  agosto 07 Sabato calendario

“DA DONGO A MONTECARLO LA DESTRA DECADUTA” - È

l’intellettuale più disorganico che la destra abbia mai annoverato tra le sue file, tanto che dice: “Io non sono di destra sono missino”. È l’ex missino più imprevedibile, tanto che dice: “Devo più a Berlusconi che alla classe dirigente di An, ai colonnelli”. Ma anche come possibile berlusconiano è anomalo, tanto che certifica: “Il berlusconismo è sicuramente morto. È Berlusconi che c’è ancora”. Pietrangelo Buttafuoco, firma di Panorama, ha scritto su Libero una articolessa para-biografica piena di provocazioni e aneddoti. Durissima contro la svolta di Fini, venata di passione agrodolce per la classe dirigente di An che ha frequentato e conosce fin dai tempi in cui avevano tutti i pantaloni corti.
Buttafuoco, che intende con “il berlusconismo è finito”?
Lo dico con disposizione d’animo assolutamente diversa da quella dei lettori del Fatto. Per me, cresciuto a destra, nella riserva indiana, in quello che allora si definiva il cattiverio, la vittoria di Berlusconi non era certo un lutto.
Una gioia, allora?
A prescindere da tutto, era la rottura di un establishment.
Lei ha scritto autoironicamente: senza il 1994 anziché una firma sari diventato un professore di liceo.
Vero. E prima ancora un libraio fallito costretto a riconvertire la sua impresa in una cartoleria. Il berlusconismo è stata una speranza che ora si è richiusa.
Perché?
Perché il Cav. non ha saputo costruire nessun progetto, nessuna idea dell’Italia, oltre a quella che lo ha portato a vincere le elezioni.
E come mai?
Per dei limiti culturali e di personale umano. Penso alla tristezza di un ministro degli Esteri come Frattini, convinto che l’inglese lo porti fuori dalla provincialità, senza capire che le nostre radici, altro che cattoliche, sono greco-romane. Penso alla tristezza di Scajola, Brancher, delle case a Montecarlo...
Dopo approfondiamo le case. Ma cosa è cambiato?
Tutto. Il clima, ad esempio: non c’è più l’allegria di una volta . A destra non si ride più, persino il ministro con i Ray Ban, Cesare Previti, pare candido rispetto ai pasticci della P3.
Lei è storicamente ostile a Fini.
In tutta la mia vita, dal Msi, ho la fortuna di essergli contro. Lui era quello del fascismo del XX secolo, io con gli eretici come Beppe Niccolai.
Lei non gli perdona nemmeno le vicende immobiliari.
Né la casa a Montecarlo, né le pressioni su Paglia per far lavorare il cognato. La cognatite, nel Msi in cui sono cresciuto io era una malattia. L’appartenenza al Cattiverio ti costringeva a una dirittura morale che oggi sembra smarrita.
Mi faccia un esempio.
Almirante girava le cambiali del partito da pagare al padre, e quello le liquidava senza batter ciglio. Capisce?
E il rapporto coi soldi oggi?
Temo che la Tulliani creda che Dongo sia un’isola caraibica o un paradiso off shore. Il passaggio da Dongo a Montecarlo è la sintesi di una decadenza.
Con Fini e la sua nuova compagna lei è implacabile?
Per me la Tulliani è solo una bella ragazza che ha diritto a vivere la sua storia d’amore. Ma la casa al cognato è una vicenda imbarazzante che Fini dovrebbe chiarire in omaggio ai militanti con le pezze al culo che si toglievano i soldi di bocca per pagare i volantini. È un dettaglio rivelatore.
Di cosa?
Di come siamo diventati: il craxismo al confronto è un’epifania di grandezza. Anche Pillitteri era cognato, ma uno che scriveva libri e con cui era bello passare una sera a discutere. Ripa di Meana, con la sua meravigliosa moglie, era accusato di essere fatuo, ma organizzava la biennale del dissenso con gli aerei foderati dei tessuti di Trussardi, la Milano da bere.
E oggi?
I cognati acquistano immobili e le suocere conquistano gli appalti dei preserali nei palinsesti... Maddài.
È molto più severo con Fini che con Berlusconi...
Fini viene dalla mia storia. Abbiamo visto rovinare la carriera di D’Antoni per una Jacuzzi, che cosa dobbiamo e dovete pensare della destra dei rogiti?
Non mi dica che la colpa è della sinistra?
Si innamorano sempre dei leader modaioli e sbagliati: lo scaltro Segni, il sardo-masochista Soru, omaggiato da Vanity.
Ma è vero che Berlusconi è più post-fascista di Fini?
No. Lui non c’entra nulla con la destra. Vi stupirò: io credo che lui abbia realizzato l’idea di sovversione nata a sinistra nel ‘68. Con una variazione, non da poco: dalla sovversione comunista a quella consumista.
Lei conviveva con Bocchino e un trans vicino di pianerottolo vi guardava male.
Sì, ci vedeva fascisti antropologici, malgrado tutto.
Malgrado cosa?
I tentativi di mutazione. Restò nella storia un giorno in cui Italo sfoggiò davanti a Tatarella una borghesissima giacca da camera.
Come andò a finire?
Tatarella rise fino alle lacrime. La giacca da camera sparì.
Lei ha convissuto anche con altri futuri dirigenti.
Con Adolfo Urso lavoravamo a Roma. Ma lui lavorava troppo. Alcuni colonnelli hanno avuto il limite esistenziale di non godersela.
Ha convissuto con un futuro finiano, Luciano Lanna.
Oh sì. Abitavamo a Villa Literno, perché non potevamo per-metterci la sciccosa Napoli. Eravamo circondati da extracomunitari, abbiamo decretato la fine di ogni xenofobia.
Paradosso: un “fascista” come lei ha lavorato in Rai solo quando ha vinto D’Alema. È vero?
Oh, sì. Perché alla fine la destra di governo ha bisogno di marchette e di camerieri e non riesce a coltivare pensieri che vadano oltre lo slogan o il jingle.
In che senso?
Che se ne fanno di Dino Campana e di Carmelo Bene, di Martin Heidegger?
Però a Berlusconi perdona il “Papi”?
Sono l’ultima persona che può censurare il dionisiaco. Però, non ci avrei perso tutto quel tempo.
Cosa l’ha delusa di più della sua destra?
Se dovessero essere fedeli all’idea dell’ordine avrebbero dovuto occuparsi di licei e scuole.
E invece?
Anziché esaltare gli arresti di Maroni, che sono la migliore recensione di Saviano, si sono impantanati nelle leggi ad personam, nel lodo Alfano e nelle intercettazioni.
I colonnelli le vogliono ancora bene?
Io ho amato follemente la militanza, ma non ero tagliato per la politica, non so sorridere per professione.
E loro?
Loro sì. Temo che mi vogliano bene perché sanno che non mi
candiderò mai.
Siete molto diversi da allora?
Sì, un tempo c’era la battaglia politica. Adesso c’è il potere: quello ci ha cambiati tutti.