Ettore Livini, la Repubblica 7/8/2010, 7 agosto 2010
E IL PREZZO DEL GRANO ALLE STELLE COLPISCE IL MERCATO ITALIANO
La peggior siccità russa degli ultimi 130 anni e l´immancabile imboscata degli speculatori rischiano di riaccendere il caro-pane sulle tavole degli italiani. Lo stop fino al 31 dicembre dell´export di grano deciso da Vladimir Putin per garantire rifornimenti adeguati al mercato interno ha spedito alle stelle le quotazioni del frumento tenero (quello che si usa per fare pane, biscotti e dolci). Poco importa che le scorte del cereale nei silos americani siano ai massimi degli ultimi 23 anni e che il raccolto mondiale 2010 si avvii al secondo record consecutivo. Hedge fund e investitori professionali – visto il caldo e gli incendi di Mosca – hanno sentito puzza di bruciato e hanno iniziato a far incetta di future: il prezzo per acquistare a termine sul mercato di Chicago un bushel (27,2 kg.) di grano tenero è raddoppiato da inizio luglio e cresciuto del 20% questa settimana, toccando il massimo (8,4 dollari) degli ultimi due anni.
«Pura speculazione», dicono gli analisti, sottolineando come il grano duro (quello con cui si fa la pasta) – su cui non esistono derivati – abbia registrato solo rialzi marginali. Sarà. Questa speculazione però è già arrivata sulla porta di casa nostra: ad aprile una tonnellata di frumento in un consorzio italiano costava 150 euro, oggi siamo già a quota 230. E visti i precedenti del 2008 – quando la carenza di grano ha spinto al rialzo del 180% i prezzi della materia prima e del 35% quelli di pane e pasta – per i portafogli degli italiani è già scattato l´allarme rosso.
Gli esperti (per ora) gettano acqua sul fuoco. La situazione attuale, dicono, non è paragonabile a quella di due anni fa. Nel 2008 un bushel a Chicago costava 13 dollari mentre una tonnellata di grano in Italia aveva toccato i 600 euro, quasi il triplo del livello attuale. Allora le scorte mondiali erano di 130 milioni di tonnellate. Oggi sono il doppio. E mentre due anni fa la carenza di frumento era un problema globale perché con il petrolio a 150 dollari molti campi erano stati convertiti dai cereali alle coltivazioni per biocarburanti, oggi sul mercato manca solo il prodotto russo che copre il 15% delle esportazioni globali.
Le istituzioni mondiali, però, non abbassano la guardia. La speculazione – lo sappiamo – spesso ignora le leggi della domanda e dell´offerta. «La situazione è seria specie per i paesi poveri», ha detto ieri la Fao. Due anni fa in Egitto – che acquista metà del suo frumento dalla Russia – e in altre nazioni in via di sviluppo il caro-pane aveva innescato veri e propri moti di piazza.
Cosa succederà in Italia? Di sicuro è ben difficile che manchi il grano. L´import dalla Russia copre solo il 4% del nostro fabbisogno (il Belpaese importa il 55% di grano tenero e il 40% di quello duro). Di più: i magazzini tricolori traboccano di scorte: i prezzi bassissimi degli ultimi due anni – «sotto i 200 euro a tonnellata le nostre aziende lavorano in perdita» dice Paolo Abballe, responsabile cereali di Coldiretti – hanno convinto molti produttori a non vendere il raccolto 2009. Morale: oggi i consorzi hanno in casa un milione di tonnellate di grano duro (il 20% dei consumi annuali) e 600mila di grano tenero (il 10%).
Se però la fiammata dei prezzi innescata dalla speculazione non rientrerà in tempi brevi, è più che probabile che gli aumenti finiscano per contagiare i prezzi degli altri cereali e del frumento duro, scaricandosi lungo tutta la filiera produttiva fino alle tasche degli italiani. Federconsumatori stima già in 200 euro l´anno il costo per famiglia di questi primi rialzi. Per fare un chilo di pane, del resto, si usa un chilo di grano tenero – prezzo oggi attorno ai 23 centesimi – che rappresenta circa l´8% di quello (2,7 euro) del prodotto finito al consumatore.
Il costo della materia prima influisce molto di più sulla pasta: per fare un chilo di spaghetti o di fusilli si usano circa 900 grammi di grano duro costato tra i 18 e i 20 centesimi, cifra che in qualche caso rappresenta anche il 20-25% del costo finale della pasta confezionata sullo scaffale di un supermercato. Per fortuna il raccolto di questo cereale in Italia quest´anno è in rialzo del 22%, grazie soprattutto all´eccellente resa delle coltivazioni in Puglia.
Non resta che incrociare le dita: nella tarda serata di ieri il prezzo del frumento tenero aveva già innescato una decisa retromarcia, dribblando gli appetiti della speculazione. E il governo di Mosca ha detto che in caso di pioggia e se si estingueranno rapidamente gli incendi lo stop all´export potrebbe essere rivisto. Per spegnere la fiammata dei prezzi del pane, alla fine, ci toccherà fare affidamento su Giove pluvio e sui pompieri russi.