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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

[2 art.] KALMYKIA, TUTTO IL POTERE AL «RE» - Nel villaggio di Chilgir Yashkul oggi è grande festa: gli abitan­ti si sono riuniti nel tempio lo­cale per assistere all’inaugurazione della statua di Sakyamuni, il Buddha storico

[2 art.] KALMYKIA, TUTTO IL POTERE AL «RE» - Nel villaggio di Chilgir Yashkul oggi è grande festa: gli abitan­ti si sono riuniti nel tempio lo­cale per assistere all’inaugurazione della statua di Sakyamuni, il Buddha storico. Sgranando i mala e intonando i mantra, i fedeli seduti sul pavimento osservano i monaci togliere il velo gial­lo che ricopre la statua e gettare peta­li di fiori ai suoi piedi. Sembra di esse­re in Tibet o in Mongolia, ed invece sia­mo in Europa, in Kalmykia, una re­pubblica della Federazione Russa, no­ta in Italia anche con il nome di Cal­mucchia. Gli abitanti di Chilgir Yashkul sono i discendenti di quei mongoli O­riati che, alla ricerca di nuovi pascoli, nel XVI secolo si spinsero entro i con­fini meridionali dell’impero russo, re­spingendo le popolazioni di origine turca. Lo zar, consapevole del valore militare di questi nuovi venuti, permi­se loro di rimanere nei suoi territori concedendo una certa autonomia in cambio di un controllo selettivo delle frontiere. Nel XVIII secolo gli Oriati accettarono di essere chiamati kalmyki, termine derivante dal turco khalmag che si­gnifica ’avanzo’, inteso come ’coloro che sono rimasti’. Da allora la Kalmykia è l’unica regione del vecchio continente dove il buddismo è religio­ne maggioritaria, nonostante i kalmyki, decimati dalle diaspore, dal­le purghe staliniane e diluiti dai conti­nui afflussi di coloni russi e ucraini, sia­no oggi il 45 per cento della popola­zione. Nel Tempio Dorato di Elista, la capita­le, incontriamo Telo Tulku Rimpoche, al secolo Erdne Ombadykow, un kalmyko nato a Philadelphia. Ricono­sciuto all’età di sette anni incarnazio­ne del monaco da cui prende il nome, ha vissuto a Dharamsala sino al 1992, quando il Dalai Lama lo ha nominato Shadzhin Lama, Grande Lama di Kalmykia, dandogli il compito di rico­struire il clero buddista dopo il crollo dell’Urss. La sua visione del buddismo nella regione è piuttosto disincantata: «La maggioranza della gente vive la fe­de buddista come conseguenza al­l’appartenenza all’etnia kalmyka. Co­me se la fede si trasmet­tesse geneticamente». Insomma, il buddismo visto come identità kalmyka da contrappor­re all’ortodossia cristia­na in cui si riconoscono i russi. La superficialità con cui viene vissuta la fede è il frutto di decenni di a­teismo di stato: ai tem­pli i giovani preferisco­no i locali notturni. Qualcosa, però, sembra si stia muovendo: mentre i gio­vani russi faticano ancora a trovare propri valori, i loro coetanei kalmyki stanno riscoprendo la cultura dei loro padri. Il palazzo dove si esibisce Vladi­mir Karuev, il più famoso cantante kalmyko noto col nome di Okna T­sahan Zam, è pieno all’inverosimile. Molti sono anziani, che si commuo­vono nel risentire il tradizionale canto khoomi mongolo, ma vi è anche una buona percentuale di giovani e adole­scenti che ascolta con attenzione. ’Il richiamo degli avi’ è il titolo di una delle melodie di Okna Tsahan Zam, ed è su questo richiamo, radicato in ogni mongolo, che si sta puntellando la ri­costruzione culturale della Kalmykia sotto la guida di Kirsan Ilyumzhinov, l’eccentrico e contestatissimo uomo d’affari con due grandi passioni: la po­litica e gli scacchi, di cui a 14 anni era già campione nazionale. Nel 1993, a soli 31 anni, è riuscito a farsi eleggere presidente della Kalmykia prometten­do 100 dollari ad ogni suo elettore e un telefonino ad ogni pastore della taiga. Due anni dopo è divenuto presidente della Federazione scacchistica inter­nazionale, ruoli che ricopre ancora og­gi. Il suo motto, «un presidente ricco è una salvaguardia contro la corruzio­ne », giustifica, a suo dire, il governo im­prontato su quella che lui stesso chia­ma «dittatura economica». Lo studio dove ci riceve e