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 2010  agosto 06 Venerdì calendario

ANCHE ALBERTINI LASCIA SILVIO "PER LUI IL CONFRONTO È ERESIA" - MILANO

Si è sempre definito un «berlusconiano di ferro», ma dopo la «cacciata di Fini dal Pdl» (parole sue), Gabriele Albertini si avvia allo strappo con il Cavaliere: «Provo una grande difficoltà a uniformarmi alle ultime decisioni prese dal Pdl, un partito fondato esclusivamente sulla leadership carismatica del capo e dove l´impietoso calvario del confronto è considerato un´eresia», accusa l´ex sindaco di Milano, ora europarlamentare del Pdl.
Onorevole Albertini, è sempre stato così, anche in Forza Italia...
«Sì, ma quando è stato fondato il nuovo partito, che non a caso è stato chiamato "popolo", io avevo capito un´altra cosa».
E cioè?
«Mi sembrava il tentativo di allargare la partecipazione democratica per aggregare nuovi consensi. Ma Berlusconi è andato oltre, ha costruito un partito dove ciò che piace al principe ha vigore di legge. E dove chi non è d´accordo viene messo alla porta. Un partito così a me non piace, e neppure può funzionare».
Perché?
«Finché il leader mantiene il proprio carisma, va tutto bene. Ma se si ipotizza un traguardo più lontano, che va oltre la personalità forte di Berlusconi, diventa necessario costruire i meccanismi di democrazia interna propri di tutti i partiti liberali. Perché nessuno è eterno».
Fini si stava preparando alla successione: è questa la sua colpa?
«Lui non è diventato un politico dopo essere stato un imprenditore di successo, non aveva il Milan e un impero aziendale. Quindi è risultato incompatibile con questo partito, che pure aveva contributo a fondare. Voleva solo che ci fosse un confronto sui grandi temi della politica nazionale, dalla bioetica alll´immigrazione, dalla legalità ai costi del federalismo. Lo hanno cacciato».
E lei, l´imprenditore che Berlusconi scelse come sindaco di Milano, adesso sta con il presidente della Camera...
«Ripeto, non mi ritrovo in un partito dove i congressi non vengono celebrati, con un ceto dirigente che anziché essere emanazione della base viene investito dal tocco magico del principe».
Il patatrac è avvenuto sulla questione della legalità...
«Al Pdl, e a Berlusconi, ha fatto più male la triade rappresentata dai casi Brancher, Cosentino, Caliendo, che i tre "reprobi" finiani deferiti ai probiviri: Bocchino, Granata e Briguglio hanno espresso delle opinioni. Siamo in Italia, non in uno staterello sudamericano».
A proposito di Caliendo, lei come avrebbe votato alla Camera?
«Secondo coscienza. Caliendo è stato un po´ imprudente nelle sue frequentazioni con Carboni: a tutti i politici, e io da ex sindaco ne so qualcosa, può capitare di farsi fotografare con dei mascalzoni, ma qui si tratta di incontri in abitazioni private, perdipiù con una persona coinvolta in situazioni particolari e poi anche condannata».
Lei di recente ha incontrato a Roma Fini e Casini: è vero che potrebbe ricandidarsi a sindaco contro la Moratti?
«Si può immaginare di tutto, ma non è una prospettiva che allo stato dei fatti può praticarsi. Certo che la popolarità dell´attuale sindaco è in picchiata, come dicono i sondaggi. Comunque, per la precisione, quella volta ho incontrato anche Fassino».