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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

«FINI SI DIMETTA, GIULIO OTTIMO PREMIER»

Basta tentennare: se i numeri non ci sono meglio le urne, entro la fine dell’anno. Parola di Roberto Maroni, inquilino del Viminale e leghista doc. Che è inferocito coi finiani...
Ministro, iniziamo con le buone notizie. Avete arrestato l’ennesimo latitante. «Si tratta del 58esimo tra i cento latitanti più pericolosi. Dimostra quanto siano bravi i poliziotti, in questo caso la squadra mobile di Napoli e nello specifico la “catturandi”. Sono successi che si aggiungono all’aggressione ai patrimoni dei boss. È il nostro fiore all’occhiello. Più di 12 miliardi di euro sequestrati e più di 20mila tra beni e società. Certi risultati non sono casuali. Ci devono essere almeno due condizioni. La prima sono le nuove norme introdotte col pacchetto sicurezza, che ha dato più poteri alla polizia. La seconda è un presupposto psicologico: la consapevolezza delle forze dell’ordine che dietro c’è un governo stabile e che li sostiene. Temo che questa crisi si possa ripercuotere negativamente. Oggi ha fatto un’altra operazione straordinaria anche la Guardia di Finanza col sequestro di beni per 700 milioni. Sono risultati senza precedenti».
Si aspetta i complimenti di Saviano?
«Non me li aspetto. Mi hanno fatto molto piacere i complimenti del presidente del Senato e di quello della Camera. Li ho girati alla polizia e al questore di Napoli». Eppure, per Saviano, la Lega non ha vigilato sull’infiltrazione della malavita al Nord. «Non è bene informato. È un ragazzo giovane, ma le prime battaglie della Lega agli inizi degli anni ’80 erano contro il soggiorno obbligato, che per riconoscimento postumo è stato il meccanismo che ha permesso alla criminalità di trapiantarsi al Nord. Lanciammo l’allarme per primi». Capitolo governo. Il premier pensa al voto «Prendiamo atto che la maggioranza se n’è andata. I “fuori e dentro” sono bizantinismi di palazzo, da prima Repubblica. Racconto un aneddoto».
Prego.
«Alla Camera, per il voto su Caliendo, ho incrociato Casini. Gli ho detto: “questa manovra politica è in pieno stile doroteo”. Lui s’è illuminato facendo sì. È l’essenza dell’essere diccì, essere di qui e anche di là. I finiani sono fuori dalla maggioranza. Cos’hanno in mente? Se la maggioranza non c’è, c’è un’unica soluzione».
Cioè il voto. Magari a marzo.
«Subito, non a marzo. Che senso ha aspettare?». Bisogna capire le intenzioni del Colle... «I governi tecnici esistono solo nella mente di chi teme le elezioni. Il governo ha dei ministri che devono decidere. Qual è il programma di un governo tecnico? Sul federalismo cosa si fa? Le competenze a Regioni e Comuni vanno date in base a valutazioni politiche. Per etica politica, se viene meno la maggioranza si va a elezioni». La Lega chiede il voto?
«È una richiesta di elezioni. Se si accerta che la maggioranza non c’è più... Su Caliendo abbiamo avuto il primo antipasto, ora aspettiamo il primo piatto a settembre: se si replica, Berlusconi ne deve prendere atto».
Quindi al voto, entro il 2010.
«C’è chi dice che non si può votare in autunno perché non è mai successo prima. A parte che la Costituzione non lo vieta, credo che l’Italia abbia bisogno di tutto tranne che di governi che si trascinano.
Investire nella democrazia è sempre un buon investimento. Vediamo se chi ha tradito sarà premiato o punito. E poi ci sono già state elezioni amministrative in grandi città, nel mese di dicembre».
Si potrebbe votare a novembre?
«Se Berlusconi non ha la maggioranza si dimette e va dal Capo dello Stato. Che però dovrebbe tener conto di chi ha vinto le elezioni. Succederà che in due giorni si renderanno conto che non c’è possibilità di avere altre maggioranze».
Quindi?
«Quindi Napolitano scioglierà il Parlamento e indirà nuove elezioni. Avremo un nuovo governo entro Natale, così da approvare il bilancio entro la fine dell’anno».
Pur di evitare le urne, il Pd ha lanciato l’idea di Tremonti premier. «Chi vince governa e chi perde sta all’opposizione. Chi vuole altre soluzioni, che noi chiamiamo governi-truffa, ha paura del voto. Stupisce che il Pd, che si dice democratico, abbia paura della democrazia. Chi governa lo decidono gli italiani, diversamente è un atto eversivo».
Tremonti sarebbe un buon premier?
«Tremonti sarebbe un ottimo premier, se lo diventasse per decisione degli italiani con le elezioni. Due anni fa è stato votato premier Berlusconi».
Le leggo un’agenzia di Bossi: “Noi alleati del PdL? Vedremo”. (Poi smentirà, ndr) «Bossi è tranquillo, l’alleanza con Berlusconi è chiara. Si diverte a dire certe cose per vedere la reazione di voi giornalisti. L’altro giorno è stato chiaro quando ha detto che Lega e PdL, in caso di elezioni, spazzeranno via tutti. Berlusconi e il PdL sono alleati leali. Basti pensare alla collaborazione con i ministri della Giustizia e della Difesa, anche sull’utilizzo dei militari nelle grandi città».
Ormai siete gli unici alleati di Berlusconi. Davvero non volete alzare il prezzo? «Vogliamo un governo stabile che realizzi il federalismo e combatta la criminalità. I risultati della lotta all’immigrazione clandestina e alla criminalità e quelli sul federalismo sono straordinari. Che bisogno c’è di cambiare strategia?»
