Lina Palmerini, Il Sole-24 Ore 7/8/2010;, 7 agosto 2010
I FINIANI PRONTI ALLA SFIDA: LISTA UNICA CON I CENTRISTI
Cominciano per "S" i rischi di Silvio Berlusconi. Senato e Sud. Sono questi i deterrenti alla scelta di andare alle urne che, infatti, non sembra più un’opzione unica. Come ha mostrato l’analisi di Roberto D’Alimonte (vedi il Sole-24Ore di ieri) non è affatto scontato che con nuove elezioni il premier riesca ad avere maggioranze solide e la prospettiva è addirittura improbabile al Senato. È il meccanismo del premio di maggioranza che scatta regione per regione – e non a livello nazionale –che metterebbe in seria difficoltàil Pdl e darebbe invece opportunità a un terzo polo nato da Fini-Casini–Mpa-Rutelli. C’è un ma. O meglio un prezzo politico che spetterebbe invece a Gianfranco Fini pagare smentendo il suo «no» a un terzo polo. Il problema è questo: che al Senato la legge elettorale fissa una soglia di sbarramento per le coalizioni al 20% mentre la abbassa all’8% per la lista unica. Dunque, i finiani sarebbero costretti a fare un’unica lista, con un unico simbolo, con Casini-Mpa-Rutelli per poter più facilmente superare la soglia dell’8 per cento. Un passo a cui sono pronti.
La chiama «banale regola di sopravvivenza», Alessandro Campi, direttore di FareFuturo, molto vicino al presidente della Camera, che spiega perchè la lista unica sarebbe una scelta obbligata: «Se l’obiettivo del premier diventa quello dell’eliminazione degli avversari, sarà inevitabile non mettere la testa sotto il patibolo e anzi giocare un’opportunità ».E qui arriviamo all’altra "S", quella di Sud. «Al voto Berlusconi si presenterebbe con l’asse forte della Lega: anche fisicamente sarebbe un blocco nordista. E questo trasformerebbe la competizione non più tra Pdl e un altro centro-destra ma tra Nord e Sud. In questa chiave, il terzo polo, diventerebbe appetibile elettoralmente».
E così che la paura delle elezioni sembra stia contagiando anche il Pdl alla luce delle simulazioni su Senato e Sud. Dall’area finiana ne sono convinti tant’è che quel «paradosso dei paradossi », come una settimana fa lo definiva Campi – «una rinegoziazione del rapporto con Fini» – non sarebbe più tale. Lo diceva Carmelo Briguglio, deputato di Futuro e libertà, che «i toni del premier sono più accomodanti» e che quel documento in 4 punti «in fondo è quello che chiedeva Fini». E lo stesso osservava Benedetto Della Vedova, altro finiano capogruppo vicario alla Camera, «perchè magari quello del premier sarà un reset meno ambizioso, che riguarda solo il Governo, ma la sostanza è la stessa proposta dal cofondatore». Ma per allontanare lo scenario di elezioni ed avvicinare quello di una tregua, i finiani – e non solo loro – si dicono pronti alla lista unica. È sempre Briguglio che non esclude questo passo. «Dov’è il problema? L’ha fatto Forza Italia tante volte. Avremo un simbolo unico e i singoli simboli all’interno: sarebbe solo un problema di logo mentre il dato politico è che conquisteremo la prateria del Sud. Questo Berlusconi lo sa. E, dopo le parole del senatore Pisanu contro il voto, anche la maggioranza al Senato diventa già ora più a rischio ». A sentire anche dall’altra parte, in casa Udc, quella della lista unica è una via. «Premesso che riformare la legge elettorale è una priorità per avere un Parlamento di eletti e non di nominati, è chiaro che in una situazione d’emergenza come quella di elezioni anticipate, sceglieremmo una soluzione d’emergenza».Roberto Rao, deputato centrista vicinissimo a Casini, la tagliola del Senato la conosce bene. Tant’è che aggiunge: «Questa legge non ci ha consentito di prendere seggi nè in Calabria nè in Puglia, quindi, a un eventuale voto, la lista unica sarà una scelta di realpolitik più che politica. E magari opteremo per un unico simbolo al Senato dove lo sbarramento è più alto e la coalizione alla Camera. Certo è che non regalaremo niente a nessuno».
Gira una voce. Che cioè il premier pensi una leggina ad hoc proprio per il Senato per cambiare quella regola del premio di maggioranza e trovare un escamotage (Costituzione permettendo) per riportarlo a livello nazionale. «Abbiamo visto sulla mozione Caliendo che alla Camera Berlusconi non ha più i voti. E poi mi pare molto rischioso portare in Parlamento la legge elettorale perchè a quel punto non ci si limiterà solo a parlare di premio di maggioranza al Senato », chiariva Della Vedova escludendo blitz del Pdl per fare leggi ad personam pure in materia elettorale.
Detto questo, il prezzo della lista unica anche solo al Senato – come nell’ipotesi di Rao – è piuttosto alto per Fini. E su questo ragiona Campi che ha sempre suggerito la creazione di una nuova forza più che di un terzo polo dal sapore passatista e di Palazzo. «In assenza di un voto anticipato, la strada del terzo polo è politicamente sbarrata perchè Fini resta in un impianto bipolare. Ma se si chiameranno le urne per eliminare gli avversari, allora varrà la regola del primum vivere». In ogni caso non si giocherà di sponda con il Pd. «Non ci sarà un ampio fronte anti-berlusconiano. Magari –conclude Campi –cisarà l’avvicinamento di alcuni ex Dc o laici, penso a Beppe Pisanu o Francesco Nucara, ma non un patto fino al Pd».