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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

LA FAVOLA DI ÀLICE PAESE DI MONTAGNA RIPOPOLATO DA INTERNET - ÀLICE SUPERIORE (TO)

Àlice ha l´accento sulla a. Perché il suo miracolo non ha nulla a che vedere con le regine di cuori, i cappellai matti e le lepri marzoline. Eppure anche Àlice ha una favola da raccontare. Quella che il vicesindaco, Remo Minellono, riassume così: «Dieci anni fa eravamo 620 e oggi siamo diventati 713». Non è un problema di numeri ma di persone: «Siamo riusciti ad aumentare la popolazione residente e, mi creda, in montagna non è facile». Nel mondo capovolto di Àlice sono i trentenni a tornare nelle frazioni abbandonate durante la grande fuga del secolo scorso verso la città: «Il vero miracolo - dice Remo Minellono - lo ha fatto Internet. Da quando abbiamo convinto la Telecom a portare qui l´Adsl, diverse famiglie di professionisti hanno scelto di prendere la residenza».
Paolo ha 34 anni, due figli di 9 e 5, e gestisce la trattoria "l´Furnel", il fornello, lungo la strada che è anche il cuore del paese. Da dieci anni Paolo vive qui ad Àlice, comune di mezza montagna (650 metri) all´inizio della Valchiusella, 15 chilometri da Ivrea e 60 da Torino. Paolo e la sua compagna sono i pionieri di una nuova generazione di giovani italiani, quelli che scelgono di vivere lontano dai cinema e dal caos delle città. Non tanto figli dei fiori, piuttosto figli di Internet: «Sono nato a Torino e sono arrivato qui nel 2001. Non mi sento per nulla isolato. Il computer non serve solo a lavorare ma anche a tenerti collegato con il mondo. Ho lavorato per due o tre anni nel campo dell´informatica, poi ho deciso di venire qui. Vivo con la mia compagna che insegna alle elementari. Alla mattina i figli prendono lo scuolabus». Non sono tutte rose e fiori. Marco, 33 anni, è il cuoco della trattoria: «Non sono sicuro che si possa parlare di una generazione di trentenni che tutta insieme è pronta a risalire le valli lasciate deserte dai nostri padri. È certo che per noi vivere fuori città è un fatto positivo, non una condizione di cui vergognarsi come accadeva forse alle generazioni precedenti».
La fuga verso la pianura qui era cominciata a metà del Novecento con l´Olivetti: «Anche se i nostri nonni - dice Marco - raccontavano che Adriano prima di assumere si informava dai contadini per sapere se ce l´avrebbero fatta a mandare avanti la vigna con uno o due figli in meno». Preoccupazione nobile ma inutile: in breve tempo la Valchiusella, come tutto il Canavese, era franata a Scarmagno a produrre macchine per scrivere. Com´è stato possibile invertire la tendenza? Minellono, sindaco per dieci anni, elenca una serie di azioni positive. Alcune semplici ed efficaci: «Abbiamo preteso che il paese avesse una farmacia e un gruppo di protezione civile pronto a intervenire senza dover attendere che salissero i vigili del fuoco da Ivrea». Altre azioni più complesse: «Abbiamo raggiunto il 70 per cento di raccolta differenziata e abbiamo scelto, quando si poteva scegliere, di non aumentare l´Ici ma di tassare i redditi Irpef. Con quella piccola addizionale abbiamo pagato servizi, come il micronido, che invogliano le persone a rimanere e prendere la residenza». Ma anche Minellono riconosce che «la scelta decisiva è stata quella di portare Internet».
Lo è stata certamente per Andrea, 40 anni, di professione grafico, che ha portato i suoi tre computer di lavoro tra le stalle della valle: «Questo è un posto ideale per cresce i figli in mezzo alla natura. Anche se a una certa età gli adolescenti soffrono ancora l´isolamento. Nonostante Internet e Facebook». Il vero segreto, spiega Marco, è quello di organizzare serate e occasioni culturali: «Altrimenti è chiaro che finisci per ammazzarti di grigliate e feste di paese. Occasioni divertenti, per carità, ma non puoi andare avanti in quel modo tutto l´anno». «Anche se - aggiunge ancora Marco - qualcuno della mia età è tornato a vivere da queste parti soprattutto per le cose che non ci sono: non c´è la discoteca, non ci sono i cinema, diciamo, sei più tranquillo. Se vuoi andare nel mondo prendi la macchina a scendi a valle». Perché le montagne ripopolate non sono ancora un mondo autosufficiente: «Questo è un problema», ammette lo scrittore Gianluca Favetto che è nato e ha mantenuto casa a due chilometri da Àlice. «Senza l´automobile - spiega - sei ancora costretto a guardare il mondo da un oblò. Sei collegato con Internet ma non riesci a fare la spesa settimanale».
Ci vorrà del tempo e ci vorranno molti altri Àlice perché anche la montagna torni ad avere una rete di servizi efficienti. Intanto però la favola è ricominciata e un pugno di ragazzi ha ricominciato a crederci. Ragazzi come Tilù che ad Àlice si è messa a raccogliere i semi delle piante coltivate negli orti della zona. Per custodirli e rafforzare la specie. L´unico vino italiano presente all´Esposizione universale di Parigi del 1911 era un passito di queste parti. Ora c´è chi ha ricominciato a coltivarlo.