Questo sito utilizza cookies tecnici (propri e di terze parti) come anche cookie di profilazione (di terze parti) sia per proprie necessità funzionali, sia per inviarti messaggi pubblicitari in linea con tue preferenze. Per saperne di più o per negare il consenso all'uso dei cookie di profilazione clicca qui. Scorrendo questa pagina, cliccando su un link o proseguendo la navigazione in altra maniera, acconsenti all'uso dei cookie Ok, accetto

 2010  agosto 06 Venerdì calendario

MA POI NEL TERZO POLO CHI LO FARÀ IL LEADER?

Dopo aver visto come stanno le cose dalle parti di Berlusconi e del Pd cerchiamo di capire dove portano i lavori in corso nel “terzo polo”. L’esordio parlamentare è stato fragoroso.
Quei settantacinque parlamentari che si sono astenuti sulla mozione contro Caliendo rappresentano una nuova realtà politica. Non sufficiente tuttavia a dare per scontato che il “terzo polo” sia nato. Una delle componenti, quella ispirata da Gianfranco Fini, infatti rifiuta la definizione di partito di opposizione considerandosi tuttora parte integrante del centro-destra. L’Api di Rutelli ha dato segnali, sulla legge universitaria, di collaborazione con il governo. L’Mpa di Lombardo fa tira e molla con la maggioranza. Casini guida un’opposizione che ha l’assillo di smarcarsi dal Pd. Il primo problema che queste compagini parlamentari hanno è quello di trovare, nel breve tempo di vita di questa legislatura, un comune atteggiamento. Non è facile. Per i finiani è fondamentale non fare i becchini del centro-destra berlusconiano per non affrontare il voto anticipato in condizioni di frattura con larga parte dell’elettorato di riferimento. D’altra parte avviare il cantiere del “terzo polo” senza avere un atteggiamento comune in parlamento sarebbe una falsa partenza. Poniamo che questa questione sia in breve tempo risolvibile, la strada verso la nascita di una nuova aggregazione politica sarebbe in discesa?
La scommessa del “terzo polo” nasce da una valutazione sullo stato di crisi del bipolarismo italiano. I “costituenti” immaginano che il sistema politico italiano stia consumando l’esperimento fondato sul predominio di due forze che costringono le altre ad un ruolo gregario. La stessa vicenda di Fini, oltre che le tensioni nel Pd, sarebbero la prova che i contenitori politici che fanno da architrave del sistema politico nato con la Seconda Repubblica mostrano crepe vistose. La società politica, è questo il succo del ragionamento, è assai più ricca di quanto l’attuale semplificazione lasci intravvedere. In particolare ci sarebbe un’area politica, che raggrupperebbe i moderati, che da troppo tempo viene sacrificata. Questi moderati, che secondo la narrazione abitano a destra al centro e a sinistra, vivono ormai come una gabbia un sistema politico che spinge ad una radicalizzazione dello scontro. Con il “terzo polo”, questa è la speranza, avverrebbe quello che è accaduto con l’avvento del berlusconismo che chiamò a raduno tutta la destra italiana. In questo caso l’annuncio della nascita di una nuova aggregazione farebbe tornare a casa milioni di elettori.
Per realizzare questo scenario si devono realizzare alcune condizioni. La prima è una crisi dirompente nel blocco elettorale berlusconiano. Sta accadendo questo? Siamo alle prime avvisaglie, ma il premier ha ancora un seguito abbastanza forte. La seconda condizione è il collasso del Pd. E’ facile immaginare che questo partito non ce la faccia a confermare il dato delle ultime politiche ma nulla lascia pensare che stia scomparendo. Infine c’è la suggestione di recuperare a proprio vantaggio l’astensione. Viceversa è assai più facile che questa resti alta ovvero si diriga verso nuove forze o verso forze estreme come la Lega. Infine c’è l’incognita del sistema elettorale che favorisce le forze che si aggregano a coalizioni che ambiscono a governare e punisce le terze forze. Il “terzo polo”, che secondo Rutelli potrebbe diventare il “primo” polo, ha troppo poco tempo davanti a sé per candidarsi alla guida del paese e non può farlo al di fuori di una coalizione.
L’analisi offre altri elementi per cercare di capire le possibilità di una nuova forza centrista e moderata. Vedo tre problemi. Uno identitario, l’altro di posizionamento, il terzo di radicamento. Casini, Rutelli, Lombardo e Fini possono definirsi “moderati” ma non hanno la stessa visione su temi cruciali. La nuova forza, ad esempio, potrebbe a fatica definirsi cattolica, marchio che la condannerebbe a essere considerata una piccola Dc ma che avrebbe il vantaggio di dare un segnale a un vasto mondo di credenti. Le posizioni di Fini sui principali temi etici sono, infatti, drasticamente diverse da quelle di Casini e Rutelli. E anche sull’immigrazione il presidente della Camera è più radical dei suoi compagni di strada. Il posizionamento politico è un ostacolo altrettanto rilevante. Fini ha bisogno di aggiungere alla definizione di “moderato” il connotato di “destra”. Nessuno sa quanta parte del suo popolo deciderà di seguirlo ma lui starà ben attento a non rompere con l’area elettorale ex An. “Destra” è una definizione impegnativa che non si può aggiungere senza imprimersi sul volto di una formazione politica. Questa etichetta pone il problema della leadership (chi dei “nostri” sarà il capo o il portavoce?) e delle alleanze. Una piccola forza come l’Udc può presentarsi davanti agli elettori non dicendo con chi si schiererà in parlamento ma una forza che ambisce a radunare i moderati deve fare una proposta di governo. Infine c’è la questione del radicamento. Il “terzo polo” è a trazione sudista. Nessuno dei soci ha un appeal di fronte al grande Nord. Questo provoca due conseguenze. La prima è che rischia di nascere un partito macro-regionale, il secondo è che tutti i fondatori lavoreranno sullo stesso bacino elettorale senza aggiungere niente di nuovo.
E’ in grado la nuova aggregazione parlamentare di dare una risposta a tutte queste questioni? Soprattutto è in grado di dare l’idea che stia nascendo una cosa nuova e non si tratti di un accrocco di vecchi politicanti, come li rappresenterà Berlusconi? Qui si pone una questione di bassa cucina che però in politica è importante. Le liste elettorali della nuova aggregazione avranno bisogno di essere particolarmente ricche di personalità di spicco. Che fine faranno tutti i parlamentari attuali, molti dei quali, soprattutto quelli finiani, rappresentano l’ossatura sul territorio dei fuggitivi dal PdL? Probabilmente se emergerà una forte volontà associativa tutti questi ostacoli saranno rimossi. Per i leader del “terzo polo” si annuncia una stagione dura e faticosa. La più faticosa della loro intera vita politica. Finora hanno guidato partiti facili e fatto campagne elettorali il cui peso gravava anche, e in qualche caso soprattutto, su altre spalle. Quello che gli sta davanti, per dirla con un noto presidente asiatico, non è un pranzo di gala.