Antonio Monda, la Repubblica 6/8/2010, 6 agosto 2010
ZADIE SMITH/ "SCANDALOSO CUKOR COSÌ HA INVENTATO L´UOMO ROMANTICO"
Se c´è una cosa di cui si possa star certi, è che Zadie Smith è una persona che mette tutta la propria passione nei giudizi e negli amori. È una donna intelligente, elegante, di una bellezza luminosa, capace di infervorarsi per un evento sportivo come per un dibattito culturale, rivelando tuttavia a tratti, momenti di inaspettata timidezza. Quando l´ho invitata a partecipare alla serie sui film della vita, ha accettato volentieri, ma poi ha chiesto con divertita curiosità quali fossero le scelte dei predecessori. In molti casi si è detta d´accordo («anche secondo me L´anno scorso a Marienbad è un film insopportabile»), in altri ha lasciato prevalere un gusto spiccatamente personale, chiedendosi se nell´arte, e per esteso nella vita, sia più divertente condividere gli odi o gli amori. È fermamente convinta del potere evocativo della parola, eppure, sin dal debutto letterario, avvenuto all´età di venticinque anni con Denti Bianchi, ha manifestato un´attenzione tutta particolare nei confronti del linguaggio dell´immagine, dichiarando parallelamente di non essere affatto una cinephile. Denti Bianchi, che fu acclamato come un caso letterario, e divenne un bestseller internazionale, fu adattato in una miniserie televisiva da Channel Four. Non ebbe eguale sorte L´uomo autografo, mentre il terzo romanzo, intitolato, Della bellezza, è stato opzionato da Scott Rudin, l´abile e potente produttore che ha adattato sullo schermo, tra gli altri, Wonder Boys di Michael Chabon, e Le ore di Michael Cunningham. Da quando è diventata madre di una bambina che ha compiuto da poco nove mesi, dedica il maggior tempo possibile alla famiglia, formata dalla figlia e dal marito, il poeta Nick Laird, e la conversazione che segue è interrotta continuamente dal pianto della piccola Katherine, alla quale stanno spuntando i primi denti. «Deve scusare il caos» mi dice sorridendo, «a volte non riesco a sentire neanche la mia voce, ma ho scelto i film che hanno segnato maggiormente la mia vita».
Cominciamo dal primo.
«Scandalo a Filadelfia di George Cukor. È un film davvero molto teatrale, anticinematografico… per alcuni versi sembra una pellicola non raffinata, perché è solo una commedia filmata dalla macchina da presa. Tuttavia, l´ho visto quando ero molto piccola ed è rimasto dentro di me, in primo luogo per Katharine Hepburn, e per il tipo di donna che lei interpreta nel film. Volitiva, contraddittoria, estremamente intelligente, rompiscatole, illusa e coraggiosa. Devo aggiungere che ho una cotta per Jimmy Stewart. È stato la mia prima idea di uomo attraente, e la sua silhouette ha ossessionato la mia vita romantica».
A questo punto mi viene spontaneo chiederle se il nome di sua figlia abbia a che fare con la Hepburn.
«Non del tutto, e a dire il vero lo spelling è leggermente diverso. Diciamo che è un omaggio parziale».
Qual è il momento che preferisce nel film?
«Quando Cary Grant sposta l´enfasi di George sulla frase "un uomo si aspetta che la propria moglie si comporti naturalmente bene" in "che lei si comporti naturalmente bene"».
Sono pochissime le commedie scelte dagli scrittori intervistati prima di lei.
«Io ne ho scelte due, ma andiamo per ordine: il mio secondo film è Taxi Driver di Martin Scorsese. Perché è un film straordinario e non mi chieda perché: lo sappiamo tutti. Io lo amo per tutti i soliti motivi, ma anche per una scena particolare che riassume il film ed il personaggio».
Quale?
«Quella in cui il protagonista si ferma al botteghino, se non ricordo male di un cinema a luci rosse, ed ha una breve conversazione con la bigliettaia, una ragazza di colore. Il film è la storia dell´ossessione di un ragazzo con una ragazza del tipo Miss America, ma nella realtà De Niro ha sposato quella bigliettaia».
Il prossimo film è la commedia?
«Sì: Brian di Nazareth di Terry Jones con i Monty Python. E anche in questo caso voglio dirle subito la scena preferita, che spiega cosa mi affascina del film, e quanto mi abbia segnato. L´ho visto la prima volta quando avevo quattordici anni, e rimasi senza parole quando arrivò il momento dell´ultimo verso che viene cantato: "la vita non è altro che merda / quando la guardi". In realtà ora che ci penso non è così divertente, ma all´epoca ero sicura che non avrei mai ascoltato due versi più divertenti per tutto il resto della mia vita. Mi sentivo male dalla risate».
Qual è il quarto film?
«L´eclisse di Michelangelo Antonioni: devo redimermi con una scelta colta. Sto cercando di scegliere film che hanno avuto un effetto sostanziale su di me, e non ce ne sono molti, poiché non sono una cinephile. Ad esser sinceri i film che mi piacciono sono generalmente robaccia e quelli ritenuti grandi film non hanno su di me un grande effetto. Ma L´eclisse mi ha colpito molto: ha cambiato il modo in cui ragionavo rispetto alla narrazione. In qualche modo ha riorganizzato il mio cervello».
C´è una scena in particolare che ha avuto questo effetto?
«Quella in cui i protagonisti si siedono sul bordo di una strada e fanno uno strano gioco con un contadino. Ma la cosa che mi piace maggiormente del film è il volto incredibilmente bello di Monica Vitti. Devo ammettere che non ho un giudizio estetico realmente rigoroso riguardo alla struttura o allo stile dei film. Sono troppo influenzata e distratta dalla bellezza fisica degli attori».
Qual è l´ultimo film che ha segnato, finora, la sua vita?
«Pulp Fiction di Quentin Tarantino. Molte persone della mia generazione non lo ammetterebbero perché ora è diventato di moda parlar male di Tarantino, ma quando sono andata al cinema nel 1994, mi sono seduta al buio e la musica è partita… beh quel film mi ha sconvolto. So che Lynch probabilmente è un cineasta migliore, così come Egoyan e certamente Haneke, ma sto cercando di essere onesta con l´emozione del puro piacere. E amo in particolare le sequenze con Bruce Willis».
Ho chiesto a tutti il "classico" che non sopportano: qual è la sua scelta?
«La moglie dell´aviatore di Eric Rohmer».
Molti dei suoi predecessori hanno scelto in questa categoria film francesi.
«Io mi limito a dire che sceglierei qualunque film di Rohmer. È una questione di sensibilità: letteralmente nulla, ma proprio nulla, mi interessa meno delle vite romantiche della media borghesia parigina. Ma come le ho detto, se non lo avesse già citato qualcun altro, la mia scelta sarebbe stata probabilmente L´anno scorso a Marienbad di Alain Resnais. Per quanto mi riguarda i libri posso essere e fare qualunque cosa, ma il cinema ha un compito più ristretto (se ciò significa farmi star bene). Per me l´essenza del cinema è azione e piacere, e i film che rifiutano perversamente entrambi questi principi mi fanno venir voglia di uccidere qualcuno».
(6 - fine
Le puntate precedenti sono uscite
il 16, 19, 26 e 28 luglio e il 3 agosto)