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 2010  agosto 12 Giovedì calendario

PER LUCA D DA J

PASSO LA VITA CON ROSALIA E ALTRE 2 MILA MUMMIE. E IL BELLO È CHE MI AFFASCINANO -
Dario porta un fiore a Rosalia, come fa sempre. Rosalia, due anni appena non può dirgli grazie né sorridere. Ha gli occhi chiusi, un fiocco giallo sulla testa, le guance turgide. Sembra che dorma. Lui la guarda amorevolmente, come un padre, e inizia a sistemare i suoi strumenti.
La scena si svolge alle Catacombe dei cappuccini di Palermo. E se vi pare strana/ non conoscete Dario Piombino Mascali: questo giovane antropologo siciliano dell’istituto per le mummie e l’Iceman dell’Eurac di Bolzano ha l’inconfondibile caratteristica di occuparsi di cose che farebbero scappare la maggior parte delle persone normali. Non lui. Mascali, 34 anni, noto a livello internazionale per avere svelato importanti aspetti della conservazione dei corpi, non solo ha la passione per le mummie, ma un cuore cosi tenero da provare affetto per la piccola Rosalia Lombardo, vissuta a Palermo, morta di broncopolmonite (e imbalsamata) nel 1920.
La sua mummia incredibilmente ben conservata è frutto del lavoro di Alfredo Salafìa, l’imbalsamatore palermitano che ha superato in bravura tutti gli altri, un maestro della tanato-estetica (l’estetica della morte): le salme che preparava sono rimaste identiche negli anni. Qual era il suo segreto? Avere dato risposta a questa domanda, in un articolo su Virchows Archive, è il risultato più importante ottenuto da Mascali. Le sue ricerche sono culminate con la scoperta di un manoscritto originale di Salafia, nel quale è esposta la sua tecnica.
«Voglio carpire i segreti di chi è riuscito a rendere i corpi impermeabili al flusso del tempo, svelare significati umani dietro le tecniche di imbalsamazione, leggere nei corpi i mali che hanno afflitto l’umanità in passato»: così Mascali riassume il senso delle sue ricerche.
La tanato-estetica è un’arte difficile perché deve riferirsi costantemente all’immagine della persona come era in vita. Negli Stati Uniti farsi imbalsamare non è così raro. In Italia lo è divenuto, soprattutto rispetto ai secoli passati. «La forma perfetta è quella che presenta il defunto il più simile possibile a come lo ricordano i propri cari. Nessun altro particolare va trascurato: un vezzo in un vestito, il colore di un rossetto, la forma di una pettinatura» racconta.
Nel suo lavoro, Mascali percorre le strade meno battute. Gli amici dicono di averlo visto con un cranio in mano aggirarsi tra i turisti che visitano le Catacombe Lui spiega candidamente che in effetti c’è un cumulo di teste mummificate nell’edificio, forse conseguenza di riti funebri, e che ne ha prelevata qualcuna per studiarla.
Lo si ritrova anche ad analizzare urne funebri: «Tra i miei colleghi nessuno voleva esaminare le urne in cui sono custodite le ceneri di persone vissute in età romana. Io invece lo trovo interessante. Una volta la cremazione dei morti non era efficiente come adesso, restavano intatti pezzi di ossa, frammenti di oggetti: tutti elementi che forniscono indizi sui defunti e sulle tecniche di cremazione».
Con le sue 2 mila mummie, le Catacombe stanno a Mascali come una stanza di giochi sta a un bambino. Vi trascorre intere giornate. «Tutto iniziò quando, da piccolo, le visitai per la prima volta. Ne fui affascinato». D’altronde quel luogo è una fonte unica di informazioni sulla preservazione dei corpi. Nel 1534, a Palermo, i cappuccini ottennero il permesso di edificare un convento a fianco della Chiesa di Santa Maria della pace Intorno al 1599 furono trovati i corpi di 45 frati perfettamente conservati in una fossa comune presso la chiesa. Sorse così l’esigenza di trovare uno spazio comune in cui conservare i corpi: nel nuovo ambiente, ricavato nel sottosuolo dietro Fallare, presero posto le mummie di cappuccini, nobili, borghesi eminenti e alti prelati. Adesso campeggiano ai lati dei corridoi con le loro mandibole spalancate, i denti rotti, le orbite degli occhi rivolte verso gli spettatori.
Mascali ne ha studiati molti. Come fosse un concorso di bellezza, ha fatto richiesta di partecipazione a un’esibizione itinerante, che partirà dagli Stati Uniti, intitolata Mummies of the World, presenti una quindicina di musei tra i più famosi nel mondo. «Probabilmente l’esibizione verrà allestita anche in Italia e io vorrei partecipare con una di loro» afferma indicando una mummia dietro di lui che sembra fissarci minacciosamente Al di là dell’opportunità di un viaggio in giro per il pianeta che non aveva avuto occasione di fare «da viva», la mummia, in un certo senso, sarà ambasciatrice del culto dei morti in Sicilia. Trasportarla non dovrebbe essere complicato, spiega Mascali. «Esistono involucri rigidi in cui sistemarle Spero che la mostra passi anche per Palermo, così non dovrò fare un viaggio troppo lungo». Anche perché la compagnia non è delle più loquaci. Quanto ai possibili incidenti, ogni mummia è assicurata per 200 mila euro.
Mascali non nasconde l’orgoglio di essere membro dell’American society of embalmers, con 400 membri provenienti da 38 stati americani e una decina di altre nazioni nel mondo: professionisti dell’imbalsamazione, accademici e studiosi. Prossimo appuntamento, la conferenza internazionale al Worsham College of mortuary science: «Presenteremo nuovi metodi per restaurare i corpi dopo gli incidenti o per conservarli». Chi fosse interessato sappia che le iscrizioni online sono aperte a tutti.
Domanda inevitabile: vorrebbe lui, Mascali, vedere applicati a sé questi metodi di conservazione? «No, dò che mi interessa è cosa hanno significato per altri esseri umani». Proprio nello sforzo di rintraciare gesti e pratiche dell’ultimo saluto ai defunti sta la carica umana delle sue ricerche Che sfuggono all’aspetto più triste della morte stessa: il dolore di chi resta in vita. Non a caso quando, prima di entrare nel Convento dei cappuccini, una bara viene trasportata in chiesa, Dario cambia di colpo la traiettoria. «Ma come, non è abituato ai defunti?». «A quelli si. Ma preferisco non vedere persone tristi» risponde.