Maria Pia Cagin, Il Riformista 5/8/2010, 5 agosto 2010
L’IMPRESA SI FA CINESE DAL 2002 PIÙ 131%
Cgia di mestre. Hanno quasi raggiunto quota cinquantamila. Secondo l’associazione degli artigiani veneti sono concentrate soprattutto in Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. Il presidente Bortolussi: «presenza massiccia e diffusa»
Le imprese cinesi conquistano l’Italia. Ormai hanno quasi raggiunto quota cinquantamila (precisamente 49.854) e le loro attività si concentrano principalmente in Lombardia, Toscana, Veneto ed Emilia Romagna. Secondo la Cgia di Mestre, associazione degli artigiani veneti, dal 2002 al 2009 la presenza delle aziende dagli occhi a mandorla lungo la nostra penisola è cresciuta del 131,1 per cento. I piccoli negozi di vicinato e gli ambulanti sono i settori che hanno registrato la maggiore presenza cinese. Segue il comparto manifatturiero - in particolare il tessile - l’abbigliamento, la pelletteria e le calzature.
Secondo il segretario della Cgia, Giuseppe Bortolussi, oggi in Italia ci si preoccupa «in maniera eccessiva per la concorrenza che ci viene portata dai prodotti provenienti dalla Cina, ma rischiamo di sottovalutare la presenza dei loro imprenditori sul nostro territorio che è sempre più massiccia e diffusa». Per Bortolussi ormai in molte zone del Paese, alcune filiere produttive o commerciali sono completamente in mano all’imprenditoria cinese. «Senza contare - spiega il segretario - il ritorno di vere e proprie forme di schiavitù».
Esaminando nel dettaglio i dati pubblicati dalla Cgia di Mestre, si scopre che il maggior numero di imprenditori cinesi si trova in Lombardia (10.129); seguono i colleghi che vivono e lavorano in Toscana (9.840) e quelli che hanno scelto il Veneto come regione in cui avviare l’impresa (5.798). Mentre in Emilia Romagna sono 5.035 e nel Lazio 4.587. Nel Mezzogiorno a contare la più consistente comunità imprenditoriale dagli occhi a mandorla è la Campania (2.522 imprenditori), segue la Sicilia (2.077) e la Puglia (1.085).
È questa la fotografia scattata dall’associazione degli artigiani che ha puntato la lente anche sulla cronologia del fenomeno imprenditoriale orientale. Dal 2002 al 2009 gli imprenditori cinesi presenti in Italia sono aumentati del 131,1 per cento. Con punte del 406 per cento in Calabria, del 390, 9 per cento in Molise, del 387,5 per cento in Basilicata e del 380 per cento in Valle d’Aosta. Nonostante la crisi tra il 2008 e il 2009 la loro presenza è aumentata su tutto il territorio nazionale del 7,8 per cento con crescite molto interessanti in Piemonte (più 12,2 per cento), in Lombardia (più 9,5 per cento) e in Veneto (più 8,9 per cento).
Altro dato interessate è quello sull’incidenza degli imprenditori cinesi sul totale dell’imprenditoria straniera presente in Italia che si attesta, ormai, all’8, 3 per cento. Il 40, 3 per cento degli imprenditori cinesi presenti in Italia si concentrano nel commercio (con 20.102 piccoli imprenditori ) e poco più di un terzo del totale nel manifatturiero (15.994). Di questi ultimi ben il 94,8 per cento (pari a 15.163 imprenditori) sono occupati nel tessile, nell’abbigliamento, nelle calzature e nella pelletteria. Significativa la presenza anche nel settore alberghiero, bar e ristorazione: le attività condotte da titolari cinesi hanno raggiunto le 8.776 unità.
E c’è anche chi ha imparato a evadere