Gian Marco Chiocci e Massimo Malpica, il Giornale 7/8/2010, pagina 1, 7 agosto 2010
E i pm ipotizzano anche fondi neri - Ecco il documento che smentisce le truppe finiane, imbarazzate quanto e più del loro capo, sulla vicenda della casa monegasca, ereditata da An, venduta a una finanziaria off-shore e da questa a un’altra, e infine affittata al «cognato» di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani
E i pm ipotizzano anche fondi neri - Ecco il documento che smentisce le truppe finiane, imbarazzate quanto e più del loro capo, sulla vicenda della casa monegasca, ereditata da An, venduta a una finanziaria off-shore e da questa a un’altra, e infine affittata al «cognato» di Gianfranco Fini, Giancarlo Tulliani. Che, da parte sua, non ha ancora detto quanto paga di pigione per il quartierino all’estero. Nel botta e risposta di ieri tra il deputato finiano Enzo Raisi e il ministro della Difesa Ignazio La Russa, il primo ha puntato il dito sul secondo, sostenendo che è una «barzelletta» pensare che La Russa «che era amministratore delegato del partito» all’epoca della cessione sostenga di non saperne nulla. E il secondo ha invitato Raisi a far pubblicare l’atto sul Secolo d’Italia . Per sedare la baruffa,la copia dell’attola pubblichiamo noi. Come già rimarcato su queste pagine martedì scorso con abbondanza di dettagli, quell’atto depositato presso la conservatoria del Principato venne rogitato l’11 luglio del 2008 a Montecarlo, nello studio del notaio Paul-Louis Aureglia. Che nella prima pagina annota come «sia comparso» per concludere l’affare, come venditore, Francesco Pontone, senatore di An, poi del Pdl e ora di Fli. E annota pure come mai Pontone (la cui firma ben leggibile è sull’ultima pagina del contratto, accanto a quelle di Izelaar e di Walfenzao per conto della finanziaria offshore Printemps, vedi sotto) era lì ad agire «in nome e per conto» di An. Non perché ce l’avesse mandato il «colonnello- Ad»La Russa,ma«in virtù –si legge nell’atto – dei poteri generali che gli sono stati conferiti, in particolare allo scopo di disporre dei beni sociali, dal signor Gianfranco Fini, in qualità di presidente della suddetta associazione, ai sensi di una procura generale ricevuta da Mario Enzo Romano, notaio in Roma, il primo dicembre 2004». Tant’è:visto,si (s)venda.La Russa sarà anche stato primus inter pares e più primus di Fini, in quel 2008. L’assemblea del partito che approvò il bilancio dell’anno avrà certamente avuto un generale attacco di distrazione. Ma l’ affaire monegasco viene perfezionato dalla firma del senatore finiano Pontone, forte della procura a lui conferita dal leader Fini. Finiano pure lui, ça va sans dire . E così il colpo di coda dei fedelissimi di Gianfranco è una bella, quasi tenera prova di autodifesa offensiva. Che purtroppo, smentita dalle carte, finisce in autogol. Lo sforzo non è mancato. E non si è impegnato il solo Raisi. La collega Flavia Perina, onorevole direttore del Secolo d’Italia , di fronte al rumoroso silenzio del presidente della Camera, in un’intervista a Repubblica straparla di dossieraggi alla Pecorelli e di documenti tenuti nei cassetti dal Giornale . Certamente senza sapere che l’inchiesta giornalistica – come dimostrerà l’inchiesta giudiziaria avviata dalla procura di Roma, che indaga per truffa aggravata e, da ieri,ipotizza anche la creazione di fondi neri dietro quella vendita – è stata lavorata, a fatica, solo alla fine di luglio. E dunque non è degno di nota, per gli esponenti di Fli, in che modo la casa di boulevard Princesse Charlotte 14 sia finita affittata proprio al fratello di Elisabetta Tulliani, compagna di Fini. Ed è la cosa più normale del mondo che un partito politico alieni una proprietà immobiliare vendendola a una società offshore con sede ai Caraibi, dove l’acqua è certo più trasparente delle operazioni finanziarie. Tanto da far sospettare ai pm romani che dietro quei rimbalzi si possano celare fondi neri.D’altra parte, se persino Raisi sostiene che si tratti di un solare stratagemma per evitare che i finanzieri bussino a casa dell’acquirente, il venditore (cioè An) dovrebbe sapere chi è il reale proprietario, quello che si nasconde dietro alle società Printemps e Timara. Anche considerando che l’affare per il partito non è stato fruttuoso. Il Giornale ha rivelato che alcuni per comprare quella casa arrivarono a mettere sul piatto 1,5 milioni di euro. E An rifiutò. Perché? Un dettaglio confermato dal parlamentare Antonio Caruso, che nel 2001 ricevette una proposta di 6 milioni di franchi francesi (un milione di euro) da uno studio notarile. E vidimato da una signora che abita nel Palais Milton (il palazzo che ospita la casa di Tulliani), che a SkyTg24 ha raccontato di un inquilino a cui, in risposta a una proposta di acquisto dell’appartamento per un milione di euro, sarebbe stato detto che «è stato venduto a un personaggio della televisione italiana». Sarà una coincidenza che Tulliani, di mestiere, abbia fatto anche il produttore televisivo? E un altro vicino di casa del «cognato» di Fini, Fabrizio Torta, ha aperto le porte della sua abitazione alle telecamere di Sky , spiegando che il suo appartamento, 60 metri quadri, è gemello di quello ereditato e poi venduto da An, che anche lui l’ha ricevuto per successione ereditaria. E, soprattutto, che gli agenti immobiliari che hanno fatto una stima della sua casa hanno calcolato come valore fino a 30mila euro a metro quadro. Questo vorrebbe dire, trasferendo le cifre al piano di sotto, che An vendendo a 300mila euro ha fatto beneficenza. Ma a chi?