VINCENZO NIGRO, la Repubblica 6/8/2010, 6 agosto 2010
E LONDRA ACCOGLIE I DITTATORI "VI RIFACCIAMO LA REPUTAZIONE" - LONDRA - È
come se un esercito di fatine dai capelli turchini, con le loro bacchette magiche, avesse preso silenziosamente servizio a Londra. Dalla sera alla mattina provano a trasformare dittatori sanguinari in leader lungimiranti, presidenti rapaci e cleptomani in capi di Stato saggi ed equilibrati. È il nuovo great game delle società di pubbliche relazioni del mondo: si chiama "reputation laundering", più o meno riciclaggio della reputazione ed è chiaro a cosa serve. A rendere un po´ più accettabile l´immagine internazionale di governi e dittatori che a casa loro possono continuare ad uccidere quanto vogliono, ma poi in giro per il mondo hanno bisogno di chiedere prestiti alle banche internazionali o appoggio a governi influenzati dalle opinioni pubbliche.
Un´inchiesta del Guardian ha confermato quello che da mesi molti sanno: le "fatine" delle Pr vivono soprattutto a Londra, perché buona parte dei leader di Asia o Africa leggono l´Economist e il Financial Times, proprio come i capi dell´Unione europea o della City, ed è quindi proprio con la stampa britannica che vogliono riconquistare la faccia.
Lunedì prossimo il Ruanda va al voto: il suo leader Paul Kagame ha riportato in 16 anni il paese dall´inferno di un genocidio al livello di un medio paese africano senza democrazia e senza possibilità di dissenso. Ma cosa fanno i giornalisti inglesi? Attaccano Kagame perché inizia a comportarsi da dittatore. Quello ha mandato a Londra la sua ministra degli Esteri, Louise Mushikiwabo: i responsabili della Racepoint l´hanno addestrata su come rispondere e cosa dire ai giornalisti. Quando Racepoint ha organizzato una conferenza stampa in ambasciata, i suoi ragazzi hanno ricreato un falso villaggio ruandese, con depliant e fotografie di gorilla. Mentre la ministra parlava, gli account servivano ottimo caffè ruandese, sui video scorrevano immagini delle foreste ruandesi e degli animali. Dice Cathy Pittman, direttore esecutivo di Racepoint: «Se prima cercavi "Ruanda" in Google ti veniva fuori solo qualcosa legato al "genocidio" adesso noi forniamo ai giornalisti storie e contenuti sull´economia, sui progressi del paese, sulla cultura».
Non tutti i governi e le società parlano apertamente del loro rapporto con società di Pr, perché credono che in questo modo l´operazione di "ricostruzione" sia meno efficace. Hill&Knowlton per esempio fa contratti con enti apparentemente secondari del paese da seguire: l´ente fiere, oppure la società per l´informatica o quella per attirare gli investimenti. Ma lo scopo è sempre quello: rifare il make up del paese e del suo capo. Francis Ingham, direttore dell´associazione delle società di Pr (Prca) dice che «è un mercato in ascesa, che da solo muove 7 miliardi di dollari all´anno. I governi autocratici hanno capito che hanno bisogno di una maniera più sofisticata per far passare il loro messaggio».
Ma c´è un limite a tutto: il dittatore sudanese Omar al Bashir, accusato dal Tribunale penale internazionale delle stragi nel Darfur, voleva assegnare un contratto da 2 milioni di sterline. Non è stato accettato, ma una società petrolifera cinese che opera in Darfur ha iniziato a contattare al suo posto i Pr londinesi. Tim Allen, ex vice capo dell´ufficio stampa di Blair, con la sua Portland Pr ha rifiutato un incarico di 1 milione all´anno per il Kazakhstan, accusato di violazioni dei diritti umani. Ma la BGR Gabara, società con meno scrupoli, ha accettato. Chissà se le fate, come quella di Cenerentola, avvertono che a mezzanotte l´incantesimo potrebbe finire, e che chi dittatore era, dittatore rimane. Intanto però hanno incassato un bel po´ di milioni.