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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

PUTIN CI RIPENSA E FERMA LE ESPORTAZIONI DI GRANO

Il timore che Mosca rispondesse ai rincari del grano limitandone l’export non si era mai davvero spento, nonostante le ripetute smentite del governo. Ma l’annuncio, arrivato per bocca del presidente russo Vladimir Putin, si è abbattuto comunque con violenza sui mercati, facendo infiammare le quotazioni – già surriscaldate – del frumento: a Parigi ci sono stati rialzi superiori al 10%, fino a un picco di 236 euro per tonnellata, massimo da 28 mesi, a Chicago il prezzo si è inchiodato al massimo livello consentito dalla Borsa, 785,75 cents per bushel (+8,3%), record biennale, trainando anche il mais ai massimi da sette mesi.
«A causa dell’abnorme rialzo delle temperature e della siccità – ha dichiarato il capo del Cremlino – ritengo consigliabile introdurre un bando temporaneo all’esportazione dalla Russia di cereali e altri prodotti agricoli da questi derivati. Valuteremo più avanti come comportarci dopo dicembre».
Bando totale, dunque – invece di un semplice rialzo delle tariffe doganali, come era avvenuto nel 2007 – e non solo per il frumento, ma anche per mais, orzo, segale e derivati. Temporaneo sì, ma per un periodo lunghissimo: dal 15 agosto fino al 31 dicembre (anche se qualche analista suggerisce che potrebbe essere sospeso in anticipo, magari da ottobre, quando sarà più chiara l’entità del raccolto). Ed è il primo blocco totale da undici anni.
«Abbiamo scorte a sufficienza – ha spiegato Putin – ma non dobbiamo permettere che in Russia ci siano rincari dei beni alimentari. Inoltre, dobbiamo preservare le nostre mandrie di bestiame e costituire riserve di cereali anche per il prossimo anno». Le scorte governative accumulate nella passata stagione non verranno messe all’asta, come avviene di solito, bensì affidate ai governi regionali, che a loro volta le distribuiranno ai consumatori. I coltivatori danneggiati dalla siccità riceveranno invece aiuti per 1,2 miliardi di dollari, sotto forma di sussidi e prestiti agevolati.
Putin ha inoltre annunciato che chiederà a Bielorussia e Kazakhstan di adottare misure analoghe, in virtù dell’unione doganale costituita con la Russia. Appello per ora ignorato da Minsk, ma non da Astana. Una nota del ministero dell’Economia afferma che il Kazakhstan – altro importante esportatore di grano, che per la siccità rischia di perdere un terzo del raccolto – è pronto a discutere la questione al prossimo meeting dell’unione doganale, in calendario il 17 e 18 agosto.
Gli esperti rassicurano che lo stop alle esportazioni russe non dovrebbe avere conseguenze disastrose: a differenza che in passato, quest’anno nel mondo ci sono scorte abbondantissime di frumento, accumulate in due stagioni consecutive di raccolti da primato. La circostanza può anzi trasformarsi in un’opportunità di profitto per i produttori dell’Unione europea, con cui la siccità è stata più clemente, e a maggior ragione per quelli degli Stati Uniti, che stanno godendo di un ottimo raccolto, mentre i silos traboccano di grano delle stagioni passate: le scorte Usa, intorno a 30 milioni di tonnellate, non erano così alte da 23 anni.
I maggiori clienti della Russia – dislocati soprattutto in Medio Oriente e Nord Africa – sono comunque in difficoltà. Primo fra tutti l’Egitto, il maggior importatore mondiale di frumento, che da Mosca acquista 3-4 milioni di tonnellate l’anno su un totale di 9 milioni, e che nel 2008 –come altri paesi –aveva vissuto violenti disordini a causa del rincaro del pane.
Pur avendo intensificato di recente gli acquisti da Francia e Stati Uniti, Il Cairo ha ordini in sospeso con la Russia per oltre mezzo milione di tonnellate. «Spero che riusciranno a onorare i contratti», ha dichiarato alla Dow Jones il presidente della Camera dei cereali, Ali Sharaf El Din. «Ma se ci saranno dei default sui carichi, abbiamo comunque altre forniture e le nostre scorte sono sufficienti per sei mesi».
Anche la Fao ha rassicurato sul fatto che la situazione non dovrebbe evolvere in modo drammatico come nell’estate di due anni fa, anche se potrebbero esserci «serie implicazioni » l’anno prossimo, se la siccità in Russia dovesse continuare, ostacolando anche le semine dei raccolti invernali.