lavora è do­minato dai ritratti dei tre uomini gui­da del popolo kalmyko: Gengis Khan, l’ispiratore culturale, il Dalai Lama, la guida spiritua­le e Lenin, il leader politico, la cui nonna era kalmyka. Ilyumzhinov ha offerto al Cremlino un milione di dolla­ri per trasferire l’intero mau­soleo a Elista. Per soddisfare la sua passione scacchistica, in­vece, accanto a una sapiente riforma scolastica grazie alla quale è stato introdotto nella scuola primaria lo studio degli scac­chi, non ha esitato a dilapidare 50 mi­lioni di dollari per costruire la Città de­gli Scacchi, un quartiere alla periferia di Elista, oggi semiabbandonato, che nel 2006 ha ospitato la finale mondia­le. «Uno schiaffo morale e economico al­l’intero popolo kalmyko che, con soli 300 rubli al mese di guadagno (circa 8 euro), è uno dei più poveri dell’intera federazione russa» denuncia Valery Badmayev, direttore di Sovetskaya Kalmykia , l’unico periodico d’opposi­zione. Valery era collega di Larisa Yu­dina, la giornalista kalmyka uccisa nel 1998 da due uomini risultati essere vi­cinissimi a Ilyumzhinov. Secondo Va­lery, Larisa avrebbe ottenuto le prove della provenienza, ancora oscura, del­l’improvvisa ricchezza del presidente kalmyko: «Dopo l’ascesa di Ilyumzhi­nov, la Kalmykia ha ottenuto lo status di paradiso fiscale. Sono 12mila le compagnie che hanno sede a Elista, ma per avere questo privilegio devono versare un ’contributo’ di 1.250 dollari al mese su un conto controllato diret­tamente da Ilyumzhinov». Sanal Shavaliyev, presidente dell’U­nione giornalisti della Kalmykia, nega tutte le illazioni di Valery Badmayev: «Ilyumzhinov ha fatto conoscere la Kalmykia al mondo intero grazie al suo impegno scacchistico. Questo ha get­tato le basi per un nuovo sviluppo e­conomico. Il Mar Caspio è una fonte di gas naturale e c’è il progetto di costruire un gasdotto che dalle coste kalmyke arriverà in Russia e in Ucraina». In effetti il presidente si odia o si ama, senza mezze misure. Sergei Ageev, di­rettore del Centro dei diritti umani del­la Kalmykia, afferma che la Repubbli­ca è una delle regioni della Federazio­ne dove le violazioni sono più fre­quenti. Nel 2004, centinaia di manife­stanti che chiedevano le dimissioni di Ilyumzhinov furono malmenati dalla polizia. Ilyumzhinov minacciò Putin che, secondo la costituzione, avrebbe dovuto ratificare o ritirare il mandato presidenziale, avvisandolo che nel se­condo caso la Kalmykia si sarebbe tra­sformata in una nuova Cecenia. Putin lasciò ad Ilyumzhinov lo scranno, ma nel prossimo ottobre la Kalmykia sarà di nuovo chiamata alle urne per eleg­gere il presidente che si dice sicuro di ottenere il quinto mandato. «Come può esserne sicuro?» gli è sta­to chiesto in un’intervista ad una tele­visione russa. «Nel 1997 fui rapito da­gli alieni che mi hanno insegnato a co­mandare le menti dei miei connazio­nali. Posso dire ad ognuno di loro ciò che deve fare». Con alleati simili, la vit­toria è sicura e la Kalmykia potrà van­tare un altro primato: avere il primo presidente ambasciatore degli alieni. POCHI ABITANTI E MOLTE DISUGUAGLIANZE Su una superficie di 76.150 kmq vivono 329.000 abitanti, 45 per cento dei quali è kalmyko. Il salario medio è di 300 rubli al mese (circa 8 dollari), uno dei più bassi di tutta la Federazione. La ricchezza è concentrata nelle mani di russi e ucraini, mentre i kalmyki vivono principalmente di agricoltura e pastorizia. Lo sfruttamento irresponsabile del terreno e delle risorse naturali effettuato durante il periodo sovietico (in particolare sotto Kruscev e Breznev), ha impoverito il suolo, tanto da redere la Kalmykia a rischio di desertificazione. Secondo le organizzazioni umanitarie russe, i diritti umani nella Repubblica sono gravemente lesi. Nel 2004 una manifestazione di centinaia di persone, che chiedevano le dimissioni di Kirsan Ilyumzhinov, fu soppressa violentemente dalla polizia. Nei penitenziari DL 27/3 e SI70-1, entrambi ad Elista, la capitale regionale, diverse sommosse sono state liquidate dalle guardie carcerarie con metodi non propriamente ortodossi. (