Potendo scegliere, meglio al Viminale o al ministero del Welfare? «Farò quello che si deve fare, la Lega ha uomini capaci e non solo in questi settori. Siamo sereni e carichi, se non c’è un governo stabile meglio lasciar perdere».
I finiani nel governo dovrebbero dimettersi? «Sei in un governo e nella maggioranza o sei fuori. Non ho ancora capito la loro posizione, l’ambiguità è venuta fuori sul voto su Caliendo. È una situazione che va risolta rapidamente, non si può dire partito di governo e di opposizione. È un ossimoro. Se questo è il pensiero dei finiani, tanti saluti».
Uno di loro, Luca Barbareschi, ha detto che il federalismo non si farà.
«A be’... Mi pare abbia interessi anche nelle produzioni Rai...È un uomo poliedrico e che la sa lunga. Ovviamente non sono preoccupato. Questi dicono: siamo fedeli al programma di governo. Però il federalismo fa parte del programma... Ogni giorno che passa mi convinco di più che son fuori dalla maggioranza. Non c’è un’altra strada. Si deve tornare alle elezioni».
Al di là del futuro del governo, Fini deve lasciare la presidenza della Camera come gli ha chiesto Berlusconi? «Non ha perso fiducia Berlusconi, ma chi l’ha eletto presidente della Camera. Se io perdessi la fiducia del premier, lui non mi potrebbe licenziare. Sono nella stessa situazione di Fini. Però io, se avessi dubbi o capissi che gli altri non hanno fiducia nel mio lavoro, mi dimetterei. La richiesta di Berlusconi ha fondamento perché è venuto meno il principio di leale collaborazione».
Che idea s’è fatto del pasticcio della casa di Montecarlo, abitata dal cognato di Fini? «È uno spettacolo incredibile! C’è un fascicolo della procura di Roma e parlano di squadrismo...».
Lo dice Casini. Ce l’ha con noi giornalisti...
«Quando riportano notizie contro Berlusconi i giornalisti fanno il loro dovere, se lo fanno contro altri sono servi e manganellatori. È un doppiopesismo che mi dà fastidio. Se i magistrati indagano Caliendo lui deve dimettersi, se toccano un’altra persona no. È vergognoso».
Lei cosa ne pensa?
«Credo nella presunzione di innocenza. Ricordo che solo qualche tempo fa ci fu una richiesta d’arresto per Italo Bocchino e lo difendemmo».
Quindi, seguendo la logica dei finiani, il loro leader dovrebbe lasciare... «Ci mancherebbe! Qui c’è solo un’indagine. Però se applico lo stesso criterio usato per Caliendo... C’è qualcuno che a seconda delle persone coinvolte decide se si deve dimettere. È il peggio della politica».
A questo punto, lei un caffè con Fini andrebbe ancora a berlo? «Per l’arresto del latitante mi ha mandato un telegramma affinché fosse recapitato subito. Ovviamente sì, anche un cappuccino!».
Ultimamente vi siete fatti male anche senza l’aiuto dei finiani. Pensiamo ai casi di Scajola e Brancher. È d’accordo? «Nessuno lo nega. La vicenda Scajola è stata personale e non riguardava la sua azione di governo, però ne ha pagato le conseguenze. Con Brancher c’è stata una nomina frettolosa e lui ha chiesto il legittimo impedimento. È stato un errore sul piano politico. E ha pagato. Però questi errori non possono offuscare i risultati di questo governo. Eravamo in una condizione straordinaria, ma purtroppo il fuoco amico...».
A proposito di amici. Siete ancora in buoni rapporti con Brancher? «La Lega non ha rapporti personali ma politici. Quella è una vicenda che s’è risolta rapidamente».
Capitolo manovra. I sindaci leghisti, anche quello della sua Varese, protestano. «Fontana e gli altri sindaci leghisti protestano e dimostrano la loro onestà. Il federalismo è la risposta concreta alle loro richieste. Noi siamo il governo dei fatti concreti. Noi siamo l’antimafia dei fatti, non l’antimafia delle chiacchiere».
Di chi parla, scusi?
«Sono molto dispiaciuto che nel giorno dell’approvazione all’unanimità del piano straordinario antimafia, che nessuno era riuscito ad approvare prima di noi, qualcuno abbia fatto insinuazioni su infiltrazioni mafiose nelle Regioni...».
Riecco i finiani. Ce l’ha con Fabio Granata.
«Sì. Ha fatto dichiarazioni non supportate da fatti né atti, nello stile che aveva la Rete: lanciare il sospetto senza fondamento. Sembra fatto apposta per coprire lo straordinario successo del governo. Mi ha dato fastidio ma non mi ha turbato».
Si parla di Vendola candidato premier.
«Lo conosco da molti anni, è grande affabulatore ma la sua non è vuota retorica». Berlusconi dovrebbe temerlo? «Credo che si voterà presto, non voglio dare indicazioni ma mi piacerebbe vedere Vendola duettare con Berlusconi. Ma chiunque sfiderà il Cavaliere non avrà speranze».
Parliamo della Lega: s’è scritto di litigi tra lei e Calderoli e di tensioni col capogruppo Reguzzoni. «Stupidate. Io e Calderoli? Il nostro rapporto è cresciuto e s’è rafforzato dal 2004 in avanti, con la malattia di Bossi. Il resto sono questioni fisiologiche in un partito ricco di voci come il nostro».