Andrea Bevilacqua, ItaliaOggi 7/8/2010, 7 agosto 2010
IL SOGNO DI JOSEPH RATZINGER? FARE IL BIBLIOTECARIO OLTRE TEVERE
È stata la rivista cattolica statunitense Inside The Vatican a intervistare recentemente il cardinale Raffaele Farina, Bibliotecario di Santa Romana Chiesa il quale ha rivelato: «Joseph Ratzinger voleva diventare il bibliotecario del Vaticano». Farina racconta così di quando Ratzinger gli parlò della cosa: «Era l’anno 1997.
Il cardinale Ratzinger aveva compiuto 70 anni il 16 aprile. Il 24 maggio ero stato nominato Prefetto della Biblioteca Vaticana e mano a mano che ne prendevo la guida mi rendevo conto delle difficoltà, soprattutto economiche e gestionali, che avrei dovuto affrontare. Ho preso pieno possesso dell’incarico il 12 luglio, quando si concludeva il mio mandato di Rettore dell’Università Salesiana; nello stesso giorno ho appreso del sequestro e dei sigilli apposti ai banchi di vendita nelle Gallerie della Biblioteca, che fanno tutt’ora parte del percorso dei Musei Vaticani, nonché al Laboratorio e deposito della Casa Editrice Belser di Stuttgart, che aveva sede in Biblioteca Vaticana, nei locali sottostanti la Prefettura. Il cardinale Bibliotecario era a quel tempo Luigi Poggi; sapevamo già, nel mese di luglio, che ad ambedue, a lui e al sottoscritto, sarebbe toccato l’ingrato compito di dimettere dal lavoro ben 39 dipendenti a contratto. In questa preoccupante situazione mi giunse, tra le altre, la richiesta di una ragazza di Monaco di Baviera che aveva fatto uno stage nel nostro Laboratorio di restauro dei manoscritti. In quei mesi era a Roma e mi assediava quasi quotidianamente chiedendomi di essere inserita nel personale della Biblioteca o almeno di fare un anno o due di esperienza nel nostro Laboratorio. Non potevo prenderla, nonostante l’ottima scuola frequentata e il diploma che aveva conseguito in Germania, a motivo non solo dei licenziamenti previsti, ma anche perché la Biblioteca era stata ’commissariata’ (il commissario ero io) a causa delle vicende giudiziarie, provocate dai sequestri di cui sopra, in riferimento a improvvide licenze concesse a Società della California dal mio predecessore. Stanca dei miei, pur cortesi e benevoli, dinieghi, la ragazza mi ha a un certo punto minacciato, dicendomi che se non prendevo in seria considerazione la sua richiesta di lavorare in Biblioteca lei si sarebbe fatta suora. Naturale e spontanea è stata, come potete immaginare, la mia risposta di ritenere questa sua decisione una benedizione di Dio, da tutti i punti di vista. Mi ero illuso così di aver risolto il problema. Nel mese di agosto sempre del 1997, mi è arrivata una lunga lettera di Ratzinger da Monaco, dove trascorreva le vacanza estive, in cui mi raccomandava la ragazza, che gli aveva fatto visita insieme ai genitori, dicendosi disposto a pagare lui stesso una borsa di studio per due anni. Non sapevo cosa fare. Il 22 settembre Ratzinger mi ha ricevuto in udienza per circa quaranta minuti. Non ha aspettato che gli esponessi il problema, ma, come se sapesse già il motivo della mia visita, ha cominciato a parlare e andava avanti per quasi mezz’ora parlando un po’ del suo lavoro nella Congregazione della Dottrina della Fede anche in riferimento a un progetto al quale avevo lavorato assieme a lui, quello dell’apertura dell’Archivio dell’Indice alla consultazione degli studiosi; fino a che a un certo punto, mettendo assieme i pezzi di quanto ascoltavo, ho realizzato che il cardinale dava per scontato una notizia, che poi è circolata pur se in una cerchia ristretta della Curia, che egli, avendo compiuto il 16 aprile i 70 anni, aveva chiesto a Giovanni Paolo II di poter concludere i suoi anni in Vaticano, in Biblioteca Vaticana, come cardinale bibliotecario. Praticamente mi chiedeva, pur se non in maniera esplicita, cosa ne pensavo. Quando ho capito bene quel che il futuro Papa mi stava dicendo, ho dato a vedere di sapere già la notizia e ho espresso chiaramente e con evidente entusiasmo quanto io e la Biblioteca intera eravamo felici di poterlo averlo tra noi. Solo al momento del commiato ho potuto esporgli il problema di Elisabeth, la ragazza che è poi entrata effettivamente in convento».